Centro Servizi Regione Basilicata, sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom chiedono incontro urgente all’assessore regionale alle Attività produttive Cupparo. Di seguito la nota integrale.
I segretari regionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom, Anna Russelli, Vincenzo Piccinni e Giovanni Letterelli, hanno chiesto un incontro urgente al neo assessore regionale alle Attività produttive, Francesco Cupparo, per discutere della situazione del Centro Servizi Regione Basilicata, denominata “Soluzioni e servizi avanzati a supporto dell’Agenda Digitale”, cui fanno capo circa 120 lavoratori.
“Provando a ripercorrerne le vicende – scrivono i segretari nella richiesta di incontro – ricordiamo che risale al 2002 l’idea di creare una realtà innovativa, mettendo assieme alcuni servizi di supporto alla sanità e alla innovazione della pubblica amministrazione e, contemporaneamente, impiegando professionalità provenienti da aziende locali in crisi, oltre che alcuni lavoratori socialmente utili. Nel 2004 nasce Agile, realtà aziendale che concretizza il progetto.
Dopo oltre venti anni, il Centro servizi Basilicata è oggi una importante realtà, che eroga servizi pubblici, a tutti gli effetti diventanti parte integrante ed essenziale dei servizi della pubblica amministrazione: il CUP regionale, i vari servizi di sportello al cittadino e supporto agli uffici regionali, il sostegno fattivo e quotidiano da parte di 120 lavoratori stabilmente insediati nel sistema regionale, alla cui gestione si sono succedute diverse aziende.
Una costante ha caratterizzato gran parte degli anni di attività: il contenzioso praticamente infinito tra le aziende per la gestione degli appalti. Ciò – sostengono i sindacati – ha determinato e determina, anche per le caratteristiche intrinseche dell’appalto, una situazione di costante incertezza e precarietà per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, che vivono in una condizione salariale e professionale sostanzialmente ferma a venti anni fa e, pur essendo ormai parte integrante del sistema della pubblica amministrazione regionale, pur contribuendo in molti casi in maniera determinante al buon andamento, alla produttività e alla efficienza della macchina amministrativa regionale, restano tuttavia “ai margini”, faticando a recuperare anche parti di salario andate perdute nei cambi di appalto.
Ci riferiamo in particolare al mancato accordo con le aziende gestori in RTI dei servizi, con le quali non è stato possibile, dopo mesi di trattative, un accordo per il recupero del II livello contrattuale (a conti fatti, i lavoratori hanno cosi perduto una mensilità aggiuntiva precedentemente percepita.)
Una situazione, come già segnalato in passato dalle scriventi, che, riteniamo, debba essere affrontata se si vuole garantire un futuro migliore ai lavoratori e garantire anche la qualità dei servizi ai cittadini, oltre che un risparmio, in termini di costi sostenuti, alla stessa Regione Basilicata.
Crediamo sia giunto il momento di immaginare un futuro diverso per questi 120 lavoratori e per i servizi che gli stessi erogano. È nell’interesse comune, della Regione, dei lavoratori, dei cittadini, provare a definire una soluzione di stabilità per servizi e posti di lavoro che non li esponga alla costante precarietà di questi ultimi venti anni, e che non comporti, come invece accade, un esborso enorme di denaro pubblico per un servizio che, se gestito direttamente dall’Ente Regione, costerebbe esponenzialmente di meno.
Diverse sono le esperienze che hanno visto la realizzazione di modalità di gestione diretta dei servizi, con grande risparmio per la pubblica amministrazione”. Da qui la richiesta di incontro: “Chiediamo, nuovamente, alla classe politica lucana – concludono – di farsi interprete delle questioni sollevate e di avere il coraggio di immaginare una soluzione concreta per il futuro dei servizi e dei lavoratori del Centro servizi”.