La proposta di Cgil e associazioni: “Affidare il centro in modo del tutto eccezionale a Protezione civile e Croce rossa, gli unici ad avere una strumentazione adeguata per fronteggiare l’emergenza”. Di seguito la nota integrale.
La rete per le politiche migratorie costituita da Cgil Potenza, Arci, Lucaniaworld, Adan, cooperativa sociale La Mimosa e Filef, è venuta a conoscenza che il bando per l’accoglienza diffusa dei braccianti stagionali migranti nell’Alto Bradano è andato deserto. Ricordiamo che il bando era stato adottato dalla Regione Basilicata come risolutivo rispetto alla mancata apertura del centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio per inagibilità. Il sindacato aveva già espresso perplessità rispetto alla soluzione prospettata, ritenendo che tale decisione non solo andasse presa in anticipo e non in concomitanza con l’apertura della campagna della raccolta del pomodoro, ma andasse condivisa con la comunità locale ospitante proprio per evitare che il bando andasse deserto. La conseguenza è, come temevamo, che i primi migranti sono già accampati a Palazzo San Gervasio in alloggi di fortuna e che alcuni di loro hanno occupato il centro nonostante sia chiuso, andando incontro anche a probabili sanzioni.
Tutto ciò è inaccettabile e non è da paese civile. Più volte abbiamo denunciato i rischi di una politica dell’accoglienza basata sull’emergenza ma le istituzioni hanno fatto orecchie da mercante. Il risultato, oggi, è che l’accoglienza dei braccianti stranieri in agricoltura è tornata indietro di dieci anni, a prima che aprisse l’ex Tabacchificio, vanificando ogni protocollo sottoscritto da sindacati, Prefettura e aziende agricole per fornire un’accoglienza dignitosa anche se con evidenti criticità irrisolte. Il Centro infatti, dopo anni di battaglia e su pressione delle forze sociali coinvolte, prevedeva un minimo di servizi igienici e di cura per la persona (letti, cucine da campeggio) oltre alla presenza di un Centro per l’impiego per reclutare la manodopera, un presidio sanitario e il servizio di trasporto verso e dai campi. Tutti elementi essenziali per arginare il più possibile le maglie dell’illegalità.
Dobbiamo purtroppo constatare la volontà politica di questo governo regionale e dei sindaci dei Comuni interessati ad abbandonare questi lavoratori a loro stessi, rendendoli altamente vulnerabili rispetto alle insidie del caporalato, piaga tutt’altro che risolta in Basilicata.
Riteniamo infatti che le soluzioni alternative esistano, ma vengano volutamente ignorate. Prima di tutto chiediamo l’impiego delle risorse a disposizione, ovvero dei fondi Pon/Poc legalità già pronti per il villaggio di Boreano e Gaudiano a Venosa, per una spesa complessiva di 15 milioni di euro, includendo anche le risorse per il centro di accoglienza di Scanzano, i cui termini di utilizzo scadono nel 2025. Nell’immediato, invece, rispetto al centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, chiediamo un intervento straordinario delle istituzioni affinché il centro possa riaprire in sicurezza affidandone la gestione diretta alla Protezione civile o alla Croce rossa, dotate delle strumentazioni necessarie a fronteggiare l’emergenza e offrire almeno le condizioni minime di accoglienza. Una soluzione tampone a nostro avviso, a cui mai avremmo voluto si giungesse, ritenendo un dovere politico, etico e morale garantire a questi lavoratori, fondamentali in un comparto che soffre la mancanza di manodopera, un’accoglienza più che dignitosa, attraverso una programmazione seria e puntuale.