I governatori del Sud De Luca, Occhiuto, Bardi ed Emiliano, quest’ultimo in collegamento e l’europarlamentare e presidente del PD, Bonaccini in piazza San Giovanni a Matera per la prima delle due Giornate del Lavoro organizzate dalla Cgil Basilicata con il motto “Un mondo nuovo”, iniziativa giunta alla 12^ edizione e che si concluderà sabato 13 settembre in piazza Don Bosco a Potenza.
L’obiettivo è quello di dettare insieme, sindacati, istituzioni e società civile, le priorità di cui il governo regionale deve tenere conto per migliorare le condizioni di vita dei lucani e delle lucane.
L’incontro, coordinato da Daniela Preziosi Giornalista inviata parlamentare di “Domani”, è stato avviato dalla segretaria Cgil Basilicata, Michela Carmentano, aperto dai saluti del sindaco di Matera, Domenico Bennardi Sindaco e introdotto da Fernando Mega, Segretario Generale Cgil Basilicata.
Sul tema “Prospettive del Sud tra autonomia differenziata e PNRR” sono stati coinvolti Vito Bardi Presidente Regione Basilicata, Michele Emiliano Presidente Regione Puglia, Vincenzo De Luca Presidente Regione Campania, Roberto Occhiuto Presidente Regione Calabria, Stefano Bonaccini Presidente Regione Emilia Romagna e Christian Ferrari Segretario Nazionale Cgil.
Fernando Mega, segretario generale della Cgil Basilicata, ha dichiarato: ““Comunque vada, al Sud l’autonomia differenziata rischia di essere un secessionismo mascherato e tanto caro da sempre alla Lega. Aumenterà i divari, acuirà i ritardi e il Paese tutto ci rimetterà. Non è una questione partitica ma di sopravvivenza stessa del Paese e della nostra regione. È la nuova questione Meridionale che si fa avanti e che la Basilicata, il Mezzogiorno e l’intero Paese, oggi, con le sfide che abbiamo dinanzi, non si può più permettere”. Così il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, aprendo da Matera, in piazza San Giovanni, la dodicesima edizione delle “Giornate del Lavoro della Cgil Basilicata – Un mondo nuovo”, che proseguirà domani sabato 14 settembre a Potenza in piazza don Bosco con il segretario nazionale Maurizio Landini che sarà intervistato dall’editorialista di Repubblica, Massimo Giannini, e il segretario generale della Flai Cgil nazionale, Francesco Mininni, che interverrà sul caporalato e lo sfruttamento in agricoltura.
Sul tema “Prospettive del Sud tra autonomia differenziata e Pnrr” la Cgil Basilicata ha avuto il merito di riuscire a mettere a confronto seduti allo stesso tavolo, a Matera, pur nelle loro diversità di appartenenza e prospettive, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi; il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca; il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto; l’ex presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e il segretario nazionale Cgil Christian Ferrari.
“La posizione della Cgil sull’autonomia differenziata – ha detto Mega – è chiara e non da oggi. È dal 2019, da quando cioè lo spettro dell’autonomia differenziata si è fatto più concreto, che abbiamo avuto forse il merito di portare la discussione nella nostra regione. Dare attuazione all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione nelle condizioni date, con le modalità proposte e a risorse invariate, costituisce un attacco all’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali delle cittadine e dei cittadini, destinato ad ampliare in maniera irreversibile le diseguaglianze e i divari esistenti tra Nord e Sud del Paese e a ridurre ulteriormente la capacità del sistema pubblico di garantire servizi essenziali e universali alla popolazione. Riteniamo profondamente sbagliato minare i pilastri su cui si fonda la coesione e la tenuta stessa della nostra società, come l’istruzione e la sanità pubblica oltre che il contratto collettivo nazionale di lavoro”.
Sulla sanità Mega ha sottolineato quanto emerso dal recente studio della Fondazione Gimbe sugli effetti dell’autonomia differenziata sulla “tutela della salute: “Dagli adempimenti ai Livelli essenziali di assistenza valutati con la griglia Lea nel decennio 2010-2019 – ha detto – emerge che nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e la Basilicata si colloca al 12esimo posto. Col nuovo sistema di garanzia, sia nel 2020 che nel 2021, le Regioni del Sud sono agli ultimi posti, con la Basilicata inadempiente nel 2020 e al penultimo posto tra quelle adempienti nel 2021. L’aspettativa di vita, come per tutte le regioni del Mezzogiorno, anche in Basilicata è al di sotto della media nazionale – la Basilicata si piazza sest’ultima – tanto che secondo l’Istat al Sud si vive un anno e sette mesi in meno che al Nord. Il dato della mobilità sanitaria passiva viene ulteriormente conclamato, raggiungendo 83 milioni di euro in Basilicata, con la mobilità sanitaria che in generale riguarda l’11,4% dei ricoverati residenti nel Mezzogiorno a fronte del 5,6% dei residenti nel Nord-Italia. E ancora, rispetto alle spese sanitarie per le famiglie, al Sud rinuncia alle cure mediche più di una famiglia su quattro, ovvero il 28,7%”.
In questo quadro pesa l’assenza di medici e infermieri. “In Basilicata – ha proseguito – si registra una presenza di medici ogni mille abitanti inferiore rispetto alla media italiana. Già oggi si fa fatica a mantenere servizi ordinari a causa delle basse retribuzioni che spingono ad andare verso il privato o verso altre regioni, dove le retribuzioni sono decisamente più elevate. La maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale provocherà una ulteriore fuga dei professionisti sanitari verso le regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose, impoverendo ulteriormente il capitale umano del Mezzogiorno. Un boomerang quindi anche per le regioni del Nord, che non riusciranno a soddisfare l’eccessiva richiesta, provocando un peggioramento dell’assistenza sanitaria, non solo nel Mezzogiorno. Servono investimenti, ora e subito, altrimenti il rischio concreto è di dover rinunciare per sempre alla più grande conquista sociale del Paese e ad un pilastro della nostra democrazia, la sanità pubblica. La Regione Basilicata faccia la sua parte assumendo iniziative verso il governo nazionale per stanziare le necessarie risorse per il servizio sanitario nazionale e provveda ad utilizzare totalmente le risorse disponibili per le assunzioni. Questa è la via maestra per rendere esigibile il diritto alla salute come diritto sociale di libertà garantendone l’universalità e l’effettività”.
Al pari della sanità pubblica, anche la scuola pubblica è a rischio. “Le conseguenze dell’autonomia differenziata in materia di istruzione in Basilicata, dove la maggior parte dei Comuni sono al di sotto dei cinquemila abitanti, saranno devastanti – ha precisato il numero uno della Cgil lucana – Già oggi con il dimensionamento scolastico assistiamo a una riduzione del 28,7% di istituti, il dato più alto in Italia. È quindi evidente che il diritto allo studio sarà fortemente compromesso”.
In questo scenario “che ne sarà – chiede Mega – della piccolissima Basilicata, dove in un solo anno la popolazione è diminuita dello 0,7%, perdendo 60 mila abitanti in venti anni con una previsione, secondo l’Istat, di una perdita del 40% dei residenti attuali nei prossimi venti, quando le gabbie salariali volute dal Governo Meloni spingeranno i nostri giovani ancora di più verso le regioni del nord, dove gli stipendi saranno più alti? Come potremmo garantire i livelli essenziali di assistenza? Quando viene meno la tutela del diritto alla salute e insieme il diritto all’istruzione alla mobilità, viene meno il diritto di cittadinanza. Ed è questo il rischio concreto per la Basilicata e il Mezzogiorno con l’autonomia differenziata che, insieme al Decreto Sud, alla Zes unica per il Mezzogiorno, e alla centralizzazione di risorse e assegnazioni presso la presidenza del Consiglio, mettono a rischio anche i progetti e le risorse del Pnrr, già risultate insufficienti a colmare i divari. L’Italia viaggia a due velocità differenti. Oggi, invece di colmare queste diseguaglianze con politiche che tengano conto delle peculiarità dei territori mettendoli nelle condizioni di poter garantire stessi diritti a tutti, il governo Meloni resuscita l’autonomia differenziata, ledendo la coesione sociale che di fatto dura dal 1860. Ed ecco che la questione Meridionale torna con prepotenza sullo sfondo di un disegno di autonomia differenziata che divide il Paese, acutizzando i divari mai risolti tra Nord e Sud.
Come Cgil non ci fermeremo – ha concluso Mega – La mobilitazione portata avanti e ancora in corso con le associazioni e la società civile contro la legge Calderoli è stata eccezionale. In pochi giorni è stata raggiunta e superata la quota delle 500 mila firme necessarie per portare la richiesta dell’abrogazione della legge in Cassazione. Sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in Basilicata e nei banchetti in tutta Italia, dalle città ai luoghi di vacanza. E la mobilitazione continua. La prossima sfida sarà trasformare queste firme in voti alle urne per cancellare questa legge iniqua”.
Vito Bardi, presidente Regione Basilicata ha dichiarato: “Esempi di autonomia differenziata sono quelli delle Regioni a Statuto speciale e non mi sembra che lì le cose non funzionino. Io mi auguro che con l’autonomia anche la Basilicata abbia la possibilità di esprimere la sua autonomia in settori strategici, come quello dell’energia con riverberi anche su commercio e agricoltura”
“L’osservatorio sull’autonomia differenziata e sulla legge n. 86 del 2024 lo ha promosso Tajani, il segretario di Forza Italia, e serve per tutelare che quello che la norma dice venga portato a compimento nella giusta maniera e nei giusti modi, in particolare sul tema fondamentale dei livelli essenziali delle prestazioni che sono pregiudiziali prima delle intese che ci saranno fra le Regioni e lo Stato”.
“Voglio sottolineare, che viviamo in un momento storico che, con riferimento alla Costituzione, ha subito una profonda evoluzione rispetto a quando, tanti anni fa, è stata scritta. Oggi si parla di transizione energetica, si parla di internet. E’ cambiato un mondo nella nostra società.
Il vero tema del dibattito, per me, è la modernizzazione delle istituzioni e dello Stato centrale in primo luogo. Dobbiamo fare riferimento ad un’autonomia che deve mettere in campo quelle che sono le indicazioni che sono state date dalla legge 86 del 2024, nel rispetto reciproco delle Regioni e dello Stato”.
“Voglio fare un esempio, per far comprendere qual è la difficoltà di un presidente di Regione ad affrontare, molte volte, dei problemi che sembrano risolvibili ma che poi si manifestano insormontabili. Io ho combattuto perché non venissero messe le pale eoliche vicino a un castello di Federico II, sul territorio regionale. Il Consiglio di Stato ha dato torto alla Regione ed ha invece dato ragione a chi voleva mettere le pale eoliche perché l’aspetto energetico è risultato prevalente rispetto a quello della tutela del territorio. Se, come Regione, avessi avuto la possibilità di dire la mia e di intervenire sicuramente questo non sarebbe avvenuto”.
“Le Regioni a statuto speciale godono già di autonomia differenziata in determinate materie quali l’urbanistica, l’ambiente, l’energia, quindi hanno uno snellimento delle procedure perché dispongono di autonomia e di leggi proprie. Possono intervenire lì dove lo Stato, invece, non interviene. La stessa cosa io ritengo si possa fare nelle altre regioni. D’altro canto, mi chiedo, oggi le cose funzionano? Secondo me no. Il gap fra nord e sud è evidente, nessuno fa niente perché questo possa essere modificato. Abbiamo una legge, abbiamo una possibilità di poter intervenire, facciamolo”.
Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria, ha dichiarato: Ho sempre affermato che nella mia
regione io non temo l’autonomia. Nella mia regione l’autonomia me la sono presa a legislazione vigente, aprendo ad esempio il mercato a Uber contro i tassisti. A me dell’autonomia importa poco, mi interessa che ci sia il
superamento della spesa storica: siccome le premesse erano che si facesse l’autonomia dopo aver superato la spesa storica, fino a quando non ci sarà la definizione del fabbisogno dei diritti sociali e civili, secondo me le intese devono aspettare”.
Vincenzo De Luca, presidente Regione Calabria, ha dichiarato: Noi combattiamo su due fronti: contro l’autonomia differenziata e, con altrettanta forza, contro il centralismo burocratico dei Ministeri romani. Siamo per il
decentramento dei poteri, ovviamente siamo contro le ipotesi che rompono l’unità nazionale. Questa per noi non è una battaglia ideologica. Noi siamo poi per l’unità nazionale, ci stiamo muovendo con spirito risorgimentale e siamo pronti alla sfida dell’efficienza nei confronti di chiunque. Ci sono due temi fondamentali: sanità e scuola pubblica su cui stiamo per rompere l’Italia, questo per essere seri e per dirci la verità”.
L’europarlamentare e presidente del PD, Stefano Bonaccini, ha dichiarato: “Questa è un’autonomia differenziata sbagliata perché ingiusta, iniqua e dividerà ancor di più il Paese. E poi credo che sia un bluff perché non hanno le risorse per attuarlo. Ci battiamo e ci batteremo contro l’autonomia di Calderoli, augurandoci che, e credo che questo accadrà, anche una parte del Paese che non vota centrosinistra si opporrà”.
Sabato 13 settembre a Potenza è in programma un focus sul caporalato e sullo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura e poi intervista a tutto campo del giornalista ed editorialista Massimo Giannini al segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, su lavoro, diritti, libertà, Costituzione e democrazia. “Riprenderemo i temi del referendum sul lavoro della Cgil – ha spiegato in conferenza stampa il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – per cancellare le norme sulla precarietà, sui licenziamenti illegittimi e le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Leggi ingiuste, che hanno impoverito e frammentato il lavoro nel nostro Paese, dove gli stipendi sono sempre più bassi e muore un lavoratore ogni tre giorni. In Basilicata sono state raccolte ventimila firme, un traguardo importante per una regione così piccola. Ciò significa che il tema è molto sentito. Con il segretario generale Flai Cgil Basilicata, Giovanni Mininni, parleremo invece di sfruttamento del lavoro, in particolare del lavoro in agricoltura. La piaga del caporalato è tutt’altro che risolta in Italia e nella nostra regione. Ricordiamo il caso disumano di Satnam Singh, bracciante indiano lasciato morire dissanguato dopo essersi ferito gravemente a un braccio, ma anche in Basilicata la situazione è disastrosa. Nel Vulture Alto Bradano i braccianti impiegati nella raccolta del pomodoro sono tornati nei ghetti a causa dei ritardi e delle inadempienze della Regione per l’accoglienza. Ma ritardi si registrano anche nel Metapontino, nonostante i fondi Pon a disposizione”.
A Potenza la piazza sarà aperta, con la presenza di numerose associazioni e l’allestimento della mostra fotografica “Oro Verde” di Stefania Prandi in collaborazione con Fondazione Città della pace per i bambini Basilicata che racconta la vita nei campi dei braccianti di Latina. A seguire, alle 21, in piazza don Bosco, concerto gratuito di Roy Paci.
La fotogallery dell’incontro per le Giornate del lavoro di Cgil (foto www.SassiLive.it)