Zes unica, Carmentano (Cgil Basilicata): “La Regione Basilicata continua nel suo immobilismo. Senza una governance decisa, rischiamo di perdere le opportunità derivanti dal progetto iniziale”. Di seguito la nota integrale.
“Senza una governance decisa, la Basilicata rischia di perdere le opportunità derivanti dalla Zes Ionica Interregionale Puglia e Basilicata. Adesso che la Zes è unica e comprende tutto il Meridione, riteniamo che la progettazione e la programmazione per lo sviluppo del territorio, affinché divenga attrattivo, debba avvenire a livello regionale. Per tale motivo avevamo chiesto unitariamente alla Regione Basilicata la costituzione di un tavolo permanente cui avrebbero dovuto prendere parte, oltre alle istituzioni, tutte le parti sociali. Richiesta alla quale non abbiamo mai avuto risposta”. Lo afferma la segretaria della Cgil Basilicata, Michela Carmentano. “Già a suo tempo – prosegue – denunciammo l’immobilismo della Regione lanciando l’allarme sulle criticità di una riforma che senza un protagonismo attivo della Basilicata sarebbe potuta essere addirittura controproducente per il nostro territorio.
Non sorprende quindi che sinora sia stato autorizzato un solo progetto mentre un altro è in fase di valutazione e che la nostra regione al momento resti fuori dai piani di investimento più significativi.
La nuova Zes, che si estende a tutto il Mezzogiorno come da riforma voluta da Fitto, – ricorda Carmentano – consiste nella defiscalizzazione della durata di dieci anni per le aziende che decidono di investire in queste regioni. La riforma, se da una parte sembra essere una grande opportunità per tutto il sud Italia, dall’altra, rispetto alla precedente perimetrazione che in Italia identificava in tutto otto Zone Economiche Speciali – tra cui le aree interne potenzialmente attrattive dal punto di vista economico e produttivo della Basilicata come la Valbasento in provincia di Matera, con la zona retroportuale legata al porto di Taranto, che per uscire dall’isolamento avrebbe necessitato di sviluppare un piano infrastrutturale articolato – rischia adesso, ampliata l’area di riferimento, di produrre una maggiore concentrazione sul potenziamento delle aree già maggiormente sviluppate e meglio collegate, relegando le aree interne al mantenimento dell’isolamento in cui vertono. La nuova riforma sulla Zes prevede inoltre l’istituzione di una cabina di regia centralizzata a Roma, scelta che suscita non poche perplessità. Come già evidenziato dalla Cgil, ciò implica che le decisioni e il coordinamento sono assunti da un organismo distante dai territori interessati, non solo dal punto di vista fisico, ma anche in termini di conoscenza profonda dei territori e delle loro dinamiche.
Nonostante sia intervenuta tale nuova riperimetrazione della Zes che diventa unica per tutto il Mezzogiorno, al fine di non perdere il lavoro finora svolto, su decisione assunta dal partenariato all’uopo costituito, si è deciso di proseguire il progetto cominciato negli anni precedenti sulla Zes ionica interregionale Puglia e Basilicata, che prevede lo sviluppo infrastrutturale del porto di Taranto e dell’area aeroportuale di Grottaglie, includendo per la Basilicata le aree produttive che gravitano intorno ai poli di sviluppo di Ferrandina, Pisticci, La Martella e Iesce per la provincia di Matera; Melfi, Tito e Galdo di Lauria per la provincia di Potenza. Tale progetto sta prendendo forma prevalentemente per la parte afferente il porto di Taranto, mentre al tavolo permanente che si riunisce periodicamente la Cgil continua a presenziare e a prendere atto del fatto che le istituzioni pugliesi sono sempre presenti mentre sono puntualmente assenti quelle lucane. Il risultato è che la Puglia progetta, progredisce e la Basilicata dorme in un sonno profondo.
Per questi motivi – conclude Carmentano – ribadiamo che l’istituzione della Zes unica per il Mezzogiorno necessiti di un confronto urgente con la Regione Basilicata per capire quali azioni mettere in campo affinché quelle che si presentavano come opportunità nei precedenti progetti e in quelli futuri regionali non vengano meno. La nuova legislazione che riperimetra la Zona Economica Speciale, allargata a tutto il Mezzogiorno, rischia di lasciare la Basilicata, se non assume presto un approccio proattivo, indietro rispetto ad altre regioni più appetibili da un punto di vista del tessuto industriale per fattori infrastrutturali e di vantaggio economico.
In assenza di progettazione, programmazione efficace e di strategie la Zes non produrrà alcun impatto positivo nello sviluppo di tutto il territorio regionale e ci troveremo di fronte all’ennesima occasione persa”.