Autonomia differenziata, Europa Verde: “Coloro che nascono al sud, per Costituzione, avranno meno servizi e meno diritti di chi nasce al nord”. Di seguito la nota inviata da Giuseppe Digilio, Coordinatore Regionale Europa Verde Basilicata e Donato Lettieri, Esecutivo Nazionale Europa Verde.
Una bruttissima pagina politica con cui si baratta l’unità e la solidarietà nazionale con i desiderata dei principali partiti della maggioranza. Alla Lega Nord l’Autonomia Differenziata, ovvero la secessione dei ricchi; a Fratelli d’Italia il premierato, ovvero l’accentramento dei poteri in capo ad una sola persona – con esautorazione dei poteri del Capo dello Stato e il controllo totale del voto parlamentare -, mentre a Forza Italia va la riforma dell’ingiustizia per i poveri e l’impunità per i ricchi. Un combinato disposto che di fatto altera la Costituzione, più di quanto qualsiasi Governo abbia provato a fare dai tempi della Loggia P2. “Un provvedimento spacca Italia, pericoloso e vergognoso”, così l’ha definito lo stesso vice presidente di Forza Italia e governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Uno scatto d’orgoglio meridionale che avrebbe dovuto consigliare anche al suo omologo lucano, generale Bardi, di fare ugualmente senza scivolare in giri di parole inutili e imbarazzanti per giustificare la sua obbedienza a chi, evidentemente, ha offerto il lasciapassare alla sua ricandidatura. Generale che, evidentemente, ha dovuto piegare la schiena ai suoi dante causa, non come si addice ad un militare del suo grado. Del resto, la toppa che pure ha provato a mettere sul buco, è stata peggio del buco stesso, provando a spiegare come il suo partito (Forza Italia) abbia sostanzialmente “migliorato il testo iniziale” su cui ricordo sommessamente, egli stesso aveva votato favorevolmente. Senza se, senza ma, ed evidentemente, senza averne compreso il testo e la pericolosità. Della stessa opinione del governatore calabrese, però, è anche l’ex presidente, Marcello Pittella, oggi grande alleato di Bardi, della Lega e di Fratelli d’Italia. Ci aspettiamo da lui, almeno su questa vicenda, una certa coerenza politica, manifestando il suo dissenso insieme a quello dell’opposizione regionale formata dai suoi ex compagni di coalizione e a quella mascherata da assenza giustificata per malattia, dei 129 deputati. Deputati evidentemente meno allineati e coperti di quanto ci si aspettasse, che non hanno preso parte alle votazioni sul provvedimento. Segno sì di un comportamento Ponziopilatesco di chi non vorrebbe scontentare con il proprio voto contrario i padroni (che hanno regalato loro un quinquennio in parlamento), ma anche di un certo malessere che comincia a serpeggiare nei banchi della maggioranza. Nonostante loro, con il voto quasi unanime del partito degli ex repubblichini, “Dio, Patria e Famiglia”, e grazie a molti deputati del sud (escluso quelli calabresi), i Leghisti, con l’approvazione di questa legge, hanno potuto ugualmente rispolverato le bandiere dell’indipendentismo regionale. Labari issati e sventolati in parlamento, a sfregio del tricolore. Un remake dei bei tempi, di quando le bandiere italiane venivano bruciate nelle piazze Padane perché la Lega Nord, così, acquistava consensi.
E comunque, a prescindere dall’ignavia degli assenti e dall’esultanza dei Giussaniani padani, la frattura tra le forze della stessa coalizione appare sempre più evidente. Ed anche se la Lega Nord, con questa vittoria momentanea, recupera in casa sua un po’ di consenso perso negli anni, nel paese reale, qualcosa si è mosso. La bellissima piazza di ieri, benché ignorata da quasi tutte le testate televisive, racconta una ritrovata voglia di mobilitazione pacifica e consapevole da parte di migliaia di cittadini. Donne e uomini che si riconoscono nella Costituzione e nell’unità del Paese, solidale democratico e indivisibile. Finalmente le opposizioni, insieme ad associazioni datoriali, sindacati, giovani, intellettuali e cittadini comuni, si stanno mobilitando. Mancavano Calenda e Renzi, ovviamente. Ma tant’è! Quella piazza è un ottimo segnale che preclude all’unità delle opposizioni e al passaggio successivo, dirimente per il futuro democratico del Paese. Raccolta firme per un referendum popolare.
Mi associo all’appello del nostro leader, Angelo Bonelli, che ha già messo in rete un invito a reagire contro “l’atteggiamento oltraggioso che i leghisti hanno avuto in aula dopo l’approvazione dello spacca Italia” e che continua nelle loro residue sacche di interesse del nord contro il sud; delle regioni ricche contro quelle più povere del Paese. E se una prima avvisaglia squadrista è arrivata con l’aggressione subita da un parlamentare della Repubblica Italiana, reo di aver mostrato la bandiera d’Italia, noi abbiamo l’obbligo di continuare a difendere la Costituzione Italiana, con ogni mezzo pacifico e legale. L’Italia è una, antifascista e democratica. I Leghisti se ne facciano una ragione. Non ci piegheremo alla loro arroganza e alle minacce squadriste”.