Una “spada di Damocle” si abbatte sulle oltre 15.500 “imprese rosa” del nostro territorio. L’Italia è al primo posto in Europa per numero di imprenditrici e lavoratrici indipendenti, (1.610.000), ma risulta ultima in fondo alla classifica Ue per tasso di occupazione femminile: il 53,4% contro la media europea del 66,1%. Ad evidenziarlo è un rapporto di Confartigianato su luci e ombre del lavoro femminile in Italia.
A fine 2023 – in linea con quanto accaduto nel resto d’Italia – c’è stata in Basilicata una battuta d’arresto nella crescita delle imprese guidate da donne: meno 318 aziende rispetto al 2022, con una perdita del 2%. Una frenata che incide relativamente, rispetto al tasso di “femminilizzazione” del sistema produttivo, che in Basilicata resta al 26,53%: una percentuale molto più alta rispetto a quella del Paese (22,25%) e anche a quella del Mezzogiorno (23,76%)
“I temi riferiti alle imprenditrici stanno alimentando il nostro lavoro di rappresentanza. Le imprenditrici e in generale le donne – evidenzia Rosa Gentile, dirigente nazionale e regionale Confartigianato – soffrono in maniera particolare la bassa spesa pubblica per sostenere famiglie e giovani: non a caso il nostro Paese figura al ventiduesimo posto in Europa con la magra percentuale dell’1,4% di risorse dedicate a questo obiettivo. Esemplificando, a fronte di 12 euro per sanità e pensioni destinati agli anziani, solo un euro va alle famiglie e ai giovani”.
Secondo il rapporto di Confartigianato, bisogna inoltre ancora lavorare sodo per ridurre le diseguaglianze di genere. Nel 2022 la spesa pubblica finalizzata a questo obiettivo, tra cui i fondi per l’imprenditorialità femminile, gli incentivi all’occupazione femminile e le misure di conciliazione vita-lavoro, risulta diminuita del 25,6% rispetto al 2021. “Per tutto questo – aggiunge Gentile – Confartigianato continua a chiedere una svolta concreta nelle politiche per sostenere e incentivare l’impegno femminile nel settore produttivo che sia l’effetto di una auspicata svolta culturale da tanto tempo attesa”. “Le speranze di recupero sono affidate all’aumento del 24,9% degli stanziamenti previsti per il triennio 2024-2026 e agli interventi del PNRR che però mostrano ritardi di attuazione, in particolare per quanto riguarda gli asili nido: soltanto il 14,1% dei progetti sono stati aggiudicati. E – aggiunge – anche la conclusione del Bando Pnrr Piccoli Comuni con solo tre progetti lucani approvati è deludente perchè soprattutto nei piccoli comuni le donne hanno maggiori difficoltà a realizzare impresa, facendo i conti con la carenza di servizi alla famiglia e in primo luogo con lo spopolamento”.