Nel Lavellese alcune aziende di trasformazione stanno ritirando il pomodoro lungo a un prezzo inferiore rispetto a quello del contratto sottoscritto e si registrano prezzi abbattuti fino a 130 euro alla tonnellata, operando un pesante taglio dei prezzi anche sul prodotto di maggiore qualità: è l’allarme che parte da Cia-Agricoltori Lavello riferendo che il fenomeno speculativo già diffuso nel Foggiano si sta propagando a macchia d’olio anche nell’area della provincia di Potenza di maggiore produzione del pomodoro con oltre 3mila ettari coltivati a pomodoro da industria. “A farne le spese – spiega Alessandro Petruzzi, dirigente Cia-Agricoltori di Lavello – sono soprattutto i produttori che, a causa della siccità e dello stop all’erogazione dell’acqua per le irrigazioni, hanno visto ridurre almeno del 20-30% la propria produzione per ettaro. In questo modo, chi si trova nella necessità di vendere, non riuscirà a coprire nemmeno i costi di produzione. La nostra – continua Petruzzi – è una battaglia su più fronti: contro la siccità e quindi per far bastare l’acqua che arriva dopo le ultime misure decise da Consorzio di Bonifica e Regione, contro la speculazione e contro l’insufficienza di manodopera per la raccolta”.
La campagna 2024 del pomodoro “precoce” (piantato ad aprile) sta rilevando una qualità inferiore a quella tradizionale considerata un’eccellenza di questa area ma soprattutto rese molto basse. I carichi dei camion che partono dal Lavellese per gli stabilimenti di trasformazione hanno una media di 250 quintali ad ettaro contro la media consolidata nelle migliori campagne pomodoro sino a 1000 quintali ad ettaro. “Ci troviamo di fronte – continua Petruzzi – alla situazione che temevamo per il “precoce” e siamo in grande allarme per il “medio precoce” e il “tardivo” che rappresenta il 70-80% della produzione complessiva”.
“Settembre non poteva iniziare in modo peggiore -dichiara Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale della Confederazione-. In questo modo, si dà un segnale negativo a tutto il comparto in un momento decisivo, che dovrebbe segnare una ripresa e, invece, è caratterizzato da speculazioni pesanti, inique e ingiustificate. La prima e più importante questione da cui passa il futuro dell’agricoltura continua a essere quella della redditività e della distribuzione equilibrata della catena del valore lungo la filiera. Il rischio imprenditoriale nel sostenere costi e investimenti è aumentato a dismisura, negli ultimi anni, non solo a causa di siccità, calamità di ogni genere e fitopatologie, ma anche per l’estrema incertezza sul ‘quantum’ viene riconosciuto agli agricoltori a fronte di produzioni di eccellente qualità. È su questo che istituzioni regionali, governo nazionale e Unione Europea devono lavorare con concretezza e determinazione per non mortificare i sacrifici sostenuti dagli agricoltori, altrimenti ci troveremo di fronte a un autunno molto ‘caldo’ non solo dal punto di vista climatico”.