Pasquale Doria, consigliere comunale Matera Civica: “Una bandiera per la Palestina sul palazzo del Municipio di Matera”. Di seguito la nota integrale.
Nonostante l’assenza di correnti d’aria, c’è una bandiera che sventola sicura in questa estate rovente. Ben visibile, è stata issata sul pennone del Municipio di Bari. È quella palestinese. Il sindaco, Vito Leccese, ha deciso che quando verrà raggiunto il cessate il fuoco sventolerà unitamente a quella israeliana, non prima.
Argomento forse ostico in un periodo di pausa generale, eppure vale, specialmente per tutti quei pesanti silenzi calati come pietre tombali su un massacro che offende l’umanità intera. Lo sguardo è rivolto in direzione del capoluogo pugliese affinché il discorso valga anche per il nostro Municipio, magari per non dimenticare il suo gonfalone, su cui spiccano due medaglie che parlano la lingua universale della libertà e della civiltà.
Nelle notti di Ferragosto chissà quante volte è capitato d’ammirare quasi istintivamente l’immenso libro aperto del firmamento. Effetto di un tempo liberato e ritrovato insieme ad amici e parenti, magari con i piedi a mollo nell’acqua calda del mare Jonio. Ma il cuore, in queste giornate infuocate, per molti è freddo, freddissimo e le incerte stelle sembrano meno luminose del solito nei nostri cieli.
La storia racconta che nel Medioevo salpavano dall’antico porto di Metaponto numerose imbarcazioni di pellegrini diretti in Terra Santa. Approdo e smistamento a Messina, città meno lontana per raggiungere via mare, dopo quattordici giorni di navigazione, i luoghi della Palestina resi sacri dalla vita, dalla predicazione e dalla passione di Cristo. Si poteva anche non rientrare più a casa e chi partiva faceva prima testamento. Ma l’anima era salva e l’ora della resurrezione più vicina. Così si credeva, specialmente tra quanti riuscivano a farsi seppellire nella valle di Giosafat, lì dove il Padreterno giudicherà alla fine dei tempi tutte le genti. Per quanto, le vite umane hanno lo stesso valore. Ce lo hanno insegnato al catechismo, sono tutte ugualmente sacre.
Ma che valore ha oggi la vita dei palestinesi, ristretti in una lingua di terra tormentata, ridotta in macerie, popolata da una moltitudine di disperati, padri e madri segnati nell’anima dalle migliaia di bambini, i loro figli, morti sotto le bombe? C’è ancora tempo per le lacrime in una realtà geograficamente non lontanissima dalla nostra dove la distruzione, i lutti, il dolore trasfigurano qualsiasi parola o commento coniugato al futuro? Si può rimanere indifferenti al cospetto di tanto orrore?
“Si dovrebbe vergognare chi deride la Bandiera. Amare la Bandiera non significa approvare tutto ciò che fa il Paese e la sua popolazione: è solo gratitudine per la Libertà”, ripeteva John Kennedy. Allora, perché non sventolare anche la bandiera palestinese. Si può non approvare tutto ciò che rappresenta, ma non negare un naturale e umanissimo anelito alla libertà. A cominciare dalla libertà di vivere, perché quella a Gaza è tutto, fuorché vita, è la sua negazione. È il posto in cui muore la compassione, ogni giorno, tutti i giorni.
“C’è qualcosa peggiore di un gravissimo peccato commesso?”. Se lo chiedeva il fondatore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi. “Si, il giudizio severo e duro senza misericordia su chi ha commesso tale peccato”, la sua risposta. Cionondimeno, il peccato di fare male agli altri senza necessità, specie se indifesi, rimane tra quelli mortali, da sempre. Una ragione in più per apprezzare una civilissima iniziativa, quella del sindaco di Bari. Di più, senza il cessate il fuoco, al momento, una bandiera potrebbe bastare anche da noi. Potrebbe, il condizionale è d’obbligo. Potrebbe se i rappresentanti della scalcagnata maggioranza di via Moro non fossero così occupati a piagnucolare e a convincere inutilmente la comunità che l’origine del loro fallimento politico e amministrativo è da ricercare soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Versione mendace, come chi la sostiene.