Vincenzo Maida (Centro Studi Jonico Drus): “I 50 anni di Scanzano Jonico, Comune autonomo: ma fu un inganno giuridico.
In questi giorni a Scanzano Jonico Si festeggiano i 50 anni di autonomia comunale. Legittimi i festeggiamenti, ma l’autonomia fu illegittima come dimostrammo in un pamphlet dì anni addietro.
Ai più giovani ricordiamo che fino al 1974 Scanzano era una frazione del comune di Montalbano Jonico, come Policoro che lo è stato fino al 1959. Montalbano Jonico era il più grande comune della Basilicata per estensione territoriale e tra i più importanti per la dinamicità della sua economia, la fertilità dei suoi terreni agricoli, la sua storia, soprattutto nella fase pre-risorgimentale.
Con l’autonomia di Policoro prima e di Scanzano dopo è iniziato un suo lento ed inesorabile declino. Lo sponsor dello smembramento territoriale del comune jonico ebbe il volto del politico più importante della regione nel dopo-guerra: Emilio Colombo. Per l’autonomia del comune di Policoro fu sufficiente un decreto della presidenza della Repubblica, non essendo ancora state istituite le regioni, per Scanzano invece venne consumata dalla politica una vera e propria illegalità sul piano giuridico e istituzionale.
L’articolo 133 della costituzione italiana e la stessa legge regionale n.5 del 28 luglio 1972, infatti, prevedevano che l’istituzione di nuovi comuni dovesse avvenire “sentite le popolazioni interessate”. La nostra fu l’unica regione in Italia che interpretò la legislazione fondante dello Stato e la sua stessa legge, che parlava di popolazioni dei comuni e delle frazioni interessate, in modo restrittivo, stabilendo prima i confini, che tagliarono fuori Montalbano dallo sbocco a mare, e poi facendo votare al referendum istitutivo solo la popolazione della frazione
Il risultato fu scontato. La regione Basilicata approvò la legge istitutiva, ma il Commissario di governo la respinse per incostituzionalità. Essa venne poi ripresentata e fatta passare per “perenzione dei termini”, cioè il Commissario di governo, che evidentemente non se la sentiva di approvare un atto illegittimo, non si pronunciò.
E’ facile immaginare da chi fu sollecitato a chiudere gli occhi, a tapparsi la bocca e le orecchie per non sentire le vibrate proteste della popolazione montalbanese che trovarono in un giovane locale, Leucio Miele, un interprete autorevole, preparato, carismatico e che dovette interrompere la sua battaglia a causa di una malattia che lo strappò prematuramente alla vita.
Tutta la filiera della Democrazia Cristiana, con la complicità a volte manifesta ed a volte silenziosa di tutte le altre forze politiche, fu protagonista di una illegalità, di un madornale abbaglio sul piano dello sviluppo del territorio e di una formidabile miopia politica per la incapacità di pre-vedere la direzione che già allora stava prendendo la gestione dei servizi, delle istituzioni, dell’economia locale più in generale.
Il territorio del comune di Montalbano Jonico era stato quello maggiormente interessato dal processo di bonifica e dall’ente riforma che annientò il latifondo e distribuì ai contadini poderi agricoli di circa 6-7 ettari. Buona parte dei “coloni” assegnatari proveniva, come già era avvenuto a Policoro, da ben 23 comuni lucani e dal Salento, per cui le spinte centrifughe era fortissime, non avendo essi alcun legame con il comune madre, ma la politica doveva comprendere che lo spacchettamento del territorio non sarebbe giovato a nessuno.
Si potevano trovare altre soluzioni di ingegneria istituzionale per garantire maggiore autonomia alle due frazioni che crescevano rapidamente, ma si scelse la strada peggiore. L’uomo politico lucano di maggior prestigio, a livello macro è stato premiato perché fu tra coloro che si spesero per l’Unione Europea, cioè per un processo di aggregazione; a livello micro, qualche anno dopo l’autonomia di Scanzano, gli venne, da quel nuovo comune, conferita una medaglia, a nostra sommesso avviso per aver sponsorizzato una evidente illegalità e aver distrutto l’integrità territoriale di un’aria epicentrica della fascia jonica che oggi conterebbe una popolazione superiore ai 30.000 abitanti. Se fossero stati meno miopi oggi i vantaggi nella gestione centralizzata dei servizi, nella programmazione dello sviluppo turistico e agricolo, nella valorizzazione dei suoi beni storici-artistici .paesaggistici e culturali e nella intercettazione delle risorse, sarebbero stati notevoli per tutte tre le comunità.