Nell’ambito del Workshop of Unesco Chair “Paesaggi Culturali del Mediterraneo e Comunità di Saperi” della Cattedra Unesco di Matera è stato intervistato Vincenzo Menzella, ex assessore ai Sassi e tra i promotori dell’iscrizione a Patrimonio dell’Umanità dei Sassi di Matera.
Un’intervista, quella realizzata dai giovani architetti in formazione, nella quale ha raccontato il percorso che lo ha visto impegnato con l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Francesco Saverio Acito nel processo di accompagnamento della città e nel suo coinvolgimento, affinché fosse resa partecipe, e dunque consapevole, della candidatura che ha portato poi all’ottenimento del titolo.
Di fatto -ha ricordato Menzella- si trattava di comunicare che una parte significativa del contesto urbano di Matera, i Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri e della Gravina, stava per divenire una ricchezza che appartenesse non più soltanto ai cittadini ma all’umanità intera. “Matera è città del mondo non più dei materani”. Accanto al cammino di studio e di ricerca attento ai sistemi dell’acqua, alla trama ipogea, al microclima e all’interazione ambientale trattati nel rapporto realizzato dall’Architetto Pietro Laureano, il valore sociale.
Appare infatti inutile parlare di una candidatura se non si costruisce un fondamento in termini identitari in grado di sostenerla. Da qui le iniziative intentate nella direzione della condivisione dell’eccezionale valore universale del sito. Tra queste, la conferenza pubblica tenutasi nell’ottobre dell’anno che aveva preceduto la nomina, nelle sale del Centro Carlo Levi di Matera, per prospettare alla città l’ambizioso programma di cooperazione internazionale patrocinato dalle Nazioni Unite e mirato a custodire le preziose testimonianze di un’eredità culturale millenaria e quelle che sarebbero state le sue prospettive,
e i successivi sforzi concentrati sull’elaborazione di politiche per la protezione e all’adattamento del sito oltre che l’impegno nella gestione.
L’Unesco, si evince dalle sue parole, ha significato tanto per la città in termini di riappropriazioni valoriali e in termini di visibilità internazionale: l’esperienza dei Sassi si candidava infatti ad essere di interesse per tutti i paesi del Mediterraneo. Essa ha significato il sostanziale superamento del trauma che aveva investito la comunità depauperata di un pezzo significativo della sua storia insediativa.