Piergiorgio Quarto: “L’autonomia differenziata è un privilegio che promuove la possibilità epocale per tutte le Regioni di avere una responsabilità diretta di gestione oculata e senza sprechi delle proprie risorse”. Di seguito la nota integrale.
“L’autonomia differenziata è una possibilità di crescita delle Regioni che vorranno richiederla che spinge a lavorare per dimostrare di meritare questa responsabilità ed opportunità, che se da una parte permetterà agli amministratori locali di amministrare più ad ampio raggio per gli interessi del territorio, dall’altra darà un feedback più immediato ai cittadini dell’operato dei propri rappresentanti. Ribadiamolo – Piergiorgio Quarto Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Basilicata – non è detto che tutte le Regioni concludano le intese, ma a tutte resta comunque garantito il finanziamento dello Stato centrale da destinare allo sviluppo della coesione e della solidarietà sociale. Il DDL si limita a riconoscere il fatto che le Regioni, qualora ne abbiano i requisiti, possano chiedere ed eventualmente ottenere la competenza esclusiva solo su alcune specifiche materie e comunque percorso di conclusione delle intese resta imprescindibile il ruolo del Parlamento. Questa ad ora è una legge solo procedimentale che sia chiaro non stanzia risorse, ma si limita a determinare le regole ed i criteri per attuare la Costituzione.
Per chi ha letto la norma è chiaro che questa rappresenta un’importante opportunità soprattutto per il Sud Italia – afferma Quarto – per dimostrare finalmente coerenza, serietà, crescita e maturità, per tornare consapevolmente competitivo grazie alla necessaria capacità di prefiggersi obiettivi di livello superiore, stimolato a trovare le strategie giuste per raggiungerli.
Le Regioni potranno avere autonomia decisionale su alcune materie, cosa che le renderà protagoniste ma anche responsabili del proprio futuro. Gli obiettivi di questa norma infatti sono molteplici, dal poter trasferire materie e corrispondenti risorse a quelle Regioni che riescono efficientemente ad assicurare le prestazioni al pari o meglio dello Stato, in attuazione del “principio di sussidiarietà”, al responsabilizzare la politica di fronte ai cittadini e ai territori, per rendere più chiaro a chi devono essere attribuiti meriti ma anche demeriti.
In che modo può danneggiare la possibilità di rendere effettivo il godimento dei diritti civili e sociali in ogni parte del territorio nazionale, andando oltre qualsivoglia divario territoriale? Per una Regione, trattenere la gran parte del gettito fiscale vuol dire conquistare maggiore efficienza nella fornitura di servizi per i propri cittadini.
Più è stretto il rapporto tra chi spende e i beneficiari, più la spesa è efficace e soprattutto ci sono meno sprechi. È tutto legato alla fondamentale e spesso cruciale conoscenza del territorio, non sempre chiara a chi, seppur con le migliori intenzioni, amministra ad ampio raggio, oltre all’importanza anche del controllo che i cittadini possono esercitare con questi criteri sulla politica. Oggi lo Stato paga i servizi forniti agli enti locali in base a quanto viene speso negli anni precedenti, così chi più spende ha di più, l’obiettivo invece è quello di raggiungere uno standard nei costi dei servizi. Affermare che c’è un rischio di effetti negativi sulla gestione di risorse pubbliche equivale ad ammettere di non essere all’altezza o piuttosto pronti ad un cambiamento così strategico, non essere in grado di gestire una responsabilità più ampia non può negare quella che resta comunque una grande opportunità di amministrare a fondo valorizzando i territori con meritocrazia e criterio. Con Fratelli d’Italia, l’inviolabile principio dell’unità nazionale è assolutamente garantito. La malsana informazione confonde ed è bene esprimersi per fare chiarezza – conclude Piergiorgio Quarto – L’autonomia differenziata deve essere vista così come è stata pensata, come un privilegio e sostenerla non significa togliere ad una Regione per dare ad un’altra ma garantire a tutte le Regioni la possibilità epocale di avere una responsabilità diretta di gestione oculata e senza sprechi delle proprie risorse, potendo finalmente puntare a nuove competenze. Il divario che si pone come se fosse un rischio strumentalizzando i timori del popolo, è già più che esistente oggi, creato da quel centralismo che nel tempo ha portato a questa situazione con un sistema assistenzialistico che non ha mai voluto investire realmente sulle potenzialità e le reali capacità dei territori. Usciamo da questa falsa zona di confort voluta solo da chi vuole strumentalizzare le differenze piuttosto che colmarle”.