Filomena Labriola: “”Istituire in Basilicata l’ordine professionale dei pedagogisti e degli educatori”. Di seguito la nota integrale inviata da Filomena Labriola, Pedagogista, dottore di ricerca e già presidente Anpe per Puglia e Basilicata.
Il 15 aprile di quest’anno è stata approvata la legge n.55 concernente “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative ed istituzione dei relativi albi professionali”.
Un percorso lungo e tortuoso, portato avanti con tenacia da numerosi professionisti dell’educazione che, attraverso lo strumento consultivo e di partecipazione quale l’associazionismo , ha portato alla emanazione della legge sopra citata .
Un percorso ostacolato da tentativi europei liberali che dichiaravano la volontà di annullare ogni tentativo” ordinistico”, spingendo per l’eliminazione degli ordini professionali già esistenti. Tentativi falliti a fronte di una fortificazione massiccia di professionalità riconosciute e legittimate a discapito di altre che, nei tavoli di lavoro, venivano considerate di serie “b” perché non appartenenti ad un albo e ad un ordine.
L’idea di liberalizzare le professioni, dando valore specifico ad un percorso di laurea che sia di per sè abilitante (e dunque che preveda una fase di tirocinio pre-laurea) senza poi effettuare un praticantato ex-post e con l’aggiunta di ulteriore esame di stato, ha la sua valenza se crediamo in una Università che forma in maniera efficace i futuri professionisti e se riversiamo il bisogno di controllo della qualità della prestazione in ciascun professionista. Un po’ una idea Kantiana basata sugli imperativi morali del tipo “il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me”.
Poco realistico purtroppo. Le stesse associazione delle professioni non ordinistiche, in passato, hanno richiesto (avendo le caratteristiche) di essere riconosciute dal Mise e curando anche l’aspetto dell’attestazione di qualità delle prestazioni professionali dei propri associati.
L’ordine, al netto di ogni riflessione, rappresenta ad oggi, la legittimazione di una professione e la garanzia di interventi professionali scientificamente e deontologicamente guidati.
I pedagogisti e gli educatori professionali socio-pedagogici, in passato considerate professioni intellettuali (come filosofi e sociologici), attraverso l’istituzione dell’ordine, hanno la possibilità di vedere riconosciuto un principio primo fra tutti: le scienze dell’educazione come scienze pratico-progettuali finalizzate al benessere del cittadino e della intera società, attraverso processi di apprendimento pedagogicamente diretti.
Un’attività, quella dell’educatore socio-pedagogico e del pedagogista (preposto alla progettazione e al coordinamento dei processi educativi) che si esplica in tutte le fasi della vita, in quanto l’educazione si configura come un percorso che inizia dalla nascita sino alla quarta età:il tempo della vita è il tempo dell’educazione!
La complessità della società postmoderna pone diversi interrogativi, ma non serve disquisire di essi se si trascura la formazione dell’uomo, della donna che in essa vi abitano.
Negli anni si è reso sempre più necessario regolamentare le professionalità che si occupano di educazione e formazione.
Ad oggi diverse sono le questioni in ballo: una legge non perfetta , non esaustiva specie se si pensa alla confusione rispetto ai titoli di accesso ai rispettivi albi (uno per gli educatori socio-pedagogici e uno per i pedagogisti);la questione legata ai contratti di lavoro rivolta alle persone che non sono in possesso dei titoli adeguati per esercitare la professione, l’obbligatorietà dell’iscrizione per tutti, non solo per i liberi professionisti ma anche per i lavoratori a tempo determinato, indeterminato, nel settore pubblico e privato (dunque terzo settore). In ultimo, la questione relativa alla richiesta di una possibile proroga dei termini di scadenza (ad ora fissata al 6 agosto c.a.) che, a mio avviso, porterebbe ad una ulteriore confusione.
Ad ogni modo, le questioni sollevate possono trovare in regolamentazioni future un punto di incontro tra professinisti, datori di lavori e mondo sindacale.
L’importante è non cedere il passo ad una volontà, forse implicita, di tornare al passato, dopo anni spesi a redigere documenti, protocolli di intesa, progetti lavorativi, nonché implementazione della ricerca scientifica nel settore pedagogico, che hanno rappresentato i passi propedeutici alla emanazione della legge sull’ordine professionale.
Ottima riflessione,
in un momento molto delicato del processo di costituzione ordinistica, alla vigilia delle elezione dei consigli regionali e dei presidente degli albi professionali, alcune forze di governo potrebbero cedere alle pressioni dei datori di lavoro che vogliono continuare l’andazzo di utilizzare personale non qualificato nei servizi alla persona. Una vergogna tutta italiana, che per abbassare i costi delle prestazioni in convenzione, sfrutta e sottopaga migliaia di persone non qualificate e spesso nelle stesse condizioni sociali di povertà dei loro assistiti! Una vergogna a cui le lotte dei pedagogisti e degli educatori ha contribuito a mettere fine, con l’obbligo da parte delle cooperative di assumere educatori iscritti all’albo professionale e quindi in possesso di tutti i requisiti di professionali.
Come APEI abbiamo scritto a tutti gli organi politici, sindacali, associativi e ministeriali per scongiurare questa eventualità che non solo sarebbe una doccia fredda per i 50.000 professionisti già regolarmente iscritti e in attesa di eleggere i propri rappresentanti, ma è manchevole di qualsivoglia motivazione! Ma andiamo con ordine.
Le principali motivazioni sono i tempi troppo stretti per presentare le domande (falso! in pochi giorni si sono presentati in 50.000!!), il black aut del sistema di cura e assistenza e la chiusura a settembre degli asili nido. Tutte motivazioni pretestuose e false, in quanto si prevede di concludere la fase elettiva non prima del 2025, poi si dovrà attendere che tutte le regioni completino l’iter, rispondere ai puntuali ricorsi e attendere il decreto ministeriale con la nomina del presidente nazionale. La migliore e più ottimistica delle ipotesi formulate vede nel 2026 la prima riunione ufficiale dell’ordine. Quindi che che stiamo parlando? Che andate cianciando di blocco dei servizi, bambini in strada, vecchietti abbandonati e comunità chiuse per il licenziamento di migliaia di operatori? A parte il fatto che questo conferma che nei servizi educativi di cura, assistenza e sostegno alla fragilità lavora “la qualunque” come diceva un noto comico, ma è evidente che non esiste alcuna “crisi” e che c’è tutto il tempo di adeguarsi alle nuove norme, come è evidente la stizza e la preoccupazione che spinge il mondo imprenditoriale dei servizi educativi e di cura di perdere i propri “operatori a basso costo” e sostituirli con professionisti qualificati per servizi di qualità. Giusta la riflessione della dottoressa Labriola quando afferma che vogliono tornare al passato! Ai tempi d’oro, in cui era meglio investire nell’assistenza ai minori non accompagnati, che fruttavano più della droga, dichiarazioni risultate da intercettazioni telefoniche dei carabinieri di noti mafiosi, in cui il gioco era di incassare contributi robusti per l’educazione, la cura e l’assistenza di questi poveri ragazzi e lucrare sui ricavi abbassando i costi materiali, sottopagando gli operatori e riducendo a zero i costi, ovviamente tutto a scapito della qualità dei servizio ai ragazzi.
NO ALLA PROROGA AL 31 DICEMBRE, RICHIESTA DALLA PARTE DATORIALE CHE NASCONDE LA VOLONTA’ DI ABOLIRE E/O FORTEMENTE MUTILARE LA LEGGE 55/24. 50.000 EDUCATORI E PEDAGOGISTI UNITI NELL’ORDINE PROFESSIONALE NON SI ERANO MAI VISTI!!! UNA FORZA PROFESSIONALE DA NON OFFENDERE, DA NON DENIGRARE E SOPRATTUTTO DA NON DELUDERE!