Martedì 13 agosto alle ore 18 nel Palazzo della Cultura di largo Pignatari a Potenza è in programma l’inaugurazione della mostra “Memorie della pelle. Alice Padovani, Francesca Piovesan”, nata da una residenza artistica ad Armento. Di seguito i particolari.
“404”, il programma di Porta Cœli Foundation fatto di azioni nomadi e diffuse per l’arte contemporanea in Basilicata, conduce a Potenza il suo sesto episodio. La mostra “Memorie della pelle” è prodotta a partire da una residenza artistica nell’ambito delle attività della Galleria civica di Armento (Potenza), con il patrocinio del Comune di Potenza, dell’Assessorato alle Pari opportunità nella persona dell’assessora Angela Lavalle, e del CUG, Comitato unico di Garanzia, nella persone del presidente Giuseppe Romaniello.
Il Palazzo della Cultura di Potenza accoglie quindi, com’è nelle vocazioni di un capoluogo di regione attento ai fenomeni che accadono sui propri territori, un’esperienza densa di elementi di pregnanza civile e antropologica, nell’anno della Città italiana dei giovani e in un frangente di particolare attenzione per la condizione di cittadinanza delle giovani generazioni – e delle giovani donne in particolare – sul territorio lucano.
La mostra è una doppia personale delle artiste Alice Padovani e Francesca Piovesan a cura di Donato Faruolo, e riunisce un racconto trasversale nella produzione delle artiste e i risultati di una residenza artistica mirata alla creazione di nuovo patrimonio cultuale per la cittadina di Armento e per la collezione della sua nuova galleria civica. Un’operazione essenzialmente focalizzata sulla cura del senso, della proficuità di un incontro tra urgenze inaspettatamente complementari: quelle della produzione artistica e quelle delle forme della cittadinanza contemporanea. L’alterità offerta da luoghi spesso percepiti come angusti e limitanti per la vita dei giovani è interpretata proficuamente come risorsa per una ricerca profonda negli immaginari e nelle antropologie che tengono insieme le comunità. Un’alterità fondamentale per il discorso delle arti contemporanee, che non concepiscono periferie culturale.
Individuate con il conferimento del premio “404” nell’ambito della terza edizione di Mediterranean art prize (Monteserico, 2023), il profilo delle due artiste è tracciato attraverso l’allestimento di oltre dieci opere ciascuna, selezionate tra le produzioni recenti in grado di sostenere l’appropriatezza e il senso di una “presenza” in un luogo e in un tempo specifici. Il lavoro di Alice Padovani e Francesca Piovesan, infatti, è apparso da subito straordinariamente eloquente nell’ottica di offrire un contributo all’indagine che la nuova galleria civica stava cominciando a intraprendere intorno alle figure guida dei santi siculo-bizantini Luca e Vitale e alla traccia di una matrice culturale italo-greca sepolta da spinte assimilative e conformanti. Un racconto di resistenza ed emancipazione, in cui due giovani artiste utilizzano le strategie di significazione del visivo per un processo di coscienza ed autocoscienza di valore esemplare.
Non solo ricorrenze formali – entrambe le artiste adoperano l’oro in maniera strutturale, nel solco dell’aura bizantina in cui lavora la Galleria civica di Armento – quanto piuttosto una curiosa “coincidenza” di propositi e metodi, pur nell’estrema diversità dei due percorsi artistici. Alice Padovani e Francesca Piovesan hanno partecipato, nel mese di marzo 2024, alla residenza intitolata “Il ramo d’oro”, dal celebre saggio centenario di James George Frazer, tra i primi trattati di antropologia a volgere lo sguardo sulla ricorsività delle strutture del sacro in religioni, superstizioni, mitologie attraverso lo spazio e il tempo, con uno sguardo alla ritualizzazione del rapporto dell’uomo con la natura e con la percezione di sé nel cosmo – temi centrali nel lavoro delle artiste.
Sulle motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione potentina ad adottare l’iniziativa, dichiara l’assessore alle Pari opportunità Angela Lavalle: «Promuovere la mostra Memorie della Pelle, su proposta di Porta Cœli Foundation e frutto di una residenza artistica svoltasi ad Armento, è una occasione preziosa che ha l’Amministrazione comunale per sensibilizzare in materia di Pari opportunità di genere e di contrasto a ogni forma di esclusione attraverso il linguaggio dell’arte; la mostra è la prima di tante iniziative che l’assessorato sta progettando per innalzare l’attenzione sul potenziale inespresso che le donne possono esprimere per lo sviluppo della nostra città». Il Presidente del CUG Giuseppe Romaniello spiega invece le ragioni del patrocinio dell’iniziativa da parte del Comitato: «Con l’approvazione del Piano di Azioni Positive 2024-2026, il CUG di Potenza ha avviato la sua azione di promozione e di divulgazione per la vigilanza delle pari opportunità, della valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni di ogni tipo, dirette e indirette; la mostra definisce un messaggio potente sul valore politico del corpo delle donne, quale strumento di emancipazione e di pratica della memoria della parità».
Aniello Ertico, presidente di Porta Cœli Foundation, dichiara: «Proviamo a resistere sulla scena regionale e nazionale proponendo una coerenza possibile circa il ricorso alle espressioni artistiche quale antidoto al pensiero appiattito sugli stereotipi e quale strumento per facilitare il progresso cognitivo per la realizzazione di consapevolezze collettive, prima che di mera crescita culturale. L’arte e, più in generale, il prodotto della creatività, non ha in sé una matrice di utilità ma proprio per questo sostiene il processo di sdoganamento dalle esperienze finalizzate all’appagamento di bisogni e facilita l’approdo ad esperienze capaci di strutturare e ristrutturare credenze e coscienze. Ossia la base essenziale per le società che abbracciano il progresso. La mostra di Alice Padovani e Francesca Piovesan si inserisce su questi tracciati con una efficacia straordinaria sia in ragione della tecnica che per il livello di ricerca continua che le due artiste adottano a sostegno della loro produzione».
Alice Padovani, nata a Modena nel 1979, laureata in Filosofia e Arti visive, dalla metà degli anni ’90 ha lavorato per diversi anni nel teatro contemporaneo, sviluppando i presupposti per il proprio percorso di artista visiva e performer. Utilizza differenti tecniche, materiali e linguaggi espressivi, passando attraverso grandi installazioni di land art, raccolte, assemblaggi, performance e libri d’arte. Nelle sue opere compone frammenti di natura in nuove piccole elegie e cabinet de curiosités di tracce e scarti di vita, biologica e non. Memoria naturale e umana si confondono in una dichiarazione di comune alleanza, di pregnanza ecologica e simbolica, sottolineata da un’accorta ricorrenza dell’oro come momento di rinvenimento di un inatteso senso dell’aulico e del rituale. Alice alleva da sé insetti da cui recupera bozzoli, pelle, aculei, piume, corazze e scaglie, elementi che rivelano una passione entomologica che guarda in fondo ai terrori atavici dell’uomo, e che oltre la superficie sa raccontare strategie di esistenza e persistenza di straordinaria, ossimorica armonia.
Francesca Piovesan è nata ad Aviano (Pordenone) nel 1981. Diplomata all’Accademia di belle arti di Venezia, si muove nell’ambito della fotografia in una dimensione che sconfina nella processualità performativa e nell’installazione: una fotografia che non è mera composizione formale di uno scenario del visibile, ma rituale del trasferimento e della persistenza dell’immagine, con tutte le implicazioni che questo comporta in termini filosofici, estetici, simbolici. I suoi lavori sono infatti lontani dal tema della somiglianza, del ricordo, della nostalgia. Sono collezioni di tracce, repertori di passaggi, più incentrati sul mistero e sul problema della rappresentazione e dell’immagine tout court che sulla rassicurazione di un riconoscimento: impronte su specchi, reazioni chimiche con le trame della pelle, impressioni fugaci del proprio stesso corpo, catalogate e “religiosamente” trattenute. Il suo uso dell’oro rimanda al momento sacrale dell’apparizione, così come il mitologico vasaio di Sicione, quando inventa la categoria del ritratto con il bassorilievo del viso di un soldato in partenza per la guerra, decide di custodirne l’immagine nel tempio, insieme alle cose che sono sacre per la comunità.
La mostra, aperta fino al 15 settembre negli spazi del Palazzo della Cultura di Potenza, è un punto di riflessione riguardo al ruolo che la ricerca artistica può avere nello sviluppo di nuove cittadinanze affrancate da senso di minorità, in una chiave che mira a sconfessare l’esistenza di periferie culturali: mai come in questi tempi, l’alterità coltivabile lontano dai grandi centri economici è un materiale essenziale allo sviluppo di visioni e codici per la revisione del contingente e per ipotesi di futuri possibili. Artiste di grande sensibilità come Piovesan e Padovani ce lo dimostrano con una risposta generosa agli stimoli che il territorio ha saputo dare loro.
La mostra resterà aperta fino al 15 settembre 2024, ingresso gratuito. Si potrà visitare dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13,30 e dalle 15,30 alle 19.