Il 2024, tra siccità e forti sbalzi termici, rischia d’essere un anno terribile per tutto il settore apistico. La situazione continua a peggiorare e rispetto allo scorso anno, in alcuni casi la produzione di miele si avvicina allo zero. E’ la fotografia del settore scattata dalla Coldiretti di Basilicata. Produrre pochi chili di miele ad alveare equivale per l’apicoltore ad una perdita, considerando i costi che occorre sopportare per l’alimentazione di soccorso, per la gestione, il carburante e la paga dei dipendenti. “L’apicoltura lucana sta affrontando un’altra stagione davvero critica- spiega Rocco Sinisgalli, apicoltore di Coldiretti, gestore dell”Apiario del benessere’ a Teana -anche quest’anno tranne delle eccezioni i mieli primaverili sono pressoché saltati, con dei mesi di aprile e maggio davvero critici da un punto di vista climatico. La produzione del miele si concentra in periodi ristretti ed ecco che, la crisi climatica, ha un effetto devastante sul settore e le nostre amiche api. E’ diventata un’emergenza vera e le quantità sono ridottissime e parlare di raccolto è ridicolo. Gli ultimi tre anni sono stati devastanti per il settore, se consideriamo una scarsa produzione, costi di produzione, gestione e sostentamento delle api sempre maggiori e prezzo del miele bloccato da tempo. L’apicoltura lucana come quella italiana in genere è in crisi e se questo andamento dovesse proseguire, si rischia che il mestiere dell’apicoltore sparisca per sempre e che entro la fine dell’anno, o nel 2025, chiuderanno anche le aziende”. Il miele sulle tavole dei lucani arriverà sempre, anche se la produzione è vicina allo zero. Per esempio da Slovenia, Romania, Paesi UE e extra UE, magari ad un prezzo più basso, ” sapendo che tanto il cliente – evidenzia Coldiretti Basilicata – lo compra lo stesso”. “Anche il miele come tanti prodotti dell’agricoltura di qualità rischia di lasciare il passo – aggiunge Sinisgalli -se spariscono gli impollinatori cambia buona parte del nostro mondo, perché piante e impollinatori si sono evoluti insieme. Non possiamo rendere tutto autofertile: per ogni specie botanica che sparisce, spariranno tutti quelli che se ne cibano e le altre specie di cui a loro volta sono nutrimento. Dobbiamo iniziare a parlare di futuro, dell’apicoltura come di tutta l’agricoltura in genere, perché questo significa parlare del nostro futuro e non possiamo essere indifferenti. Dovremmo sempre più educare il consumatore, guidarlo nella scelta dei prodotti, chi compra miele dovrebbe imparare a cercare quello italiano. E poi a non affidarsi mai al costo. Il prezzo troppo basso è sempre un cattivo indicatore”. Per la Coldiretti lucana “è necessario in questo momento aprire dei tavoli di crisi per evitare che il danno sia irreparabile per tutto il settore apistico”.
Giu 18