Giannino Romaniello, già consigliere regionale: “Approvare leggi alla chetichella nel periodo feriale non porta bene alla politica”. Di seguito la nota integrale.
Siamo in una stagione politica da troppo tempo fortemente caratterizzata da forme di populismo e antipolitica figlie della cultura grillina e di chi oggi è a capo del governo (tutti ricordiamo la rabbia con cui la meloni attaccava la casta, come se lei era altra cosa visto la sua ultraventennale presenza nelle istituzioni ). Una stagione in cui prevale l’io e non il noi e dove sono venuti meno capacità di analisi, ricerca, studio e dove al primo posto non c’è la persona e le priorità della intera comunità ma prevalgono il particolare e gli interessi personali. Questa anticultura penso sia la madre della sciagurata scelta fatta dalla maggioranza del consiglio regionale di Basilicata a guida centrodestra sull’aumento dei costi della politica. Giusto l’opposto delle ottime scelte fatte negli anni dal 2010 al 2018 quando, prima ancora dello scandalo scontrinopoli, su proposta del sottoscritto ed il sostegno dell’allora presidente del consiglio abolimmo il vitalizio unitamente alla indennità di fine mandato, quest’ultimo pari a circa 30.000 euro per legislatura, ed a una riduzione della indennità di mandato dei consiglieri del 20% oltre alla successiva introduzione dell’obbligo di rendicontazione di 1.950,00 euro dei 4500 a disposizione dei consiglieri x attività politica. Ricordo a tutti che con decreto, il governo Monti obbligò i consigli regionali a ridurre il numero dei consiglieri e le risorse ai gruppi x singolo consigliere che in basilicata passo da circa 25 mila euro anno a 5 mila. Una scelta populista di Monti con effetti negativi sulla partecipazione e la democrazia. Era giusto ridurre i costi ma non il numero dei consiglieri. Molti di noi propose di lasciare il numero a trenta (garantendo una più ampia partecipazione e rappresentanza del territorio ) con le risorse per 20. Come detto la scelta fu sicuramente frutto degli scandali (ricordiamo tutti il suv acquistato dal consigliere di destra del Lazio x una volta che era nevicato ). Non c’è dubbio però che Monti fece una scelta contro la partecipazione e la democrazia. Lunci da me non riconoscere che per fare politica ci vogliono le risorse ma le stesse devono essere contenute (non certamente 75.000 euro a testa) e non possono essere a discapito di servizi ai cittadini (vedi questione precari e tis) in un periodo in cui la gente fa fatica ad arrivare alla terza settimana del mese. Una scelta quella fatta x tempi e modalità indegna di una classe politica che allontana ancora di più i cittadini dalla politica. Non vorrei che oltre ad incassare più soldi x costruire la propria rete di consenso si voglia proprio scoraggiare la partecipazione. Non mi meraviglio del comportamento della maggioranza di dx con appendici di ex del centro sx la cui coerenza politica e valoriale non ha nulla a che vedere con l’idea di una politica alta e al servizio dei cittadini. Quello che non comprendo è come il campo del centro sx abbia potuto far passare questa scelta senza alzare le barricate in consiglio arrivando finanche ad occupare l’aula. Registro che a seguito delle giuste proteste emerse in queste settimane di cittadini, associazioni e sindacati, le forze del csx hanno presentato una legge i cui contenuti puntuali vanno approfonditi. Una scelta tardiva e politicamente non riparativa del danno di credibilità ricevuto. Penso che l’unica soluzione è la richiesta di abolizione della norma approvata in consiglio alla chetichella. Se cio non dovesse avvenire ll’unica strada è quella da parte delle forze politiche di csx di sostenere il referendum abrogativo della norma preannunciato da associazioni sindacali, del volontariato e della società civile attraverso una forte campagna di coinvolgimenti e partecipazione dei territori per un voto popolare convinto e libero da condizionamenti.Un atto di umiltà dovrebbe portare i consiglieri tutti ad abolire la norma cosa di cui ho molti dubbi anche se mi auguro di essere smentito.