i Globi d’oro al Cinema italiano, intervento poetessa Antonella Pagano. Di seguito la nota integrale.
La poesia delle immagini mi ha affascinato fin da piccola, parlo della magìa del cinema che da sempre mi strega. Proprio per la magia del Cinema Villa Massimo, una delle più maestose ville suburbane di Roma, si è illuminata di tutte le stelle del cinema italiano convenute per la festa del Globo d’Oro. L’Associazione della Stampa Estera in Italia ha pensato e fondato il Premio ben 64 anni orsono perché la settima arte -definizione coniata da Ricciotto Canudo nel 1921- la cinematografia parlasse dell’Italia al mondo. Era stato proprio Canudo a pubblicare la definizione del Cinema quale “La nascita della settima arte”, il manifesto con cui intese annunciare e far comprendere al mondo che la cinematografia avrebbe compiuto il miracolo della sintesi spazio-temporale; è così che dal cortometraggio di soli 3 secondi, realizzato da Louis Aimé Augustin Le Prince nel 1887, al primo film di Auguste e Louis Lumière nel 1895, ad oggi, il tempo e lo spazio si sono dati convito sugli schermi di tutto il mondo per poi essere la Festa del 3 luglio 2024 in un luogo già prestigioso per se stesso, Villa Massimo. Negli ultimi sessantaquattro anni l’Associazione della Stampa Estera ha inteso celebrare molto prestigiosamente il cinema italiano, gli autori, i produttori, i registi, gli interpreti e tutte le maestranze alle cui eccellenze attribuisce il Premio, anzi, più precisamente, un alto riconoscimento al talento. E insieme al riconoscimento ha pensato alla promozione in tutto il mondo della cinematografia, arte si, ma anche importante e rilevante industria. Ha, dunque, dato convito a tutti nel luogo che con suoi giardini, con la sua storia culturale, con l’essere sede dell’Accademia Tedesca, lì dove arte e creatività germogliano feracemente, ha voluto conclamatamente attribuire al Cinema il ruolo di grande significanza culturale ed economica. Quella di quest’anno è stata un’edizione peculiare per essere particolarmente attenta al Principio Femminile di cui tutta la Storia e la Filosofia sono intrise, è, pertanto, particolarmente prezioso rilevare che il Cinema, oltre che profondamente sensibile e segnato dal principio femminile, ne faccia una cifra di cui andar fiero. “E’ l’edizione del cinema italiano al femminile” ha commentato sui media Claudio Lavanga, Co-Direttore Artistico del premio. Dal Miglior Film alla Migliore Regia, dalla Migliore Attrice e Attore ai molti altri riconoscimenti, il Globo d’Oro ha coperto l’intero spettro della produzione cinematografica. Tanti i volti amati dagli italiani, tante le suggestioni e molte di più le emozioni. Alcuni i volti internazionali giunti ad onorare la Festa del nostro cinema: c’era l’oramai toscano Sting e signora, la Trudie Styler che ha indagato la città che -insieme a Matera- produce su me un effetto catartizzante come poche cose al mondo: i miei figli, i territori fisici di questa nazione baciata da tutti gli dei del mondo e i territori dell’anima che da sempre alacremente coltivo; ebbene, aver indagato la Napoli che adoro in tutti i suoi colori, sapori, suoni e in quella lingua che ha saputo produrre canti e balli, danze e musiche con un DNA che è sintesi d’Umanità, mi fanno dire che vorrò conoscere personalmente questa donna che “ha osato” indagare Napoli; ci vuole, infatti, coraggio da leoni e sensibilità angelica per passare su quelle strade, dentro quella storia, sniffare Napoli è sniffare la vita, la vita vera, è osservare quella pietra preziosa multisfaccettata e tentare di coglierne i segreti, le magie, le malìe, il fascino infinito, il sogno che a Napoli sa come farsi realtà, Napoli? Napoli sa entrare dai pori della pelle e conficcarsi nell’anima! Voglio guardare negli occhi Trudie Styler, è nata nel mio stesso mese, nel mio stesso anno, e sicuramente ha negli occhi la polvere magica dei secoli, la stessa che so di avere io che son vissuta a Matera, unica città al mondo perennemente antropizzata. Vorrò farLe percorrere le assolate viuzze dentro i “Sassi”, là dove la Malva e i Capperi fioriscono insieme alle antiche storie. E c’era Tim Burton che ha accompagnato la nostra Bellucci e c’era Bruce Payne. Il Bruce Payne delle 200 ed oltre pellicole interpretate, il Payne che ha interpretato il terrorista ad alta quota, Passenger 57, così come in Creators-The-Past (girato in Italia), Dungeon & Dragons, Highlander e, nel 2024, entrambi: Rendel.2 e lo Stoico, appena venduto in tutto il mondo a Cannes 2024. Payne ha voluto esserci e ha accettato di parlare con me esordendo con l’esclamazione: “che notte è stata!…splendidamente presentata da Claudio Lavanga, Alina Trabattoni (Direttori Artistici) e Antonio Centomani (regista televisivo). Delizioso per me aver ritrovato Tim Burton con il quale ho una bella amicizia, persona molto gentile, mi ha affascinato il suo grande studio, nei Pinewood Studios, con le pareti completamente adornate dei suoi incredibili storyboard. Ero e confesso d’essere ancora un suo grande fan. Lui è un vero grande! Senza dire dello straordinario fascino di Trudie Styler, brava per le sue incredibili capacità narrative, e tutta quella Sua interiorità posta al servizio della narrazione! Condivido la sua stessa passione per Napoli. Vi ho trascorso un anno per lavoro, penso conoscerla molto bene, la sua incredibile energia, la spontaneità, la forza, la tenacia e soprattutto quella celebrazione della vita che trovo così profondamente radicate in tutta l’Italia e in particolare nel Sud d’Italia. Essere accettati, sperimentare la compassione e la gentilezza, l’ospitalità e l’inventiva oltre la ricca storia sul come sopravvivere facendo tesoro d’ogni giorno, sono valori incommensurabili. Saremmo davvero fortunati se tutti potessimo respirare quella stessa aria restando, però, umili ed educati per imparare dalla cultura profonda e stimolante del sud Italia”. Direi che sono fortunata io ad aver avuto l’opportunità di conversare con un grande attore d’oltreOceano e raccogliere impressioni, suggestioni e pensieri sulla serata dei Globi d’Oro di questo 2024. Al mio chiedergli se ritiene vi siano differenze tra il cinema italiano e quello americano, ha immediatamente detto: “la FAMA; e poi, avendo scritto, diretto e prodotto film in Italia, con molte delle troupe italiane, penso di aver maturato una visione chiara e un punto di vista personale e originale in relazione al 2024 e per il prossimo 2025. E’ un argomento lungo e articolato, mi limito ad una visione omnicomprensiva: quando si visiona ciò che è vagamente definito come: “Un film europeo” e, in questo caso, un “film italiano”, mi chiedo immediatamente: cosa porto via con me dopo averlo visto? Cosa risuona con me e perché? In generale si dispone decisamente di meno soldi, non ci si orienta verso grandi stelle e si punta piuttosto alla realizzazione del successo in n. di biglietti, insomma d’incasso che, d’accordo, per gli investitori significa gratificazione, ma il film? E’ vittorioso di per sè? Ha fatto scoprire qualcosa allo spettatore? Magari qualcosa di nuovo? O ha finito solo per aggiungersi al popcorn? Nella cinematografia europea seria c’è una profonda e viscerale connessione con il rispetto dell’ “Arte” del fare Cinema, cruciale se si voglia riflettere seriamente sul mondo. Rispetto a quanto Lei, dottoressa Pagano, accennava circa Ricciotto Canudo, uno dei primi teorici del cinema italiano, accreditato per aver inventato la definizione del cinema quale “Settima arte”, direi che il cinema europeo si sforza e non poco di essere toccante e originale, insomma tutt’altro che un “franchising alimentato al cucchiaio” con uno spell-it-out che generi pieno coinvolgimento dello spettatore nel senso che possa trovare, nel susseguirsi di coincidenze, di pensieri, sentimenti e significati, il getto costante di adrenalina. Mi piace pensare che lo stesso fare seducente con cui in Italia si prepara e si apprezza il cibo possa essere utile, parimenti, per compiere il lungo cammino verso la comprensione di quanto e come ci interconnettiamo tutti, quindi si potrebbe applicare la stessa ricetta-formula al film, sì da ottenere quella speciale texture, quell’increspatura, piega, aroma e finanche l’imperfezione… in poche parole: la Vita”. Profitto della generosità di Mr Payne per chiedergli anche secondo lui quale parte del pianeta ha le migliori maestranze e la migliore tecnologia. “ In termini di passione? Tutti i paesi e le culture hanno tanto da offrire, condividere, e inventare storie da raccontare. In termini di tecnologia? Sì, si potrebbe supporre che quei paesi “benedetti”, ossia con le tasche più profonde, hanno la migliore tecnologia-ma ciò sarebbe molto fuorviante. Ad esempio, Romania, Bulgaria, Ungheria e Sì: Italia, tutti hanno incredibili talenti e originalità che trasudano abbondantemente dalle loro vene. Poi l’India e l’Inghilterra. Vale a dire Prime focus (Mumbai) genitore di Double Negative (DNeg)- società di effetti visivi britannico-indiano, fondata nel 1998 e Londra, il Regno Unito, che impiegano, a livello globale, migliaia di persone di grande talento; affermo ciò perché ho avuto esperienza con artisti del calibro di Steve Griffith e Steve Jelly, grandi creativi, logici, oltre che di grande statura umana. Inoltre, naturalmente, l’I.L.M. di George Lucas (industrial light and magic), quindi l’incredibile, supremo editor, Martin Smith, con il quale ho avuto il grande piacere di lavorare fianco a fianco. Oggi: i computer, le linee T3, T4, T5 e la fibra ottica rendono il mondo molto più piccolo, tutto ravvicinato e a portata di mano per coloro che hanno fame di conoscenza e sanno “sentire” il domani prima che arrivi”. Leggo passione e cura con cui calibra i concetti tant’è che insisto ancora col chiedergli se c’è una immagine del cinema italiano che porta nel cuore, un’immagine che abbia colpito il suo immaginario con tutta la potenza simbolica ed evocativa. E Mr Payne, ancora una volta, mi ringrazia e: “l’elenco dei creativi e di tutti coloro che sono “ispirazione” è lungo. Per citarne alcuni: Roma, città aperta (1945) Ladri di biciclette (1948) Vacanze romane (1953)La Strada (1954) La Grande Guerra (1959) La battaglia di Algeri (1960) La Dolce Vita (1960) L’Avventura (1960) La Notte (1961) 8½, Il leopardo, (1963), Il Grande Silenzio (1968) Il conformista (1970) Il grande Vittorio Storaro. ‘Last Emperor, Apocalypse Now’, la lista è infinita…che dire dello splendido Sergio Leone -unitosi come siamese al supremo Ennio Morricone.
E come dimenticare Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini,
Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Luchino Visconti, Francesco Rosi e Dario Argento?
Potrei scrivere tanto di più anche per citare tutti gli ultimi creativi italiani, ma sono solo umano e come tutti: sono eccitato e potentemente entusiasta per tante delle immagini dei film e delle storie, come lo sono con i lavori degli attuali Nuovi registi”. Mi spingo ancora e gli chiedo se c’è un’attrice in particolare e una regista che …e subito:” per quanto riguarda ‘il super potere femminile… che è donna’, mi sovviene l’intervista di Connie Chung dell’unico e stellare Marlon Brando, nel settembre 1989, in cui la signorina Chung gli chiese se sapesse d’essere considerato il più grande attore di tutti i tempi. Ebbene, dovremmo ringraziare il Grande Marlon Brando per l’umile gestazione in e di: del suo lato femminile, essendogli consapevoli e grati del nutrimento che ce ne viene, invece che continuare a tenere la porta chiusa da maschi dominanti unidimensionali. Consiglio, a tale riguardo, la visione della clip: https://youtu.be/fgvMPUcw_2Q?feature=shared, che ci fa riflettere sul tema del “sessismo”. Nel suo documentario ‘Women Make Film’, il raro e incredibile Mark Cousins, con,
Exec Prod: l’unica e stellare Tilda Swinton afferma abbastanza correttamente che: “Molti uomini si identificano così tanto con gli uomini che omettono le donne – questo è sessismo – e dobbiamo chiamarlo sessismo; insomma, benchè non intendano lasciare le donne fuori dalla storia del cinema, di fatto lo fanno. Ergo, gentilmente, se vuole, usi la seguente postulazione spesso usata: nella lingua inglese, divenuta la lingua dell’America, esiste ancora oggi la parola “storia”? -La sua storia- Perché non è “La nostra storia”? Nella squisita lingua italiana, se proviamo ad usare ‘’ wordreference.com ‘ e inseriamo la parola ‘storia’, la risposta in traduzione è la parola: “storia”. Figo, vero? Nessuna assegnazione di genere. E’ una storia. Tutte le nostre storie. Adesso Lei Signora Pagano mi chiede: quali attrici e quali registi ammiro? Beh, se l’universo fosse così gentile e mi concedesse l’opportunità di lavorare con Meryl Streep, significherebbe andare al di là d’un sogno. Ovviamente, se fossero ancora con noi le grandi e sorprendenti Anna Magnani e Monica Vitti, sarebbe altro sogno! E sarebbe altrettanto incredibile lavorare al fianco di Claudia Cardinale, Eva Mattes, Kyoko Kagawa, Gong Li e -naturalmente- l’indomabile Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone. Ce ne sono davvero troppe da menzionare, includerei: Ana Caterina Morariu, Gaia Bermani Amaral, Monica Bellucci, Asia Argento, Vittoria Puccini, Cristiana Capotondi, Carolina Crescentini, Elisabetta Canalis, Maria Grazia Cucinotta, Paola Cortellesi, Laura Morante, Anna Safroncik. Il potere delle donne registe in Italia è palpabile. Ricordiamo come “Il Duce” fu così impressionato: che tentò di sviscerare, comprendere profondamente la meravigliosa e rara Elvira Coda Notari. Nata nel 1875 a Salerno e che dal 1916 al 1930 creò una così vasta produzione, circa 60 lungometraggi più un centinaio di cortometraggi e documentari. E che dire, insieme ad Elvira Notari, di Pionieri del calibro di Lina Wertmüller e Liliana Cavani? Sono state per decenni le rare eccezioni che hanno sfondato raggiungendo il più vasto pubblico. Lina Wertmüller ha vinto i suoi primi premi nel 1963 e nel 1965. È stata la prima donna a vincere -come miglior regista- agli Academy Awards nel 2019! Pensi a questo e a cosa dice oggi la comunità cinematografica globale. Veramente? 2019! Ma per favore! Per quanto riguarda i registi e creativi in futuro? Mi piacerebbe molto lavorare con: Chiara Bellosi, Susanna Nicchiarelli, Michela Occhipinti, Alice Rohrwacher, Maura Delpero, Elena Petitti di Roreto, Elena Rossini, Chiara Battistini, Serena Corvaglia, Veronica Mengoli, Edoardo De Angelis, Roberto Saviano, Leonardo Fasoli, Stefano Bises, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Gianfranco Rosi, Eitan Pitigliani, per citarne solo alcuni tra gli straordinari tanti talenti in Italia oggi”.
Mr Payne è realmente generoso nel voler soddisfare la mia curiosità che, inesausta ancora e pur rischiando la banalità, gli chiede se c’è un regista italiano con cui vorrebbe lavorare, intendendo come attore o come co-regista:”…in un nano secondo? Beh, intanto trovo sempre strano, come il mondo sembri non considerare che: basta dire una sola parola, la parola: Italia.
Lasciarla marinare nel proprio essere e nel proprio spirito e scoprire: Architettura, invenzioni scientifiche e tecnologiche e scoperte antiche e nuove. Arte, Medicina, Opera, Musica, Letteratura, Tutti i costumi e la Medicina e il Romanticismo. Oh! Qualcuno ha detto Cibo, caffè, Bevande e la loro coltivazione e la loro lavorazione? Si, anche tutto ciò. Insomma e’ lo zeitgeist umano; il ‘ Made in Italy’ è uno dei più famosi loghi catch phrases di tutti i tempi! Ho anni di esperienza in questo campo, lavorando come, Co-Regista, Scrittore, Produttore esecutivo, Interprete, Creativo, Adattatore, “Scultore” in Piemonte, Napoli, Milano e Roma. È un lavoro di grande cura dei dettagli. Richiede ore e ore di ricerca, il testo non si ottiene da una traduzione al pulsante, con una app e un clic, è un lavoro certosino, richiede, sottigliezza, finezza, pazienza e poi, naturalmente, porsi molte domande al fine di trovare l’epoca corretta, il giusto posizionamento, l’impostazione, come dire: il nido di ciascuna parola, quindi il nido della frase per poi tessere il tutto; come un sarto: con ago, filo e punto dietro punto per unire attraverso ogni personaggio, ogni scenario e situazione e poi con costante paziente raffinazione procedere con il pizzicare raffinatissimo. Al momento mi impegna un incredibile progetto che sto sviluppando con lo scrittore e direttore della fotografia Mimmo Fontanella. Si chiama “Ombre nella luce”. Un’Opera unica, ambientata a Napoli, un’opera multiforme che abbraccia l’amore profondo, che mette insieme molte dimensioni affascinanti nel tempo e nelle relazioni; una storia vera di eroine di fede e di tenacia”. Accipicchia, Mr Payne ama incondizionatamente l’Italia sicchè mentre lo ringrazio gli chiedo se non stia covando l’idea di stabilirsi in Italia…e subito: ”lo sto sognando!”. Lo lascio a malincuore e torno alla serata. Se il Globo d’Oro alla carriera è andato ad una Donna-Attrice di rara bellezza, iconica, nota nel mondo qual’è Monica Bellucci, mi ha molto colpito l’incredibile voce e il volto plastico ed evocativo di Maurizio Lombardi cui è andato lo speciale riconoscimento del Globo d’Oro Italiani nel Mondo. Un attore dalla statura internazionale, talchè è proprio internazionalmente che si va esprimendo con una incisività molto oltre il comune, anzi oltre lo straordinario anche quale nobile portabandiera dell’italianità nel mondo. Oltre il comune e soprattutto oltre il convenzionale sono stati i co-direttori Alina Trabattoni e Claudio Lavanga -con la regia di Antonio Centromani- che hanno condotto la serata con misurata eleganza, nessuna affettazione, nessun cedimento allo sterile sussiego, piuttosto con deliziose piccole e simpatiche gags a stemperare la solennità dei conferimenti, la magia della notte del cinema italiano, il fascino di una storia infinita, gloriosa, scintillante e ammaliante. Alina Trabattoni cura insieme a Claudio Lavanga la direzione artistica del Globo d’Oro – riconoscimento dell’intenso duro costante lavoro, un intreccio di passione e dedizione che tutti i professionisti del cinema spendono per porre in essere le loro opere. In ragione di ciò, per coloro che ricevono questo premio, con una metafora appropriata a Roma, direi che si aprono le porte di un pantheon; nel 27 a.C. a Roma veniva eretto il Pantheon, grazie a Marco Vipsasio Agrippa, genero di Augusto. Luogo assolutamente emblematico che l’Agrippa dedicò alla dea Cibele oltre che a tutti gli dei passati, presenti e futuri, ma, per prima, lo dedicò proprio a una divinità femminile. E ritorna il principio femminile che in questa 64^ Edizione il Globo d’Oro della Stampa Estera, associazione che mette insieme diverse centinaia di soci in tutto il mondo, ha magistralmente posto all’attenzione del mondo. “Si premiano tutti quegli artisti che hanno contribuito significativamente alla cultura italiana e internazionale, riferisce la Trabattoni: l’industria cinematografica italiana è semplicemente straordinaria. I suoi attori, produttori e registi sono rinomati per la loro bravura e talento ed hanno contribuito a creare film che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cinema contemporaneo. Nell’ultimo anno, l’Italia ha prodotto una serie di film straordinari che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e hanno affascinato il pubblico di tutto il mondo. Questo dimostra che il futuro del cinema italiano è brillante e promettente, e continuerà a stupire con la sua creatività e innovazione”. Ho seguito per le vie dell’etere, non tutti i giornalisti hanno potuto essere lì, dunque tutto sommato, seguire la diretta s’è rivelato funzionale all’attenzione assoluta, nessuna distrazione, neppure per la bellezza infinita che abbracciava tutti i convenuti. In sontuosa organza total black, quasi dark, tacco stratosferico oltre i 15, la deliziosa Bellucci s’è lasciata andare al romanticismo, anche diplomatico, allorchè ha ringraziato il nuovo compagno di vita per averla accompagnata, si parla del grande Tim Burton; proprio quel Timothy Walter Burton, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, animatore e disegnatore statunitense noto per quel suo cinema dalle ambientazioni spesso fiabesche e gotiche, ma interessato anche a temi riguardanti l’emarginazione e la solitudine. Il Tim Burton i cui film pare abbiano incassato oltre 4 miliardi di dollari sicchè, nella storia del cinema, passa per essere uno dei registi di maggiore successo commerciale. La Bellucci ha, quindi, ringraziato tutte le talentuose persone incontrate verso le quali ha dichiarato la propria gratitudine per averle insegnato a migliorarsi come attrice ed ha ringraziato le figlie per insegnarle sempre tante cose, proprio alle figlie ha dedicato il Premio. Emozionante è stata la semplicità elegante di Paola Cortellesi -stella italiana- che col Suo “C’è ancora domani“ continua a mietere premi e successo di pubblico e d’incassi internazionali. Ben 124 nazioni, infatti, le stanno tributando riconoscimenti e successo; e dopo la Francia, l’Inghilterra, Spagna, Germania e Argentina ha dichiarato di sperare che anche gli Stati Uniti si accorgano di questa pellicola che sta funzionando, e non poco, sul piano internazionale; una pellicola, “una storia”, ha riferito:”…che continua ad esistere…”. Fondato nel 1960, il Globo d’Oro sta assistendo in questa edizione 2024 ad una Cortellesi che col suo film si muove in ben 124 paesi; una Cortellesi che ha detto di sentirsi fiera di come le donne sappiano stare sì dentro le storie, ma come sappiano anche crearle e narrarle. A chi le ha chiesto cosa abbia determinato il successo della sua opera, ha sostenuto di poter ascrivere il successo al registro utilizzato, il taglio che le è più connaturato: l’umoristico e l’ironico. Ha tenuto anche a rimarcare che “il 45% del pubblico è maschile, la quale ci deve far gioire, significa che sono in molti a voler camminare insieme alle proprie figlie e alle proprie compagne, insomma insieme alle donne”. Il Globo d’Oro, alla sua 64ª edizione, continua ad essere, dunque, un enorme faro che proietta il suo luminosissimo raggio di luce sul panorama cinematografico italiano e premia la Migliore fotografia Paolo Carnera, in “Adagio”, il Miglior cortometraggio (Unfitting” di Giovanna Mezzogiorno), il Migliore documentario (Trudy Styler con “Posso entrare? An Ode To Naples”), la Giovane promessa (Rebecca Antonaci per “Finalmente l’alba”), la Migliore opera prima (“Gloria” di Margherita Vicario), la Migliore serie TV (“Un amore” di Francesco Lagi), la Migliore colonna sonora (Margherita Vicario e Davide Pavanello per “Gloria”), la Migliore sceneggiatura (Daniele Lucchetti e Francesco Piccolo per “Confidenza”), la Migliore commedia (“Romeo e Giulietta” di Giovanni Veronesi), la Migliore attrice (Micaela Ramazzotti in “Felicità”), il Miglior attore (Elio Germano in “Confidenza”), la Migliore regia (Matteo Garrone per “Io capitano”) e il Miglior film (C’è ancora domani” di Paola Cortellesi). Molto avrei da dire sul grande Garrone, sul suo deserto per viaggiatori estremi, per i suoi estremi sentimenti in un mondo che va desertificandosi sia nei territori fisici che in quelli dell’anima, e se i deserti fisici sono terribili, lo sono ancora di più i deserti dell’anima. Molto avrei da narrare delle tante stelle italiane per le quali vorrei una strada…si proprio una via, magari Via Veneto che si faccia raccolta di impronte di quanti adesso -da tutto il mondo- torneranno sul palcoscenico totale e favoloso che è la nostra Italia, madre di una Cinematografia maiuscola (rivendico ovviamente la maternità di questa idea che mi auguro l’Associazione della Stampa Estera voglia prendere in considerazione operativa-magari da inaugurare per l’Edizione 2025) Non una copia di quella americana, semplicemente una strada italiana per le impronte dei divi e dei nuovi cineasti di tutto il mondo. Il Globo d’Oro ha il proprio Comitato Cinema 2024 composto da Claudio Lavanga (Direttore Artistico) NBC NEWS, USA; Alina Trabattoni (Direttore Artistico) TRT World; Maarten van Aalderen, De Telegraaf, Olanda; Patricia Mayorga Marcos, El Mercurio, Cile; Vera Naydenova (Responsabile Serie TV) BTV, Bulgaria; Vera Shcherbakova (Responsabile Sezione Cortometraggio) ITAR-TASS, Russia; Sofya Lipenkova, corrispondente freelance, Russia (responsabile social media Globo d’Oro); Alba Kepi, RTV Ora News, Albania; e Constanze Templin giornalista freelance, Germania (Responsabile Sezione Lungometraggi). Serata stregata direi! So di avere parlato oltre ogni misura, so che sto profittando dell’ospitalità di SassiLive e del Suo direttore, so di essere andata oltre la mera cronaca, ma mi premeva prendere in considerazione il Valore Cinema quale potente mezzo culturale e il Valore Cinema quale Industria dall’indubbia valenza economica.