Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha rivelato in un recente report i valori delle PMI italiane relativi ad un interessante indicatore: il Digital Intensity Index.
Scopriamo subito di cosa si tratta.
Cos’è il Digital Intensity Index
Il Digital Intensity Index è un indicatore strutturato con l’obiettivo di scoprire quante PMI possono essere considerate digitalmente all’avanguardia.
La sigla PMI, è utile ricordarlo, fa riferimento alle piccole e medie imprese, ovvero aziende con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 250.
Quest’indicatore è articolato su 12 diversi parametri, e affinché i livelli di digitalizzazione dell’azienda possano essere considerati validi, quest’ultima deve rispondere positivamente ad almeno 4 di essi.
I parametri considerati nel Digital Intensity Index
Il primo parametro considerato nel Digital Intensity Index riguarda l’utilizzo della connessione, nello specifico l’azienda risponde positivamente al medesimo se almeno il 50% dei propri addetti è connesso.
Il secondo parametro riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale, quella che può senz’altro considerarsi la più grande innovazione tecnologica degli ultimi tempi. Il terzo invece è un dato tecnico relativo alla connessione, ovvero la disponibilità di una velocità BL fissa in download maggiore o uguale a 30 Mbit/s.
Il quarto parametro riguarda l’effettuazione di analisi di dati, che sia all’interno o all’esterno dell’impresa, il quinto l’acquisto di servizi di cloud computing ed il sesto l’acquisto di servizi di cloud computing sofisticati o intermedi; è utile sottolineare che per “cloud computing” si fa riferimento alla vasta gamma di servizi informatici che vengono erogati in modalità cloud, ovvero direttamente online, senza dover installare software sui propri dispositivi e senza dover collocare risorse in infrastrutture di proprietà.
L’elenco dei parametri considerati nel Digital Intensity Index prosegue con l’utilizzo dei social media, divenuto ormai indispensabile nell’ottica del marketing e della reputazione aziendale, di software ERP e di software CRM.
ERP è acronimo di Enterprise Resource Planning, e programmi informatici come questi consentono di effettuare attività gestionali ed organizzative dell’azienda di varia tipologia, come ad esempio la gestione del personale o la tenuta della contabilità; CRM è invece acronimo di Customer Relationship Management e la finalità principale di questi strumenti è quella di gestire i contatti con i clienti.
Non è raro che i software CRM associno alle loro funzionalità principali delle utili funzioni aggiuntive: il software vtenext.com, ad esempio, è molto apprezzato anche per i suoi strumenti di Data Analysis.
Il decimo parametro considerato è l’utilizzo, da parte dell’impresa, di almeno due social media, cosa che può senz’altro garantire un vantaggio rispetto all’uso di un unico social, l’undicesimo e il dodicesimo parametro, infine, riguardano l’effettuazione di vendite online, più esattamente, uno prevede che il valore delle vendite online sia maggiore o uguale all’1% dei ricavi totali, l’altro invece prevede che le vendite web siano maggiori dell’1% dei ricavi totali e che le vendite di tipo B2C, ovvero quelle rivolte ai consumatori (non alle imprese) siano maggiori del 10% dei ricavi web.
È questo, dunque, il quadro completo del Digital Intensity Index, andiamo dunque a scoprire quali sono le statistiche emerse dallo studio di Istat.
Digital Intensity Index e PMI italiane
Secondo il report di Istat, il quale è assolutamente recente, facendo riferimento al 2023, in Italia le PMI coerenti con il Digital Intensity Index, ovvero quelle che rispondono positivamente ad almeno 4 dei parametri presentati, rappresentano il 60,7% del totale.
Tale percentuale risulta superiore a quella dell’intera Unione Europea, la quale si attesta a quota 57,7%, e questo è sicuramente un aspetto positivo che merita di essere evidenziato; al di là di questo, comunque, è senz’altro legittimo ambire ad un dato ancor più elevato.
I parametri per i quali le PMI italiane hanno fatto registrare le percentuali di coerenza più elevate sono quelli relativi alla connettività, al cloud computing e all’uso dei social media, è ancora bassissimo, invece, il ricorso all’intelligenza artificiale, che secondo l’Istat contraddistingue appena il 5% delle imprese censite.
Le PMI che riusciranno a valorizzare questa nuova tecnologia nel prossimo futuro sapranno senz’altro garantirsi un importante valore aggiunto, sia perché, appunto, i concorrenti che ricorrono all’AI sono ancora molto pochi, e sia perché l’intelligenza artificiale è uno strumento di straordinaria potenza.