“Ultima cena queer” alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Parigi 2024, intervento di Franco Vespe. Di seguito la nota integrale.
Si è chiusa con non poche polemiche la giornata inaugurale della XXXIII olimpiade dell’era moderna. La sfilata delle squadre nazionali è stata svolta in modo inusuale lungo la Senna. Solitamente si svolge sull’anello dello stadio olimpico. Per lo spettacolo che fa da corollario alla passarella degli atleti i francesi ovviamente, manco a dirlo, hanno scelto come tema quella dell’inclusività. Nell’assistere alla sfilata il timore dello scrivente era che lo show si trasformasse in un ennesimo gay pride provocatorio, blasfemo con annesso trionfo del cattivo gusto. Cominciamo subito col dire che il tema scelto, come ormai accade nella decadente europa da un po’ di anni, tradisce un intento ideologico ed è stata una ridondante quanto stucchevole ri-sottolineatura. Una inutile sottolineatura perché forse l’attività umana più inclusiva che ci può essere è quella dello sport. Da sempre lo sport ha svolto questa funzione. Finanche nei momenti più bui della storia dell’uomo. La mente ed i ricordi non possono che andare alle Olimpiadi del 1936 di Berlino che stando al delirio ideologico Hitleriano, avrebbe dovuto celebrare la superiorità della razza ariana. A vincere fu invece Jessie Owens e l’inclusività. Infatti, dietro Owens nel salto in lungo si piazzò il “nazista” Lutz Long. Proprio in occasione di quella gara nacque una forte amicizia fra i due ad onta delle feroci discriminazioni che erano diventate ormai normalità ineluttabile. Lutz fra l’altro diede utili consigli a Jessie che gli permisero poi di vincere la gara! Lutz passò i suoi guai per questa sua coraggiosa amicizia e trovò la morte nel 43 in Sicilia. Un secondo episodio che piace richiamare è quello del pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri a Città del Messico per combattere le discriminazioni razziali. Sul podio c’era per la medaglia d’argento anche l’australiano Peter Norman, rigorosamente bianco che, per solidarietà con i primi due, ostentò lo stemma dell'”Olympic Project for Human Rights”. Pochi sanno che anche Peter Norman per questo gesto ribelle, subì delle conseguenze altrettanto gravi come quelle patite da Smith e Carlos. Gli fu impedito di gareggiare alle Olimpiadi successive e fu sistematicamente boicottato dalle autorità sportive australiane. L’amicizia fra i tre rimase così forte anche dopo la carriera sportiva tant’è che alla morte di Norman avvenuta nel 2006 i due americani vollero portare in spalla il suo feretro. Di queste storie meravigliose di amicizia, inclusione, di profonda empatia e rispetto, lo sport ne può raccontare davvero tante! Perché allora sottolineare ulteriormente questa dimensione che nessun’altra disciplina od attività meglio dello sport può esprimere? Perché strozzare nella gola del meraviglioso mondo dello sport quell’ inno all’inclusività, amicizia e tolleranza che sa intonare in modo così unico ed armonioso. Poi c’è la questione del richiamo “blasfemo” all’ultima cena. Un “Tableau Vivent” popolato di drag queen che ci ha fatto melanconicamente ripiombare nell’ormai stucchevole estetica provocatoria e prepotente di un gay pride. Chi scrive lo ritiene una volgare ed una caduta di stile indecente di una cerimonia che stava celebrando la grandeur francese molto ben confezionata. Che il riferimento del “Tableau Vivant” sia quello dell’ultima cena è fuori discussione. Lo testimoniano gli stessi “drag queen” che hanno partecipato all’impresa. Poco convincenti sono stati i chiarimenti forniti dall’ideatore del quadro vivente Thomas Jolly. Stando al nostro Thomas il quadro si riferisce ad una festa dionisiaca ‘Le Festin des dieux’ dipinta dal famosissimo in tutto il mondo Jan Harmensz van Bijlert (rispetto a lui Leonardo da Vinci un minore!) artista del 600 che raffigura un banchetto degli dei sull’Olimpo. Chi è che non conosce nel mondo questo straordinario quadro. In verità la sua è stata una malinconia, miserevole puerile pezza giustificativa buttata li per spiazzare gli “offesi” reazionari, clericali e di ultradestra e farli passare per zoticoni ignoranti. Ma come non conoscete Le Festin des dieux”! Caro Raffaele P. il reazionario di ultradestra ” Mèlenchon” (sto scherzando…! Melenchon è il nuovo vostro vate della sinistra europea!) ha forse scritto la cosa più sensata e delicata sulla vicenda: ” Non mi è piaciuta la presa in giro dell’Ultima Cena cristiana, l’ultimo pasto di Cristo e dei suoi discepoli, il fondatore del culto domenicale. Naturalmente non entro nella critica della “blasfemia”. Questo non riguarda tutti. Ma mi chiedo: perché rischiare di ferire i credenti? Anche quando siamo anticlericali! Quella sera stavamo parlando al mondo. Tra i miliardi di cristiani nel mondo, quante persone coraggiose e oneste a cui la fede aiuta a vivere e sanno partecipare alla vita di tutti, senza dare fastidio a nessuno?” Già caro Raffaele perché rischiare di ferire miliardi di credenti così gratuitamente? Perché in un momento così gioioso devi mortificare una parte di umanità e costringerla, intristita, a ritirarsi dalla festa? In verità è parte integrante di quella “cancel culture” con la quale il nostro occidente si sta auto-infliggendo colpi mortali. Noi democrazie occidentali stiamo provando vergogna per un passato nel quale crediamo di aver svolto un feroce ruolo di aguzzini martoriando altri popoli, civiltà e sfruttando loro risorse. Il politicamente corretto poi fa il resto cercando di riparare stupidamente ai torti subiti a babbo morto. Al centro di questa “cancel culture” ci sta proprio il cristianesimo che è dipinto ormai come la quinta essenza del male e che secondo questa visione “demoniaca” è l’ispiratrice delle tragedie che abbiamo noi “ricchi” seminato nella Storia. L’inclusione e la tolleranza vale per tutti ma non per i cristiani ed i cattolici! A causa delle nefandezze di cui ci siamo macchiati, meritiamo di essere silenziati, azzerati, espulsi dalla società. Tutti possono parlare e dire la loro ma, perbacco! lo stato è laico e tu che sei credente, confessionale, dogmatico (ora noi mò!) devi solo stare zitto e vivere nelle pieghe oscure ed anonime della società. A causa di ciò pertanto è legittimo, eroico, esaltante vilipendere e deturpare tutte quelle espressioni religiose e culturali prodotte da 2000 anni di Cristianesimo nel nostro continente. Possiamo dimostrare ampiamente come storicamente e culturalmente gli ideali della Rivoluzione Francese, come il concetto di laicità dello stato sono ideali e conquiste conseguite grazie ai valori cristiani che hanno serpeggiato e si sono evoluti nella nostra storia. Raffaele ma che te lo dico e spiego a fare? Ma io mi sento poi offeso anche come italiano. Perché stravolgere e parodiare una grandissima opera d’arte come l’ultima cena di Leonardo che è parte del patrimonio artistico-culturale del nostro paese? Forse perché voi francesi non siete riusciti a portarvela al Louvre come avete fatto con la Gioconda?
P.S. in Francia sarei un attivista entusiasta di Mèlenchon!
Complimenti a Franco per la capacità di mettere in luce tutte le falle della cultura laicista che sbanca in europa (diminutivo voluto) da un pò!
Bravo, bene, bis!!!