1 giugno Giornata Mondiale dei genitori, intervento Testimoni di Geova. Di seguito la nota integrale.
I suoi primi passi, il conseguimento della patente di guida, il giorno del diploma: queste sono alcune pietre miliari nella vita di un figlio che emozionano anche i genitori.
Meno celebrato, ma altrettanto importante, è il lavoro, impegnativo e quasi sempre stressante, che i genitori svolgono dietro le quinte per aiutare i loro figli a raggiungere questi traguardi.
Non c’è da stupirsi che molti trovino la genitorialità faticosa, addirittura frustrante. Riconoscendo il ruolo fondamentale dei genitori nell’educazione dei propri figli, le Nazioni Unite hanno persino istituito la Giornata Mondiale dei genitori, il 1° giugno, per valorizzare l’impegno altruistico e la cura dei genitori.
Anche in Italia, le istituzioni mettono a disposizione dei genitori informazioni di vario genere. Ad esempio, la Regione Basilicata dispone di una guida informativa sul sito salute.Basilicata.it per accedere ai servizi a sostegno della genitorialità per consentire ai genitori di orientarsi fra le prestazioni e le tutele a loro riservate.
Un sito che contiene consigli tratti dalla Bibbia sta aiutando migliaia di genitori in tutto il mondo a svolgere al meglio il loro ruolo.
Si tratta di jw.org, il sito ufficiale dei Testimoni di Geova, che propone gratuitamente video, audio e articoli su vari argomenti basati sui pratici e collaudati consigli della Bibbia.
“Spesso i genitori sono sorpresi del fatto che solo con alcuni clic possono avere accesso a un’intera biblioteca di informazioni utili per la vita quotidiana”, ha detto Giuseppe Carbonara, portavoce dei Testimoni di Geova. “I contenuti gratuiti di jw.org hanno aiutato molte famiglie a diventare più forti e più felici”.
Articoli dal tema:
* Come essere bravi genitori.
* Come essere un bravo papà.
* Cosa significa essere un bravo genitore?
sono solo alcuni dei 22 milioni di contenuti digitali scaricati ogni giorno da jw.org.
I Testimoni di Geova, in qualità di organizzazione mondiale senza scopo di lucro impegnata in un’opera di istruzione biblica, attribuiscono grande importanza a legami familiari solidi. Incoraggiano infatti genitori e figli a riunirsi nei loro luoghi di culto, chiamati Sale del Regno, a partecipare a un’opera volontaria di istruzione biblica, a dedicare ogni settimana del tempo alla famiglia e a svolgere insieme sane attività ricreative.
“I genitori possono fare molto perché all’interno della famiglia regnino amore e unità”, ha detto Carbonara, “Famiglie forti creano comunità forti. Nei nostri luoghi di culto genitori e figli imparano non solo a essere buoni cristiani, ma anche bravi componenti della società”.
Per leggere gli articoli elencati sopra e i contenuti ad essi correlati, visita jw.org e digita il titolo dell’articolo nella barra di ricerca
Questo articolo mi fa sorgere qualche perplessità, considerando quello che si legge ogni tanto sui giornali. Nell’articolo si pongono alcune domande:
* Come essere bravi genitori.
* Come essere un bravo papà.
* Cosa significa essere un bravo genitore?
Forse comportandosi come hanno fatto i genitori di un giovane di 19 anni morto qualche giorno fa in Perù perché lui *e i genitori* hanno rifiutato delle indispensabili trasfusioni di sangue?
Ecco cosa si legge in un articolo di cronaca: «Il giovane di 19 anni aveva urgente bisogno di una trasfusione di sangue dopo aver trascorso 5 giorni in ospedale a seguito di un incidente stradale. … I medici hanno diagnosticato un’emorragia al fegato e alla milza, rendendo necessario un intervento chirurgico urgente per evitare un’emorragia fatale. La situazione però prese una piega complessa quando *i genitori* del paziente, sostenuti dal loro credo religioso di testimoni di Geova, rifiutarono categoricamente la trasfusione di sangue , considerata contraria ai loro principi.
Di fronte a questa situazione, le autorità ospedaliere, preoccupate per la vita del giovane, hanno richiesto l’intervento della Polizia Nazionale del Perù e di membri della Procura. Nonostante gli sforzi per persuadere la famiglia, questi hanno sostenuto l’esistenza di metodi alternativi per migliorare l’emoglobina del paziente.»
Il giovane è morto. L’ostinatezza e l’ignoranza dei genitori – di fronte ad emorragie massive del fegato e della milza non esistono metodi alternativi alla trasfusione – hanno impedito che il giovane si salvasse. Questo significa essere “bravi genitori”? O si tratta invece una manifestazione di irragionevolezza e di fanatismo religioso?
Qui l’articolo di cronaca citato: https://elpopular.pe/actualidad/noticias-peru/2024/05/25/junin-testigo-de-jehova-muere-al-negarse-a-recibir-transfusion-de-sangre-porque-su-religion-no-lo-permite-1206150
Il fanatismo religioso può rendere la vita difficile ai bambini figli di Testimoni: i genitori possono costringerli ad andare a suonare i campanelli la domenica mattina, a scuola far la parte di quelli “strani” che non festeggiano, e peggior cosa di tutte, insegnar loro un tipo di amore condizionato: ti voglio bene solo se sei fedele alle regole religiose. Se un giovane sotto pressione dei genitori o del gruppo si battezza a 10-12 anni, e poi per qualche motivo crescendo non è più d’accordo con certe vedute o dottrine, sarà evitato da tutti, e non avendo potuto sviluppare sane amicizie tra i coetanei di “fuori” o “del mondo”, si troverà completamente solo, specie di questi tempi dove l’approvazione o la popolarità tra i giovani è molto sentita.
Buoni genitori? Mah….
Le dichiarazioni degli ex-testimoni di Geova sono degne di credito?
“Non è raro che l’apostata impari a fabbricarsi una “storia di atrocità” per spiegare come — attraverso la manipolazione, l’inganno, la coercizione o le frodi — è stato prima condotto ad aderire, quindi gli è stato impedito di abbandonare un’organizzazione che oggi disapprova e condanna. Gli apostati, le cui narrazioni sono sensazionalizzate dalla stampa, cercano talora di trarre profitto dalle loro esperienze vendendo i loro racconti ai giornali o pubblicando libri”. – B.R.Wilson, The Social Dimensions of Sectarianism, Clarendon Press, Oxford 1990, p. 19. Bryan Ronald Wilson (1926-2004), inglese, insigne sociologo e presidente della International Society for the Sociology of Religion.
Qui altri riferimenti:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Gli ex-testimoni di Geova critici sono attendibili?
“Il membro deluso, e l’apostata, in particolare, sono informatori le cui prove devono essere utilizzate con circospezione. L’apostata ha generalmente bisogno di giustificare se stesso. Cerca di ricostruire il suo passato, di scusare le sue affiliazioni precedenti e di biasimare coloro che erano stati i suoi colleghi più prossimi.” (B.R.Wilson, The Social Dimensions of Sectarianism, Clarendon Press, Oxford 1990, p. 19. Bryan Ronald Wilson (1926-2004), inglese, insigne sociologo e presidente della International Society for the Sociology of Religion).
Qui altri contributi:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Non si tratta dei c.d. “apostati”. Qui si parla di salute ed etica, concetti poco chiari a chi dà retta ad anziani e sorveglianti.
Chi si nasconde dietro il timore di questa “minaccia” è una persona ridicola che non ammette quanto quello dei tdG sia un culto abusante, che sottrae tempo e libertà, proponendo soluzioni semplicistiche e interpretazioni bibliche grottesche.
Chiunque, accennando ai fuoriusciti come inattendibili, fa solo una ridicola propaganda.
Pensate piuttosto a tutta la gente che è morta per aver dato retta a regole naziste e liberticide imposte dal Corpo Direttivo, gente mantenuta dagli aderenti, senza autorità e competenze alcune, ma che purtroppo che detta legge.
Vergognatevi a difendere chi ha le mani sporche di sangue.
I resoconti degli ex testimoni di Geova sono degni di fiducia?
‘Il tono della maggior parte dei docenti universitari canadesi è generalmente neutrale, ed essi rifiutano la retorica anti-sette’. ‘Pochi studiosi canadesi sono d’accordo con le conclusioni di chi usa la testimonianza di ex-membri, e la maggioranza vi dissentono fortemente’.
New Religions and the Anticult Movement in Canada, in New Religious Movements in the 21st Century, ed. Lucas e Robbins, Londra 2004, pag. 247.
Irving Hexham, docente universitario di Studi Religiosi all’Università di Calgary (Alberta, Canada). Autore di oltre venti libri e di decine di saggi e articoli di argomento sociologico e antropologico.
Karla Poewe, storica e antropologa, professore emerito di antropologia all’Università di Calgary (Alberta, Canada) e docente alla Liverpool Hope University.
Altri riferimenti qui:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Caro Alex, anziché fare apologia delle ormai obsolete dottrine targate Watchtower, perché non consideri l’ipotesi che la spiritualità autentica non si basa sul seguire pedissequamente norme mutevoli, ma va oltre tutto questo, aiutando le persone a trovare il proprio percorso spirituale?
Non c’è sempre un nemico da combattere (il mondo, Satana, gli “apostati”, il materialismo, la politica, ecc.) per chi lavora su se stesso e non necessita di regole continue che eclissano la coscienza dell’individuo, a favore della coscienza collettiva del gruppo religioso.
I testimoni di Geova vivono una dissonanza cognitiva, da un lato pubblicano articoli sulla famiglia felice, come essere bravi genitori o bravi figli, ma se all’interno di queste famiglie da mulino bianco qualcuno decide di non essere più testimone di Geova ecco cosa le stesse pubblicazioni consigliano di fare:
Torre di guardia del 15/4/2012 pag 12:
“LEALTA’ A GEOVA
16 Ci sono componenti della congregazione che hanno commesso peccati gravi e che sono stati ripresi “con severità, affinchè
fossero sani nella fede”. (Tito 1:13) Nel caso di alcuni, la loro condotta ha portato alla disassociazione. Per “quelli che ne sono stati addestrati”, la disciplina è stata di aiuto per ristabilirsi
spiritualmente. (Ebr. 12:11) E se il disassociato è un parente o un caro amico?Allora a essere in gioco è la nostra lealtà, non verso quella persona, ma verso Dio. Geova senz’altro nota se ci atteniamo al comando di non avere contatti con qualsiasi disassociato. — Leggi 1 Corinti 5
17 Consideriamo solo un esempio del bene che può derivare quando una famiglia sostiene lealmente il comando di Geova di non stare in compagnia di parenti disassociati. Un ragazzo era disassociato da più di dieci anni, durante i quali i genitori e i quattro fratelli avevano ‘cessato di mischiarsi’ in sua compagnia.
A volte cercava di prendere parte alle attività della famiglia ma, lodevolmente, tutti i familiari erano decisi a non avere alcun contatto con lui. Dopo la sua riassociazione disse che la compagnia della famiglia gli era sempre mancata, specie di sera quando si ritrovava da solo. Ammise comunque che se i familiari avessero trascorso del tempo con lui, anche solo per brevi periodi, questo avrebbe soddisfatto il suo bisogno di stare in loro compagnia. Tuttavia, poichè la famiglia non aveva avuto alcun contatto con lui,
l’ardente desiderio di stare con loro era diventato una delle ragioni che lo avevano indotto a ristabilire la sua relazione con Geova. Teniamone conto se mai fossimo tentati di violare il comando di Dio
di non stare in compagnia di parenti disassociati.”
Questo ricatto psicologico verso i loro stessi famigliari che scelgono di non essere più parte della stessa religione é considerato amorevole…
Le dichiarazioni dei fuoriusciti dissidenti sono attendibili?
“Il genere letterario degli apostati è normalmente la “storia di atrocità”. ‘Un’opera che si pretende scientifica dovrà mettere a confronto la narrativa dell’ex con quelle di altri (coloro che nella comunità sono rimasti e si trovano bene, le persone che intessono con la comunità a titolo diverso relazioni sociali, gli osservatori esterni) e non pretenderà di ricavare la “verità” dall’uso ossessivo di questo solo tipo di narrativa. Per sapere se le navi normalmente conducono in porto non è saggio chiedere la loro opinione soltanto ai naufraghi”.
M.Introvigne, I naufraghi del buon senso, dal sito del CESNUR.
Massimo Introvigne, sociologo, filosofo e scrittore italiano. Fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) e membro della sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia.
Per approfondimenti:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Alex, non siamo ridicoli! Citare Introvigne per giustificare tutte le sciocchezze e perdite di tempo a cui gli adepti sono sottoposti!
Il problema è che si tratta di un CULTO ABUSANTE. Un gruppo settario che promette “vita eterna” in cambio di obbedienza al Corpo Direttivo. E nel frattempo la gente perde occasioni sociali, di lavoro, di vita a causa di promesse ridicole.
Le dichiarazioni critiche degli ex testimoni di Geova sono rilevanti?
“Le cosiddette “sette” funzionano come porte girevoli: molti entrano ma molti escono. Gli ex-membri di movimenti religiosi controversi sono milioni. Le centinaia o anche migliaia che protestano non costituiscono dunque un campione rappresentativo. Studi scientifici dimostrano che anche nei gruppi più discussi oltre l’85% degli ex-membri non assume una posizione militante ostile al movimento che ha lasciato, ma rifluisce semplicemente nella vita sociale ordinaria, riconoscendo quando è intervistato aspetti positivi e negativi della sua passata esperienza”.
M.Introvigne, FAQ sul lavaggio del cervello e la manipolazione mentale, dal sito del CESNUR.
Massimo Introvigne, sociologo, filosofo e scrittore italiano. Fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) e membro della sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia.
Altri commenti sul tema:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
La tesi espressa da Alex in realtà è una nota tattica di fallacia argomentativa volta a delegittimare le critiche, viene definita “avvelenamento del pozzo” in quanto si cerca di convincere che se la critica arriva da una fonte non attendibile (avvelenata) perde di credibilità. Ma i fatti che stiamo riportando e che sono ben noti a chi conosce il mondo TdG, non sono affatto esagerazioni, ma sono regole facilmente dimostrabili perchè scritte dalla Watchtower. Ridicola e penosa l’arrampicata sui vetri.
Fra l’altro l’articolo di cronaca dove si parla del giovane morto per la mancanza di trasfusioni mica l’ha scritto qualche ex membro con il dente avvelenato.
E’ un fatto di cronaca realmente accaduto.
I “bravi genitori” TdG esemplari, nel caso si trovassero a scegliere fra il salvare la vita di un figlio, acconsentendo a delle *indispensabili* trasfusioni, e la morte del figlio per “ubbidire a Geova”, sceglieranno la morte del figlio. E non potranno fare altrimenti se vogliono rimanere TdG: un TdG che acconsente alla trasfusione viene infatti a trovarsi espulso (“dissociato”) dalla congregazione, a meno che non si penta di aver salvato la vita di suo figlio con la trasfusione.
Nel caso si penta (sic) potrà rimanere nella congregazione, evitando l’ostracismo che i TdG riservano a chi esce. Se invece dicesse che non si è pentito di aver salvato la vita di suo figlio acconsentendo alla trasfusione, si troverà fuori dalla comunità e tutti i TdG smetteranno di frequentarlo, salutarlo, ecc., interrompendo ogni rapporto sociale con lui.
Gli ex-membri delle religioni sono una fonte affidabile?
“Per la stampa – come è stato spesso notato – gli “apostati”, che propongono storie sensazionali o “atroci”, sono più interessanti dei normali membri soddisfatti della loro esperienza (o degli ex-membri che non hanno particolari ragioni di ostilità verso il movimento che hanno lasciato), il che li rende visibili in un modo sproporzionato rispetto alla loro effettiva consistenza.”
M.Introvigne, I Testimoni di Geova – Già e non ancora, Elledici, Torino 2002, pag. 77.
Massimo Introvigne, sociologo, filosofo e scrittore italiano. Fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) e membro della sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia.
Qui altri riferimenti:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
I fuoriusciti dissidenti sono affidabii?
“Né un obiettivo ricercatore di sociologia né un tribunale potrebbero senza difficoltà considerare l’apostata come una fonte di prove credibili o affidabili. Deve sempre essere visto come uno la cui storia personale lo predispone a pregiudizi per quanto riguarda il suo precedente impegno e la sua precedente affiliazione religiosa, e deve venire il sospetto che il suo comportamento dipenda da una personale motivazione di vendicarsi e di ritrovare la propria autostima, descrivendo se stesso prima come una vittima, e poi come un ‘crociato’ redento. Come vari casi hanno indicato, è verosimile che sia suggestionabile e pronto ad ingigantire o colorire i torti, per soddisfare quella specie di giornalisti che coltiva maggior interesse in una versione sensazionale che in un racconto oggettivo della verità.”
B.Wilson, Apostates and New Religious Movements, Los Angeles 1994, pag. 4.
Bryan Ronald Wilson (1926-2004), inglese, insigne sociologo e presidente della International Society for the Sociology of Religion.
Per approfondire:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Se ti impegni Alex ce la puoi fare a scrivere qualcosa di tuo: il Creatore ci ha dotati di una mente in grado di formulare concetti e frasi di senso compiuto, altrimenti ci avrebbe fatto tutti pappagalli.
Coraggio, dopo 8 commenti impersonali puoi ancora sorprenderci.
Mi rivolgo a Alex. Potrebbe cortesemente esprimere la sua opinione personale e rispondere (senza divagare) al tema esposto da Achille? Mi sembra evidente come lei stia cercando di evitare un confronto, cercando di screditare e di mettere in cattiva luce gli ex appartenenti alla (credo sua) religione. Di solito quando non si hanno argomentazioni si offende chi ha un pensiero diverso. Sminuire le altre persone svela la vita interiore di chi scrive. Mi sembra che le opinioni di Achille siano percepite da lei come una minaccia. Sarebbe in grado di affrontare e di sostenere un dialogo sereno e aperto?
Le vendette degli “apostati” nei confronti dei loro precedenti movimenti religiosi di appartenenza hanno efficacia?
“Lo spazio che il dissenso riesce a conquistarsi sui media è inversamente proporzionale alla sua effettiva audience tra i fedeli di base, presso i quali l’influenza degli “apostati” è spesso minima […] si può perfino rovesciare l’argomento e sostenere che la presenza di “apostati” e oppositori aiuta la crescita del movimento”. (M.Introvigne, I Testimoni di Geova – Già e non ancora, Elledici, Torino 2002, pag. 77).
Massimo Introvigne, sociologo, filosofo e scrittore italiano. Fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) e membro della sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia.
Qui altri riferimenti:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Dissonanza cognitiva. Citazione dal libro “Quando la profezia non si avvera” dello psicologo e sociologo statunitense Leon Festinger: “Un uomo che ha delle convinzioni radicate è un uomo difficile da cambiare. Ditegli che non siete d’accordo con lui e vi volterà le spalle. Mostrategli fatti o dati e metterà in dubbio le vostre fonti. Fate appello alla logica e non capirà il vostro punto di vista“. Credo questo sia evidente dai commenti copia / incolla che ho letto e che potete leggere qui sopra, probabilmente anche di seguito in risposta a questo commento. Cercare un dialogo o un confronto, usando la logica e citando i fatti, sembra rafforzi – per alcune persone – le ansie, le paure e le direttive imposte dalla loro organizzazione. Constatazione amichevole, non intendo né generalizzare né offendere.
I fuoriusciti dissidenti meritano credito?
“I gruppi contrari alle minoranze religiose basano molto del loro attacco, se non tutto, sulle testimonianze di ex membri che riportano resoconti di manipolazione e di abuso. Gli ex membri che “sono stati là dentro” e che – così si presume – hanno vissuto in prima persona tutti gli orrori sui quali gli estranei possono solo fantasticare, rappresentano lo stereotipo della principale fonte di prove empiriche. Queste narrazioni, come gli anti-sette ci vorrebbero far credere, danno un’idea della vera natura e delle reali finalità di tali gruppi, contraddicendo l’immagine positiva che le religioni minoritarie vorrebbero di sé dare al mondo esterno.
Nella mia ricerca, ho scoperto che la maggior parte degli ex-membri erano possibilisti o persino positivi sulla loro precedente religione, spesso caratterizzando il proprio periodo di adesione come una benefica esperienza cognitiva. In netto contrasto, gli individui direttamente assistiti dagli attivisti anti-sette hanno descritto la loro adesione e la loro precedente religione nei termini dei tradizionali stereotipi negativi su “culti”. La conclusione che si deve trarre è che la cosiddetta “consulenza di uscita” … è piuttosto un intenso processo di indottrinamento in cui la fede religiosa viene distrutta e sostituita dall’ideologia anti-sette. … una considerazione attenta di questa conclusione dovrebbe far sì che qualsiasi persona pensante abbia una esitazione prima di accettare le accuse più dure propagate dagli anti-sette”.
J.Lewis, Adidam, Controversy, and Former Members, dagli atti del convegno CESNUR di Salt Lake City, 11-13 giugno 2009.
James Lewis, scrittore e professore associato di Studi Religiosi all’Università di Tromsø (Norvegia).
Per approfondire:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica
Caro Alex, se io appartenessi agli anti-sette (così da lei definiti) significherebbe implicitamente che lei fa parte di una setta. Logica, sillogismo docet. Ne traggano i lettori le opportune conclusioni. Dopotutto così é (se vi pare) citando Pirandello. Chiudo con i miei commenti, dato che la sua risposta copia / incolla impersonale é già scontata. Ho già perso abbastanza tempo e credo che sia evidente a chi legge o chi leggerà. Le auguro un buon monologo…
Le dichiarazioni degli ex testimoni di Geova sono attendibili?
“I racconti degli apostati vengono sollecitati, selezionati, spesso distorti per accomodarli al proprio quadro teorico e per rimpinguare il carico di storie scioccanti che gravano sul culto…. Se è altamente improbabile che siano usati per costruire una nuova contrapposizione fra l’associazione religiosa e lo Stato, il loro potere di stigmatizzazione è stato però direzionato nell’angusto vortice dei giornali, delle reti informatiche, della letteratura anti-sette”.
D.Bromley, The Politics of Religious Apostasy: The Role of Apostates in the Transformation of Religious Movements, Praeger Publishers, USA 1998, pag. 206.
David G.Bromley, professore di Sociologia alla Virginia Commonwealth University, presidente del Dipartimento di Sociologia ed Antropologia alla University of Virginia.
Per una raccolta di opinioni di esperti sociologi sull’attendibilità dei fuoriusciti dissidenti:
https://www.tdgonline.it/psico-sociologia-della-religione/ex-tdg-tra-fenomenologia-e-statistica