“Fermiamo un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide. Contro lo sfruttamento lavorativo, basta caporalato, basta appalti e subappalti irregolari, basta morti sul lavoro”. È questo il messaggio della grande manifestazione nazionale promossa dalla Cgil per sabato 6 luglio a Latina e alla quale parteciperà una folta delegazione della Cgil di Potenza. Il corteo partirà alle 9.30 da via Vittorio Cervone (autolinee nuove di Latina) e arriverà in piazza della Libertà, dove alle 11.30 è previsto l’intervento del segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini.
Per il segretario generale Cgil Potenza, Vincenzo Esposito, “bisogna fermare un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide le persone. Di fronte alla disumanità della morte di Satnam Singh non possiamo tacere. Saremo in piazza per Satnam, per tutti gli sfruttati, contro la strage continua di morti sul lavoro, contro la precarietà e l’impoverimento di chi per vivere ha bisogno di lavorare. È il momento della mobilitazione permanente per la libertà nel lavoro e la giustizia sociale, con l’utilizzo di ogni strumento democratico, dalla piazza allo sciopero fino ai referendum per abrogare leggi balorde e sbagliate, come quelle sul lavoro e contro l’autonomia differenziata”.
A Latina la Cgil di Potenza porterà in piazza anche il problema dell’accoglienza dei lavoratori stranieri stagionali in agricoltura nell’Alto Bradano “a causa delle inadempienze della Regione Basilicata che non ha ascoltato il nostro grido di allarme sui ritardi per programmare l’accoglienza nonostante i fondi a disposizione per la realizzazione di nuovi centri, andando così a creare quelle condizioni che agevolano il caporalato non avendo più controllo sui trasporti e sugli alloggi”.
Secondo i dati della Cgil sono 3 milioni le lavoratrici e i lavoratori in condizioni di irregolarità nel Paese in tutti i settori e in tutte le attività: su 100 lavoratori regolari, quasi 13 sono in nero o in grigio. Sono 230mila gli occupati impiegati irregolarmente nel settore agricolo. Le 3.208 vittime di sfruttamento o caporalato, 2.123 in agricoltura e 897 nei settori del terziario, sono solo la punta dell’iceberg.