“All’infuori dei villaggi neolitici del Materano, dell’abitato antico di Croccia Cognato, di qualche altra indicazione topografica sulla colonia di Metaponto, i centri antichi della Basilicata non hanno mai attirato l’attenzione degli studiosi sulla loro struttura e sul loro sviluppo fino al periodo che inizia dopo la seconda guerra mondiale. Il problema dell’insediamento umano, nei confronti della ricerca condotta nelle necropoli o nelle aree sacre, è stato considerato, fino al periodo menzionato, di poca importanza…
… una documentazione aerofotografica e cartografica è stata eseguita per quasi tutti gli insediamenti archeologici della Regione, documentazione, questa, che ha permesso un immediato e preciso vincolo archeologico che doveva racchiudere in sé ogni tipo di insediamento, dai villaggi trincerati fino ai centri altomedioevali”.
Con queste parole, estrapolate dall’introduzione del testo pubblicato in formato digitale, il Professore Dinu Adamesteanu, ha iniziato a delineare, sul finire degli anni Sessanta, il quadro delle ricerche sui centri abitati della Lucania. Uno studio accurato, agevolato dalla fotografia aerea, il primo studioso ad utilizzare questo mezzo, per rilevare e catalogare luoghi, fino ad allora poco noti e che hanno contribuito ad uno studio più approfondito della storia della Regione Basilicata.
Dinu Adameșteanu (Toporu, 25 marzo 1913 – Policoro, 21 gennaio 2004) è stato un archeologo rumeno naturalizzato italiano, pioniere e promotore dell’applicazione delle tecniche di aerofotografia e prospezione aerea nella ricerca e ricognizione archeologica.
Dal 1958 al 1964, fu direttore della Aerofototeca del Ministero della Pubblica Istruzione; ha ricoperto il ruolo di Professore all’Università di Lecce, di Etruscologia e antichità italiche, di topografia dell’Italia antica oltre che Direttore dell’Istituto di Archeologia, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, e della Scuola di specializzazione in Archeologia classica e medievale presso la medesima Università.
Come Funzionario statale, al vertice delle Soprintendenze di Basilicata e Puglia, si distinse per la tutela dalle aggressioni ai territori di interesse archeologico e per la creazione e lo sviluppo di una qualificata rete di musei, di rango nazionale, per promuovere una politica che vedesse l’esposizione dei ritrovamenti archeologici nei pressi dei siti archeologici originari.
Trasferitosi dalla Romania in Italia nel 1939, divenne membro (1940-1942) e quindi bibliotecario (1943-1946) dell’Accademia di Romania a Roma. A Roma si laurea con Gaetano De Sanctis, e stringe una lunga amicizia con il numismatico Attilio Stazio. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’evoluzione politica del suo Paese in quegli anni avranno pesanti ripercussioni sulla sua vicenda biografica.
Con la perdita della cittadinanza rumena, il suo status si trasforma in quello di profugo apolide. Risale a questi tempi il primo incontro con Mario Napoli, anch’egli futuro archeologo, conosciuto all’interno del campo profughi di Bagnoli.
Alla fine del 1949, viene chiamato a dirigere l’esplorazione di Butera e di Gela, in stretta collaborazione con Pietro Orlandini, portando avanti, in particolare, negli anni dal 1951 al 1961, la ricerca nell’area dell’antica fortificazione siceliota.
Adameșteanu, è stato un pioniere della prospezione archeologica aerofotografica, effettuata per la prima volta in elicottero, nel 1966. In questo periodo continuò l’uso proficuo e pionieristico della prospezione aerea. L’opera di attento e paziente confronto tra le evidenze superficiali e le aerofotografie, gli permetterà di individuare “un gran numero di antichi abitati, talora noti solo attraverso le fonti, altre volte assolutamente sconosciuti”.
Grazie a questa sua sensibilità, e ai risultati raggiunti, ottenuta nel 1954 la cittadinanza italiana per meriti scientifici, gli viene affidato, nel 1958, l’incarico di creare l’Aerofototeca, sezione staccata del Gabinetto Fotografico Nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione, che lui dirigerà dal 1959 al 1990.
Nel 1964 si spostò in Lucania, con la nomina al vertice della appena creata Sovrintendenza Archeologica della Basilicata. Nel periodo trascorso a Potenza, Adameșteanu si dedicò, direttamente o in qualità di promotore, agli scavi di Metaponto, Policoro, Matera, Melfi ed Heraclea.
Dal 1971 al 1983 fu docente all’Università di Lecce di Etruscologia e Antichità Italiche, e di Topografia dell’Italia Antica, oltre che Direttore dell’Istituto di Archeologia, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, e della Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica e Medievale presso la medesima Università.
Una delle principali preoccupazioni di Dinu Adameșteanu fu quella di creare, preservare e sviluppare, l’allestimento di musei nelle stesse zone di rinvenimento. I risultati di questa impostazione si possono vedere in un gran numero di qualificanti iniziative e nella rete diffusa di strutture museali di pregio della Regione Basilicata.
Il 21 gennaio 2004, il Professor Dinu Adameșteanu è morto nella sua casa di Policoro. Il 20 maggio del 2005 è stato inaugurato, e dedicato alla sua memoria, il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adameșteanu”, ubicato nel palazzo Loffredo di Potenza.
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