Riportiamo di seguito una lettera aperta inviata alla nostra redazione da Mario Scalcione un cittadino materano che si ritrova senza lavoro dopo aver perso il locale che gestiva con la legge sulle confische alla mafia. La lettera è stata inviata anche al presidente della Provincia di Matera, al presidente della Regione Basilicata, ai Consiglieri comunali e al Sindaco Adduce.
Spettabile Sig. Adduce, Assessori, Consiglieri, Materani, sono il sottoscritto Scalcione Mario nato a Matera il 3 novembre 1962 , residente in via Madonna delle virtù, 43 a Matera, disoccupato, padre di due figlie di 11 e 7 anni, sono il ” pazzo lucido” un pò coraggioso che nel 2002 ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Matera locali e azienda ubicata nei pressi di piazza San Pietro Caveoso, sono quel professionista del campo delle attività turistiche acquisite con lo studio, con anni di lavoro in Italia e all’estero, solo con le proprie forze economiche e professionali era riuscito dove in pochi si erano cimentati, inoltre ho ottenuto il bene in questione senza nessuna raccomandazione, da anni abbandonato.
Eravamo una delle poche aziende a livello nazionale sottoposti alla legge 109/96, in attivo,creando lavoro, sviluppo culturale e non da meno pagando un regolare canone di circa 1.100 euro al fondo destinato alle vittime della Mafia. Io sono quel “povero Cristo”, termine datomi da un funzionario comunale, che a stento so leggere e scrivere, ha cui il comune di Matera, ha tolto prima il Lavoro, poi la Speranza, non contento ci ha tolto pure la Dignità, a questo punto manca solo la nostra Vita.
Il motivo che mi spingono ad inviare la presente è la conclusione di una vicenda che dura già da 10 anni. Sono più di 5 anni che il comune di Matera, dopo aver infranto le regole dell’onore, della lealtà, della legalità e dei diritti costituzionali, è senza nessuna Vergogna , continua nella sua opera di negare il diritto di vivere a noi” Poveri Cristi”.
Non sto li ha divulgarmi sulle varie richieste fatte in questi anni, rimaste sempre senza risposta. Non è bastato, che un più di un anno fa ho fatto pervenire al sindaco ed altri assessori, un mio grido di aiuto, non è bastato avere avuto un incontro, con il signor Cifarelli, l’assessore Vignola, l’assessore Giordano, con il rappresentante di Libera nomi e numeri contro le mafie, non è bastato aprire il bene confiscato alla marcia per la legalità, presenti vari amministratori, dove le parole per la legalità, erano dispensanti da tutti i partecipanti , per concludere abbiamo subito l’arroganza di funzionari che fanno finta di non ricordarsi di quello che hanno fatto, di individui che vivono all’ultimo piano, si fanno negare, forse la” Vergogna” gli impedisce di guardarmi negli occhi. Siccome non mi nascondo e non ho paura nel gridare la mia Rabbia, ricordo come padre che si devono vergognare, si ricordassero dei miei, quando guardano i loro, dall’alto del loro stipendio, che noi li paghiamo. Tutto questo non è bastato per risolvere la vicenda in modo pacifico. Siamo arrivati ad oggi, è finita una vicenda, ma ne incomincia un’altra, non per riottenere quello che mi è stato tolto con l’inganno. Ma inizia una lotta per affermare e difendere i propri diritti, la propria Dignità.
Noi volevamo solo lavorare ma non ci è stata data la possibilità. Le cause giudiziarie lasciamole agli avvocati, ma come uomo e come padre è mio diritto e dovere lottare per la mia Dignità. Siccome la pazienza ha sempre un limite, convinto che i panni sporchi bisogna lavarli in famiglia, ma se sono molto sporchi li devi portare fuori vi rendo partecipe della lettera aperta che contiene i misfatti perpetuati nei miei confronti dal Comune di Matera e dalla regione Basilicata.
Lascio alla vostra coscienza il giudizio, la strada da percorrere e alla mia rabbia, le azioni da intraprendere.
Distinti saluti.
Scalcione Mario
Caro Mario,
non ti conosco e non conosco la faccenda con le sue carte.
Ma di una cosa sono certo leggendo questa lettera: Tu non ti devi vergognare, Tu non perderai la Dignità e sicuramente sei un’ottimo Padre per tutto quello che hai fatto ed iniziato e quello che tenti di riavere per lavorare assieme alla Tua famiglia.
Il mondo è strano….Matera anro di più..
Un’abbraccio sincero.
AL COMUNE DI MATERA DICO ma ci rendiamo conto dove dobbiamo arrivare lasciamo lavorare la gente che non da fastidio e vuole campare con i suoi sacrifici…poi li vogliamo levare ….allora poi non ci lamentiamo quando ci troviamo difronte ad atti poco piacevoli…..VIVI E LASCIA VIVERE ………..LA GENTE CHE NON DA FASTIDIO A NESSUNO….DA PREMETTERE CHE IO NON HO NIENTE A CHE FARE CON QUESTO SIGNORE CHE HA SCRITTO QUESTE RIGHE …PERO’ LI AUGURO CHE TUTTO SI RISOLVI PER IL VERSO GIUSTO ….EE CHE DIRE NOO ALLA VIOLENZA…….MA DIAMO LAVORO ALLA GENTE CHE VUOL LAVORARE DIGNITOSAMENTE…………FORZA ITALIA MA SOPRATTUTTO FORZA MATERA……..
Veramente non si capisce bene qual è il sopruso subito. ha tutta la mia solidarietà però indichi i particolari
Caro Mario, vattin da Matera! Se si vuole lavorare, ormai, non c’è altra scelta.
Non conosco il Sig. Scalcione e le vicende giuridiche e burocratiche che riguardano la sua vicenda, però ha tutta la mia solidarietà.
Per quanto riguarda l’amministrazione e gli organi competenti mi chiedo: il Sig. Scalcione è figlio di un dio minore? Perchè per altre vivende al limite dell’illegalità se non proprio illegali chi di competenza ha fatto i miracoli facendo credere anche che uno più uno fa tre!
Si Vergogni l’amministrazione o chi per essa perchè da dare una mano a trovare una soluzione ci si mette di traverso o diventa latitante, è una malattia tutta materana, perchè è frutto di una politica di figli e figliastri; purtroppo il Sig. Scalcione non ha protettori in Paradiso!