Morte del giovane Belmaan Oussama presso il Cpr di Palazzo San Gervasio, Consigliere regionale Cifarelli (PD): ho visitato la struttura per verificare la situazione e parlare con i diretti interessati. Di seguito la nota integrale.
Dopo quanto accaduto nel Cpr di Palazzo San Gervasio negli scorsi giorni ho reputato doveroso andare personalmente presso la struttura per verificare la situazione e parlare con i diretti interessati. La morte del giovane Belmaan Oussana in condizioni ancora tutte da chiarire e le successive proteste dei trattenuti hanno riportato alla ribalta nazionale la struttura di Palazzo San Gervasio e riproposto il problema dei Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Nonostante la c.d. Direttiva Lamorgese sia chiara e prevede la possibilità per i consiglieri regionali di accedere ai centri di permanenza senza alcuna preventiva autorizzazione da parte della Prefettura, ho dovuto attendere oltre un’ora prima di poter entrare nel Centro. Insieme a me, ad attendere pazientemente, c’erano il dr. Francesco Bianchi, il dott. Nicola Cocco, medico esperto di medicina detentiva e delle migrazioni e l’avv. Arturo Raffaele Covella, esperto di diritto dell’immigrazione, i quali mi hanno coadiuvato durante l’accesso.
Nelle due ore abbondanti che ho trascorso all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio, ho potuto toccare con mano, ancora una volta, le indegne condizioni in cui sono costretti a vivere gli stranieri trattenuti e sottoposti a detenzione amministrativa. Il Centro presenta evidenti i segni delle proteste del giorno precedente quando, dopo la morte del giovane Belmaan Oussana, i trattenuti hanno iniziato una lunga protesta per far sentire la loro voce. Spazi angusti, strutture fatiscenti, un caldo insopportabile e la mancanza di spazi adeguati al trattenimento per lungo periodo.
Sono numerose le criticità che sono emerse durante la visita e che saranno oggetto di approfondimento da parte mia. Sono troppi gli ostacoli che sono stati frapposti alle mie richieste e alla possibilità di ottenere chiarimenti. Non mi è stato consentito l’ingresso ai moduli abitativi. I colloqui con gli ospiti del Centro sono avvenuti ma solo attraverso le sbarre delle gabbie che circondano i diversi moduli abitativi. Non è stato possibile comprendere se il giovane Belmaan Oussana fosse in condizioni idonee per poter essere ospitato in tale struttura, questione importante che esula dalle indagini che stanno svolgendo gli organi preposti.
Non ho potuto visionare la documentazione richiesta, ma sono stato invitato a presentare richiesta di accesso agli atti alla Prefettura per essere autorizzato a visionare tali atti. Troppe domande sono rimaste senza risposta e dovranno essere oggetto, da parte mia, di opportuni approfondimenti. In definitiva, posso affermare che non sono stato messo nelle condizioni di esercitare in maniera piena il mandato di consigliere regionale, di rappresentante di una comunità che pretende di sapere cosa accade all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio. Tutto rinviato.
Nel ringraziare comunque le forze dell’ordine ed il personale della cooperativa che gestisce il Centro per l’ospitalità, reputo grave quanto accaduto ieri, sia perché denota una mancanza di trasparenza che non fa bene alle istituzioni in questo momento delicato, sia perché sembra esserci insofferenza rispetto ai sistemi di controllo predisposti dalla legge proprio per evitare arbitri e storture che vanno a colpire le persone e i diritti. Sono convinto che il Cpr di Palazzo San Gervasio sia una struttura inadeguata, con gravi carenze strutturali e che vada chiusa immediatamente.
Il fenomeno dei migranti va affrontato con determinazione e nel rispetto della legge e dei diritti delle persone evitando la propaganda.
Con il Pd nazionale e regionale, quindi con il responsabile nazionale per le politiche migratorie -Pierfrancesco Maiorino- e il Segretario regionale Lettieri, nei prossimi giorni ci mobiliteremo sul tema delle condizioni dei CPR in Italia ed in Basilicata con manifestazioni e proposte insieme ad altre forze politiche associazioni e sindacati.