”
Nell’attesa che Acquedotto Lucano e Regione Basilicata forniscano le necessarie e soprattutto doverose spiegazioni, anche per accertare le rispettive responsabilità, sugli enormi disagi che tanti cittadini lucani stanno subendo in relazione alle continue interruzioni dell’erogazione di acqua potabile in questo inizio di estate, crediamo sia doveroso provare a riflettere in maniera più complessiva sulla gestione delle risorse idriche in Basilicata, soprattutto in una fase storica in cui, anche a causa degli effetti della crisi climatica, appare necessario cambiare completamente registro nelle politiche che riguardano il governo del bene più prezioso e vitale. Quindi, una volta superata, ci auguriamo molto presto, l’emergenza in relazione alle erogazioni di acqua potabile, si tratterà di mettere in atto tutte le azioni necessarie ad evitare che tale situazione si possa ripetere, ma bisogna aprire anche un vasto tavolo di confronto per programmare le politiche regionali di adattamento alla siccità, tema ormai ineludibile, che va affrontato nell’ottica di una vera e propria transizione ecologica dell’acqua.
Accanto ad una doverosa risposta immediata all’emergenza idrica, è necessario dunque cominciare un lavoro parallelo sull’ordinario. Un lavoro di pianificazione e di creazione di una strategia per la transizione ecologica dell’acqua. La gestione delle risorse idriche deve cambiare in modo integrato e sistemico, mettendole al centro di piani di adattamento che dovranno accompagnare le azioni di mitigazione necessarie per rallentare il cambiamento climatico.
“L’ambiente urbano – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – rappresenta un vero e proprio “laboratorio” in cui migliorare concretamente la gestione idrica. A partire da una constatazione: il potenziale di recupero delle acque meteoriche nei centri urbani è enorme. L’acqua che cade sui tetti, sull’asfalto e sul cemento delle nostre case e delle nostre città e paesi viene rapidamente convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. Uno spreco di risorsa enorme (oltre che un pericolo di tenuta della stessa rete idrica e fognaria) che necessita invece di opportuni investimenti per installare sistemi di recupero delle acque meteoriche sugli edifici delle città, a partire da quelli pubblici (scuole, uffici, ospedali etc.) e da quelli residenziali. I vantaggi, anche per la nostra Regione, sarebbero molteplici”.
“Ci sono quindi – aggiunge Valeria Tempone Direttrice di Legambiente Basilicata – azioni e strumenti utili ed efficaci che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Come ad esempio, approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua; adottare Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica; investire in Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore; favorire il riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche, come nel caso del riutilizzo delle acque reflue per l’agricoltura; recuperare la permeabilità nelle aree urbane, liberando aree dal cemento e dall’asfalto; ammodernare la rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi: come è noto in Basilicata oltre la metà dell’acqua immessa nelle tubature per tutti gli usi viene dispersa, con punte di oltre il 60% nella città di Potenza. E a proposito di sprechi, il bonus idrico della regione Basilicata per le famiglie lucane non sarà certo un disincentivo per lo spreco di acqua, anzi avrà l’effetto contrario”.
Se nell’immediato, inoltre, sarà necessario definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriali per una tempestiva riduzione dei prelievi, sul medio e lungo periodo è necessario sviluppare un approccio nuovo sistemico e integrato, una strategia idrica regionale per dare gambe ad una nuova governance dell’acqua non più rimandabile.
“In uno scenario di carenza idrica – sostiene ancora Lanorte – un ruolo chiave lo deve svolgere il settore agricolo che è il maggiore utilizzatore di acqua. Secondo ISPRA il 28% del territorio italiano presenta segni di desertificazione, che non è banalmente solo un problema di mancanza d’acqua ma piuttosto di tenore di carbonio organico. Questo indica suoli disfunzionali, suscettibili alla desertificazione e al degrado, meno capaci di trattenere acqua e nutrienti, dalla minore capacità produttiva. La Basilicata è tra le Regioni più vulnerabili da questo punto di vista e quindi è necessaria l’adozione di misure mirate all’incremento della funzionalità ecologica dei suoli incentivando pratiche colturali, che permettano di aumentarne la sostanza organica e quindi la loro capacità di stoccare acqua”.
“Inoltre – commenta Tempone – diventa prioritario pensare a quali strategie mettere in campo per adattare la produzione agricola alle crisi idriche future, in uno scenario di crisi climatica. Si tratta quindi di applicare soluzione tecniche per il risparmio irriguo attraverso l’irrigazione di precisione; diffondere e praticare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, anche attraverso il miglioramento degli standard di depurazione; ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti; ; incentivare pratiche colturali che permettano di aumentare la sostanza organica dei suoli e quindi la loro capacità di stoccare acqua; incentivare e defiscalizzare azioni di efficienza idrica; riqualificare e rinaturalizzare i fiumi, condizione indispensabile anche per combattere le carenze idriche attraverso la ricarica delle falde; ridurre la pressione antropica sui corpi idrici in termini di inquinamento, prelievi e derivazioni; coinvolgere e responsabilizzare i cittadini e la società civile con l’applicazione di strumenti di partecipazione adeguati quali i Contratti di Fiume, allo scopo di sensibilizzare alla comprensione dei rischi (scarsità, inondazioni) e opportunità (recupero delle risorse idriche, riduzione delle pressioni)”.
“Temi – continua Tempone – di cui si parla poco, mentre il dibattito rischia sempre più di concentrarsi sui danni causati all’agricoltura dalla siccità proponendo l’approccio “infrastrutturale” (schemi idrici, invasi, adduttori, traverse di derivazione) come unica soluzione praticabile. Ha un senso indirizzare risorse economiche per la manutenzione delle infrastrutture idriche e lo svuotamento degli invasi dai sedimenti depositati, ma sul medio e lungo periodo è necessario sviluppare un approccio nuovo, sistemico e integrato. E’ fondamentale ripristinare tutte quelle pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e favorire azioni di ripristino della funzionalità ecologica del territorio e ripristino dei servizi ecosistemici”.
“La nostra Regione – sottolinea Lanorte – sconta, inoltre, come denunciamo da anni, una storica carenza di attività di monitoraggio adeguate finalizzate alla caratterizzazione qualitativa e quantitativa dei corpi idrici superficiali e sotterranei. I fiumi e i corsi d’acqua sono poco controllati e monitorati, gli acquiferi sono praticamente sconosciuti dal punto di vista quantitativo e per buona parte non classificati dal punto di vista qualitativo. Ci aspettiamo, in tal senso, un nuovo protagonismo dell’ente regionale e di Arpab su questo tema anche al fine di dotare la Regione del Piano di tutela delle acque atteso dal 2008 quando fu adottato, monco, però, delle necessarie conoscenze che solo i dati di un monitoraggio costante e sistematico possono fornire”.
“Dobbiamo infine registrare – conclude Lanorte – l’assenza di una visione strategica rispetto ad una risorsa così importante per la Basilicata. Manca cioè una governance in grado di avviare un lavoro di pianificazione e di creazione di una strategia per la transizione ecologica dell’acqua in Basilicata. Occorre allora ricostituire una regia unica della risorsa idrica a partire dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale che metta a sistema le esperienze maturate nel corso degli anni dai diversi soggetti (Regione, Acquedotto Lucano, Egrib, Consorzi di Bonifica, Comuni) che gestiscono da punti di vista e con competenze diverse una risorsa unica come quella idrica. In questo contesto l’istituzione di Acque del Sud spa quale gestore delle infrastrutture idriche della Basilicata (oltre che di Puglia e Campania) in sostituzione del fallimentare e giustamente soppresso EIPLI, rappresenta una scelta dai contorni al momento opachi e forse non rispondente alle esigenze attuali di gestione integrata della risorsa idrica”.