Una lucana fra i quattro medici scrittori provenienti da varie nazioni a cui è stato assegnato il “Premio Internazionale Hippocrates Pegasus” per meriti letterari, istituito dal 2024 dall’UMEM (Union Mondiale des Écrivains Médécins).
La cerimonia di premiazione si è svolta a Varna, sul Mar Nero-Bulgaria- alla presenza dei numerosissimi medici scrittori e simpatizzanti giunti da ogni parte del mondo.
La scrittrice e dottoressa lucana, Maddalena Bonelli, ha colto la speciale occasione per presentare, nel discorso di ringraziamenti, la Lucania, cui è legata da profonde e salde radici. Le immagini proiettate durante la lettura, tratte dai filmati dell’inchiesta parlamentare sulla miseria del 1953 e dallo spot pubblicitario “Basilicata Liberi di muoversi”, hanno suscitato molto interesse ed emozione fra i presenti in sala.
Di seguito il discorso completo.
“Sono onorata di essere qui oggi, con voi, amici di penna e colleghi nella medicina, arte nobile e scienza in continuo divenire. Proverò a parlare nel mio limitato inglese perché oggi, come dicono i mei figli, da tempo espatriati in Germania, più che l’accento e la grammatica, contano il voler comunicare e l’empatia.
Al contrario la scrittura richiede ben altre leggi per regolare il ritmo della parola. Nella mia umile carriera di scrittrice ne sono sempre stata consapevole, come lo sono dei miei limiti, ecco perché questo premio mi coglie di sorpresa. La nostra associazione vanta colleghi di grande levatura letteraria e professionale e molti ben più meritevoli di me.
Provengo da un povero paese della Basilicata, o meglio Lucania, com’era anticamente chiamata e come a noi Lucani piace chiamarla oggi. È una regione dell’entroterra più oscuro del Sud Italia. Nei miei scritti le mie radici contadine e Lucane sono ispirazione e guida. Un tempo eravamo un popolo fiero e combattivo, e i greci ci condussero verso una fiorente cultura. Ma le numerose dominazioni successive operarono devastazioni spaventose e, per qualche secolo, fino agli anni Sessanta, la mia regione ha sperimentato una miseria inimmaginabile, quella miseria che distrugge socialmente e culturalmente. Tale stato miserevole venne alla luce nel dopoguerra, anche grazie a Carlo Levi, medico scrittore, fra i primi iscritti dell’AMSI, che visse, negli anni Trenta, un anno da confinato in Lucania.
Dopo la fine della guerra egli si adoperò affinché i contadini del sud, della Lucania in particolare, potessero riacquistare dignità di uomini e diritto di aspirare alla felicità anche su questa terra, oltre che in un ipotetico al di là. Egli sognava che dalle nostre terre abbandonate potesse partire un movimento di riscatto dei contadini e la nascita di uno Stato Rurale Autonomo (RAS) e di un Nuovo Sud.
Per realizzare questa sua Utopia, contava su un uomo che aveva preso sotto la sua protezione. Contava su Rocco Scotellaro, il poeta lucano dei contadini, il poeta sindaco che, con l’attivismo politico e l’impegno letterario, sperava di svegliare le coscienze e di spingere i poveri e i derelitti della terra ad aprire gli occhi e a farsi corpo unico per abbattere i muri della dominazione dei ricchi e dei potenti.
Perché anche a questo serve la potenza della parola scritta con ispirato sentimento e passione.
Nel periodo dell’adolescenza, i racconti di Rocco Scotellaro, le sue poesie e il libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato ad Eboli”, m’infiammarono di amore per la mia terra, mentre le condizioni miserevoli dei contadini e ancor più miserevoli delle loro donne, condizioni che ho vissuto in prima persona, mi hanno trasmesso quel senso di rabbia e impotenza che i miei avi provavano quotidianamente sotto la sferza maligna della mala sorte.
Ma ho amato e amo ogni solco della mia Lucania, ogni canto dei contadini, ogni frutto e ogni sorriso, sorrisi spesso sdentati, che nella mia infanzia m’insegnarono la ferrea volontà di vivere e di ricominciare sempre, e persino la gioia, quella che sboccia dalle piccole cose, nonostante tutto.
Ecco, da questi sentimenti germogliano i miei scritti, oltre che dal mio vissuto personale.
Ma voglio chiudere con le parole di Scotellaro, morto prematuramente senza poter assistere alla rinascita del SUD. Una rinascita che è ancora gli albori ma procede, seppur lentamente. E Matera, capitale della cultura 2019, ne è un esempio.
“I contadini guardano l’aria… Essi vestono e parlano e giudicano secondo un accordo che li avvince, si riconoscerebbero in qualsiasi parte della terra.” (R. Scotellaro- 1952)
“Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova.” (“Sempre nuova è l’alba” -1948)”.
Set 19