Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal sindaco di Pisticci ai rappresentanti istituzionali presenti sul territorio per trovare soluzioni adeguate rispetto all’inquinamento in Valbasento.
Al fine di tutelare la salute di chi abita e lavora in Val Basento, di migliorare le condizioni ambientali e quindi la qualità della vita di chi vive nel quartiere residenziale ex Enichem e non solo, di tutelare il buon nome delle industrie che svolgono la loro attività nel sito in questione, si chiede agli intestatari in epigrafe, ognuno per le proprie competenze, di appurare se e come i liquami di ogni azienda vengono smaltiti, di controllare ed analizzare, adesso a tappeto e, successivamente a campione, il contenuto di tutte le autobotti che giungono trasportando materiale da smaltire presso Tecnoparco Valbasento S.p.A.
Tanto al fine di venire a conoscenza, in maniera precisa ed inconfutabile, delle sostanze in entrata, per avere contezza anche dei prodotti ultimi dello smaltimento ivi compresi gli elementi volatili, causa dei cattivi odori denunciati dai cittadini, così come previsto in tema di tracciabilità e rintracciabilità dei sistemi.
Vito Di Trani, sindaco di Pisticci
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal sindaco di Pisticci al Ministro della Salute, al presidente della Regione Basilicata, al presidente della Provincia di Matera, agli assessori all’ambiente di Regione e Provincia e ai sindaci dei Comuni del materano in cui si sollecita la bonifica della Valbasento e si sottolinea l’incidenza delle malattie tumorali nel Metapontino e Collina Materana.
Al Ministro della Salute Renato Balduzzi
Al Presidente della Giunta Regionale Vito De Filippo
All’Assessore all’Ambiente della Regione Basilicata Wilma Mazzocco
Al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata
Al Presidente della Provincia di Matera
All’Assessore all’ambiente della Provincia di Matera Giovanni Bonelli
Ai Sigg. Sindaci della provincia di Matera
Oggetto: Incidenza delle malattie tumorali nel Metapontino e Collina Materana
Egregio Signor Ministro, il mio comune, Pisticci, insiste su uno dei siti di interesse nazionale relativamente alla bonifica ambientale: la Val Basento. Il Sito di Bonifica di interesse nazionale viene individuato, come tale, con la legge 179/02 del 31 luglio, viene perimetrato dal D.M. 26 marzo del 2003, occupa una superficie che comprende le aree industriali dei comuni di Pisticci, Ferrandina e Salandra, nella provincia di Matera.
Importante polo industriale del passato, con livelli occupazionali consistenti in diverse migliaia di unità, spesso a contatto con materiali contenti fibre di amianto, oggi l’area industriale riesce a dare lavoro a qualche decina di addetti il cui numero viene falcidiato giorno per giorno dai licenziamenti. La Val Basento si presenta quindi come un lugubre museo di fabbriche abbandonate memori dei fasti dell’industria chimica e nel quale continuano ad operare alcune attività industriali dal forte impatto ambientale. Ad oggi non ci risulta alcuno studio epidemiologico del sito.
A poca distanza dalla valle del Basento sorge, dal dopoguerra, il centro ENEA della Trisaia, tristemente noto alla cronaca per storie mai chiarite in riferimento allo stoccaggio di materiale radioattivo.
Questo, Signor Ministro, per manifestare la forte preoccupazione della comunità che rappresento, colpita da un numero spropositato di eventi luttuosi causati troppo spesso da malattie tumorali. Preoccupazione che faccio mia in quanto Sindaco e preoccupazione fondata in quanto medico che quotidianamente vive il contatto con un numero ingiustificabile di neoplasie; se da un lato, quindi, è possibile trovare una spiegazione per quei di tumori legati alla presenza dell’amianto, come il mesotelioma pleurico; dall’altro, vista la carenza di studi a riguardo, è negata la possibilità comprendere l’origine del fenomeno.
Per avere un quadro epidemiologico chiaro, nel tentativo di porre rimedio ad una situazione diventata insostenibile e per dare una risposta alle domande dei miei concittadini, formulo la richiesta che codesto Ministero possa avviare un’indagine sulla mortalità per tumori nell’intera Regione Basilicata con particolare attenzione al Metapontino e alla collina materana, dove l’incidenza sembra essere maggiore. In attesa di un Suo riscontro, porgo i miei più cordiali saluti.
Vito Di Trani, sindaco di Pisticci
Riportiamo sul tema una nota inviata anche dal consigliere regionale del PDL Mario Venezia
L’inquinamento ambientale lucano parla da solo, nonostante i silenzi della Giunta De Filippo.
Dati allarmanti giungono dall’Università di Bologna, dove il Dipartimento di Scienze e Tecniche Agroambientali (DISTA) ha analizzato campioni d’api provenienti dal Metapontino e risalenti all’anno 2009. Le quantità di pesticidi rinvenute sui corpi delle api lucane sono di 130 volte più elevate rispetto alla DL50 (Dose letale che indica la moria del 50% della popolazione di cavie a fronte di un’unica somministrazione del prodotto ) per quanto riguarda l’Imidacloprid, insetticida di ultima generazione e di largo utilizzo. Di 282 volte superiore alla DL50 è stata la quantità di Clothianidin, altro insetticida, e fino a 214 volte superiore i livelli di Thiamethoxam. I corpi della api presentavano un peso corporeo superiore di diverse decine di nanogrammi a causa dei residui fissi degli insetticidi. Gli studiosi hanno ipotizzato, tra le varie cause scatenanti la moria ed il disorientamento delle api, oltre all’eccessivo uso di tali sostanze anche la cattiva abitudine di effettuare i trattamenti fitosanitari durante la fioritura ( pratica illegale ). Purtroppo ci troviamo nella Regione dei muri di gomma, dove alle interrogazioni troppe volte non si risponde, menomando l’attività ispettiva del Consiglio Regionale. Il 3 luglio durante la seduta n.61 del Consiglio Regionale chiesi all’Assessore all’Agricoltura, Rosa Mastrosimone, di rispondere ad una mia interrogazione avente per oggetto la moria delle api in Basilicata. La risposta fu un’implicita ammissione di mancanza di monitoraggio sanitario da parte della Regione Basilicata, che conscia del problema ne ignorava le conseguenze. Lo stesso accadde nel consiglio regionale successivo, il 17 luglio, quando alla richiesta di informazioni circa la presenza di OGM nelle sementi lucane, l’Assessore Mastrosimone disse che l’ultimo controllo regionale risaliva al 2005 e si riferiva esclusivamente ai mangimi. Siamo all’anarchia ambientale, nonostante la selva di enti e consulenti non si monitora nulla di tutto ciò, l’ambiente è lasciato a sé e chi attenta alla salute pubblica sa di avere istituzioni indifferenti alle tematiche ambientali.
A cosa serve finanziare l’apicoltura se vi sono seri problemi ambientali? Come si può salvaguardare il prodotto biologico alla luce di questi dati? La Regione Basilicata è padrona del territorio oppure in alcune zone i rappresentanti delle aziende chimiche produttrici di insetticidi con la connivenza di alcuni coltivatori locali sono liberi di rilasciare nelle campagne dosaggi tossici di prodotti fitosanitari? Se non si tutela il diritto alla salute dei cittadini dove risiede la ratio delle Istituzioni? Presidente De Filippo, i cittadini comuni hanno bisogno di una comunicazione chiara ed aggiornata, con bollettini ed analisi ambientali disponibili e comprensibili: condizioni, a mio avviso, non garantite da un sito dell’ARPAB lacunoso e frammentario. Nell’ultimo anno sono stati pubblicati da differenti università straniere studi inerenti i collegamenti esistenti tra assunzione di fitofarmaci ed insorgenze di tumori e patologie neurodegenerative. Possiamo accettare che puntualmente dati ambientali attendibili giungano da fuori regione o da privati cittadini? Non possiamo inseguire puntualmente l’emergenza ma prevenirla oppure tra non molto dovremo istituire l’ennesima commissione d’inchiesta?
Il Consigliere regionale del PDL, Mario Venezia
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota inviata da due rappresentanti della RLS Tecnoparco Valbasento, Rocco Baldari e Maurizio Girasole.
La domanda che pone il giornalista pisticcese sulle pagine della di un noto quotidiano locale, nell’articolo datato 21 agosto 2012 , se l’impianto di depurazione comprensoriale dell’area industriale della Valbasento è paragonabile all’ILVA di Taranto ha una sola risposta secca, senza se e senza ma: NO.
Se il giornalista conosce fatti precisi li dichiarasse.
Lo affermiamo con cognizione di causa noi Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza della società Tecnoparco.
Ritorniamo da alcuni anni ciclicamente sull’argomento per chiarire all’opinione pubblica che l’impianto di depurazione non è un mostro, ma uno strumento complesso al servizio della tutela ambientale del territorio lucano e non solo. L’impianto biologico di depurazione è e sarà indispensabile ingranaggio per la tanto attesa bonifica dell’intera area industriale della Valbasento. L’impianto biologico di depurazione gestito dai lavoratori della Tecnoparco, cittadini della provincia di Matera, è strategico per il corretto funzionamento delle discariche lucane.
L’impianto biologico di depurazione comprensoriale è al servizio delle attività industriali della valle e ne facilita la conduzione quotidiana.
L’impianto biologico di depurazione progettato e dimensionato per servire l’intera area industriale Ferrandina Pisticci ( ci riferiamo ad attività di chimica pesante, con lavorazioni di derivati del petrolio ad alto impatto ambientale ) è oggi al servizio del territorio lucano per contribuire all’eco sostenibilità dell’estrazioni petrolifere.
L’impianto biologico di depurazione condotto da Tecnoparco VBA non è una fabbrica di “merendine” , ma un complesso impianto dove sono gestiti prioritariamente reflui industriali e che negli anni ha visto massicci investimenti in tecnologie e formazione delle maestranze, sul quale esistono investimenti cantierizzati e formalizzati alla RSU e alla RLS per “coprire” le vasche di trattamento dei reflui.
La RLS a seguito delle notizie apparse sui media, in riferimento alla lettera del Sindaco di Pisticci, ha richiesto e subito avviato un confronto con la dirigenza della Tecnoparco per verificare eventuali disservizi accaduti nell’intera area industriale per meglio comprendere la provenienza degli “odori” avvertiti. L’area industriale ha fortunatamente in produzione delle fabbriche chimiche che hanno i loro “odori” caratteristici e che come un DNA si portano dietro anche con i reflui che arrivano all’impianto di depurazione Tecnoparco.
E’ necessario inoltre chiarire che le Istituzioni Locali e Regionali hanno tutti gli strumenti per spiegare ai cittadini del Quartiere Residenziale cosa succede dal punto di vista produttivo nella Valbasento e come vengono gestite le attività industriali e di servizio. Le Istituzioni Locali hanno dati analitici a loro disposizione per decodificare la “puzza”. Il “mostro mitologico” non può essere evocato con una semplice analisi organolettica, altrimenti cadiamo nello stesso errore che denunciamo per la chiusura del laboratorio di analisi dell’Ospedale di Tinchi: chiediamo ai medici di dosare il farmaco ai pazienti affetti da malattie per la tiroide “annusando” e “assaggiando” l’urina.
Chiudiamo con una riflessione: come può accadere che un imprenditore lucano decida di promuovere un’attività di ristorazione di alta qualità nell’area industriale ( zona Quartiere Residenziale) se, esperto decennale del settore dell’igiene ambientale, è inondato da “odori nauseabondi”? Tanti giovani scendono in Valle e la sera festeggiano anche ai bordi della Piscina di questa piccola oasi creata affianco al “mostro mitologico”.
Rocco Baldari e Maurizio Girasole – RLS Tecnoparco VBA
I rappresentanti della RLS con l’ultima riflessione ritengono forse che si tratta semplicemente “d’isteria collettiva”che gli odori nausebondi caratterizzano le fabbriche impiantate da anni e anni. E ci rassicura un imprenditore lucano esperto dell’igene ambientale che apre e gestisce una attività di ristorazione.E tutto funziona a meraviglia! Intanto dopo le varie questioni legate all ‘ambiente,comeFenice,le morie dei pesci nei laghi e nei fiumi,l’ inquinamento legato all’attività petrolifera e i rifiuti tossici,aumentano le persone preoccupate perchè quasi tutti hanno un parente o un conoscente che si è ammalato di tumore.C’è ancora chi sostiene ,a partire da alcuni politici che contano ,che in basilicata ci si ammala meno rispetto al resto d’Italia,un pò più fooortunati fino a qualche anno fa.Ma il trend è cambiato i malati di tumore e la mortalità ha raggiunto la media di zone industrilizzate d Italia senza aver raggiunto lo stesso livello socioe-conomico.E questo la dice lunga su come viene affrontato il problema ,sui contolli e le responsabilità. Tempo fa la Regine ha dato vita al RTB registro tumori della basilicata.,per sapere quante,dove e perchè le persone si ammalano della malattia del secolo,fondamentale per capire la causa,sapere dove e verificare se ci sono motivazioni ambientali e eventualmente responsabil. Cosa più importente bonificare
Purtroppo anche questo strumento a dispozione(RTB) come tant’altro va a rilento