Incontro Eni-sindacati, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil: “Preoccupazione sulla tenuta dei livelli occupazionali futuri. Regione Basilicata apra un tavolo permanente”. Di seguito la nota integrale.
Nella sede Eni di Viggiano si è svolto l’incontro tra la direzione aziendale, i segretari generali di Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL, Francesco Iannielli, Francesco Carella e Giuseppe Martino e la Rsu ENI Distretto Meridionale.
L’incontro era stato chiesto dai sindacati per analizzare, partendo dalla situazione attuale, le prospettive produttive e occupazionali del territorio.
Le preoccupazioni dei sindacati riguardano principalmente la tenuta dei livelli occupazionali futuri in un contesto di difficoltà produttiva che ha caratterizzato gli ultimi anni e che vede i livelli di produzione in forte calo rispetto al passato (dato 2023 pari a circa 37 mila barili medi di petrolio/giorno).
Nell’ottica del percorso di decarbonizzazione europeo al 2050, Eni adotta una strategia “Just Transition” improntata alla riduzione delle emissioni di CO2 nei processi produttivi e allo stesso tempo alla loro diversificazione proiettando il business verso sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili con il graduale abbandono dei progetti fossili.
Attualmente ENI conta circa 450 dipendenti diretti sul territorio (di cui circa il 64% residente in Basilicata) e oltre circa 3.000 dipendenti di imprese appaltatrici e subappaltatrici (equivalenti a un numero di occupati “Full Time” di 1.300 persone).
Da uno studio condotto si stima che la presenza di ENI sul territorio contribuisca a creare ricchezza pari al 10% del PIL lucano.
Al 30 giugno 2023 le royalties relative alla produzione del 2022 versate da Eni e Shell alla Regione Basilicata ammontavano a 103,6 milioni di euro e quelle versate ai comuni a 15,7 milioni di euro (il totale di royalties versate da Eni e Shell è pari a 173,8 milioni di Euro).
“Tutte cifre queste – affermano i sindacati – che impongono una seria riflessione sul futuro economico-produttivo e sociale del nostro territorio, poiché continuiamo ad essere pienamente convinti che serva una strategia organica e lungimirante, capace di assicurare, nell’ottica dell’ineludibile processo di transizione energetica che stiamo attraversando, gli stessi livelli occupazionali e di benessere.
Abbiamo manifestato al tavolo tutte le nostre preoccupazioni soprattutto sul fatto che difficilmente sarà possibile mantenere tali attuali livelli occupazionali in assenza di una adeguata programmazione, anche per una grande multinazionale del calibro di ENI – affermano i segretari – Le risposte che l’azienda ci ha restituito sono state rassicuranti ma non hanno dissipato completamente i nostri dubbi.
Le strategie produttive di ENI in Basilicata, come illustrato nell’incontro, prevedono il raddoppio della produzione, anche grazie a Pergola 1, Sant’Elia 1 e Cerro-Falcone 7, nel giro di qualche anno e, dall’attuale situazione che vede la scadenza al 2029 della concessione Val d’Agri, progetti di drilling, sviluppo e workovers oltre all’entrata in esercizio di 2 nuovi pozzi nel breve periodo.
Ma ciò che ci preoccupa maggiormente è la prospettiva di lungo periodo. Infatti, i progetti alternativi non oil contenuti nell’accordo d’intenti con la Regione Basilicata del 15 giugno 2022 vanno, a nostro parere, timidamente nella direzione della sostenibilità delle produzioni energetiche, senza cogliere affatto l’obiettivo della tenuta dei livelli occupazionali attuali.
Lo sbilancio dei numeri è evidente: a fronte di circa 3.500 lavoratori attualmente impiegati nel processo produttivo, quei progetti cubano una quantità limitata di posti di lavoro.
Per queste ragioni, pur apprezzando lo sforzo in termini di investimenti sul territorio da parte di ENI, – concludono – chiederemo nei prossimi giorni un incontro alla Regione Basilicata per l’apertura di un tavolo permanete che affronti, in una prospettiva medio-lunga, le ragioni che abbiamo evidenziato e l’istallazione sul territorio di impianti industriali labour intensive capaci di assorbire l’emorragia di posti di lavoro che la transizione ci imporrà”.