La città di Matera ha celebrato questa mattina l’81° anniversario dell’insurrezione antifascista del 21 settembre 1943. Una manifestazione organizzata come ogni anno dall’Amministrazione comunale in collaborazione con prefettura, Provincia, forze dell’ordine e Associazione nazionale Partigiani d’Italia (Anpi – Comitato provinciale di Matera). Un evento celebrativo, finalizzato a trasmettere e valorizzare la memoria della Resistenza, periodo storico tra i più tragici del nostro Paese, che ha visto Matera prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo. L’evento drammatico è passato alla storia come “eccidio di Matera”, in cui persero la vita 27 persone di cui 18 civili, ed è valso l’attribuzione alla città dei Sassi della medaglia d’Argento al valor militare nel 1966, e della medaglia d’Oro al valor civile nel 2016. È ricordato come primo atto spontaneo d’insurrezione di una città del Mezzogiorno contro l’occupante nazista e il collaboratore fascista, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Riconoscendo valenza storica e civile all’insurrezione popolare di Matera del 21 settembre 1943, si vuole celebrare questa data come inizio simbolico di quel lungo cammino, che ha portato il Paese alla Costituzione repubblicana con i suoi valori di unità e coesione solidale.
Il programma ha previsto la deposizione di una corona di alloro al Cippo via Lucana e la deposizione di una corona di alloro sulla lapide in via Lucana presso il palazzo ex Società Elettrica e la deposizione corona di alloro sulla lapide in via Cappelluti posizionata sulla facciata dell’immobile della Camera di Commercio.
A seguire la Santa Messa celebrata da Monsignor Pino Caiazzo nella Chiesa di Santa Chiara.
La cerimonia si è conclusa in Piazza Vittorio Veneto con l’onore ai Caduti e la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti da parte delle autorità (sindaco Domenico Bennardi, presidente Provincia di Matera Emanuele Pilato, Prefetto Cristina Favilli). Presenti gli assessori comunali Tiziana D’Oppido e Angela Mazzone, il sindaco di Pomarico, Francesco Mancini, la consigliera regionale Viviana Verri e Vincenza Rutigliano, la figlia del finanziare Vincenzo Rutigliano, che ha sacrificato la sua vita proprio il 21 settembre 1943 durante l’insurrezione antifascita della città di Matera.
In piazza anche le delegazioni delle forze dell’ordine, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Croce Rossa Italiana mentre la parte musicale è stata affidta al Gran Concerto Bandistico “Boleto-Città di Nova Siri”.
Dopo la deposizione della corona di alloro al Monumento ai Caduti da parte dei carabinieri in GUS del Comando Provinciale Carabinieri di Matera sono intervenuti la presidente dell’Anpi provinciale di Matera, Carmela Lapadula, la presidente della consulta provinciale studentesca di Matera, Sanya Bonelli, il presidente della Provincia di Matera, Emanuele Pilato, il sindaco di Matera Domenico Bennardi.
Michele Capolupo
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21 settembre 1943, intervento del sindaco di Matera, Domenico Bennardi
Sono passati 81 anni da quel 21 Settembre 1943, quando Matera si ribellò all’oppressione del regime nazista per conquistare una delle cose più care all’uomo come alla donna, la libertà.
Continueremo sempre a ricordare, continueremo sempre in questo esercizio di memoria, non solo per tramandare alle nuove generazioni quello spirito di sacrificio, quel desiderio appunto di libertà che alcuni nostri concittadini ebbero con uno slancio talmente determinato da offrire tutto anche la propria vita.
81 anni fa qui, in questa piazza, nelle vie vicine, cittadini comuni di varia estrazione sociale, insieme a militari italiani si misero insieme per contrapporsi all’oppressione nazifascista e lo fecero in modo improvviso e spontaneo.
Ma la libertà ha sempre un prezzo e noi lo pagammo fino in fondo.
Persero la vita 26 persone, 18 civili, 8 militari. Quel sacrificio non fu vano.
Matera è ricordata per essere la prima città del Mezzogiorno a ribellarsi al nazifascismo. Medaglia d’oro al valore civile e medaglia d’argento al valore militare. Lo ricorderemo sempre, dobbiamo farlo, è la nostra storia, è la storia di uomini che hanno dato la vita per non essere sopraffatti, per conquistare la libertà, diventando eroi imperituri, da ricordare sempre.
Ma non sempre conosciamo o ricordiamo i loro nomi.
Tra quei militari c’era anche Vincenzo Rutigliano, un finanziere. Medaglia di Bronzo al Valor Militare a lui la città ha dedicato una via e questa mattina abbiamo scoperto una bellissima statua in tufo per ricordare lui e tutte le vittime della Guardia di Finanza proprio nei pressi dove ha perso la vita (vicino l’attuale Camera di Commercio).
Vincenzo Rutigliano non era in servizio quella mattina del 21 settembre di 81 anni fa, aveva lavorato già tutta la notte, probabilmente avrebbe trascorso la mattina riposandosi o dedicandosi alla famiglia. Vincenzo aveva sposato una signora vedova con già quattro figli, ed era sicuramente un uomo felice perché sua moglie era nuovamente in dolce attesa di una bellissima bambina. Vincenzo però non avrebbe mai visto nascere sua figlia perché decise di unirsi senza esitazione ai propri commilitoni per partecipare alla resistenza contro i nazisti, sacrificando la sua giovane vita.
Dopo due mesi dalla sua morte nacque la figlia Vincenza, chiamata così in onore e memoria proprio del padre.
Oggi Vincenza, che non ha potuto mai ricevere l’affetto paterno ma solo quello materno, si è creata una vita altrove e oggi è venuta a Matera per scoprire il monumento dedicato a suo padre e ricordarlo insieme a tutti noi. Vincenza, a lei un affettuoso benvenuto e largo abbraccio da parte di tutta città di Matera.
Eroi imperituri, eroi da ricordare. Mi ha colpito un’espressione del Comandante Regionale della Basilicata della Guardia di Finanza Roberto PENNONI in conferenza stampa, che ringrazio anche per essere qui oggi con noi, il quale ha parlato in senso elogiativo di eroi perdenti, di quegli eroi che nonostante siano consapevoli della disparità di forze, dell’estrema difficoltà di successo, delle condizioni del tutto avverse, non esitano a buttarsi nella mischia, a combattere e a tenere fede ai propri principi, ai propri valori ma anche ai propri doveri.
Sembrano sforzi anacronistici. Quanti oggi sono disposti a offrire la propria stessa vita per la libertà, per la patria, per gli altri, o semplicemente per il proprio dovere.
Eppure eroi di questo genere ce ne sono ancora oggi. Negli stessi corpi delle forze dell’ordine e delle forze armate c’è costantemente chi non esita a svolgere il proprio dovere pur sapendo di dover rischiare la propria vita in condizioni molto estreme.
E’ successo a Matera, con Nicola Lasalata e Giuseppe Martino, i due Vigili del fuoco – entrambi di 45 anni – morti il 17 luglio scorso mentre partecipavano allo spegnimento di un incendio a Nova Siri, anche a loro oggi va il nostro pensiero e ricordo.
E certamente ritroviamo in loro quello stesso spirito di sacrificio, quel coraggio, quell’ attaccamento al proprio dovere. Grazie sempre a tutte le forze dell’ordine per il grande lavoro che fanno, oggi come allora, da oltre 80 anni. La guardia di Finanza lo fa da ben 250 anni.
Il 21 Settembre 1943 è stata una giornata di grande responsabilità civile e di profondo desiderio di libertà.
Come possiamo ricordarla senza essere troppo ridondanti o troppo retorici.
Io credo che possiamo dare senso a questa rievocazione in due modi:
– sottolineando che il sacrificio del 21 settembre, come delle 4 giornate di Napoli, della resistenza in Carnia, come a Milano, a Torino, le lotte partigiane, incarnano un fermento di progressismo e antifascismo, che è andato a finire in qualche modo nella nostra Costituzione ed è diventato un patrimonio fondamentale e faro democratico.
– (in secondo luogo) attualizzando il 21 settembre e ampliando magari il nostro orizzonte, la resistenza, le insurrezioni, anche i sacrifici umani, sono tutti mossi da un profondo senso di libertà e desiderio di pace, con quell’art. 11 in cui diciamo che l’Italia ripudia la guerra. E quindi dobbiamo ancora oggi desiderare e cercare sempre la pace ovunque a livello internazionale ripudiano i conflitti bellici.
E la libertà di vivere la propria vita significa rispettare quella degli altri, i diritti presuppongono doveri, come quello di eliminare le disparità tra le persone, è ciò che in sostanza ci chiede l’art. 3 della Costituzione Italiana.
Esistono paesi come Libia, Egitto, Siria e Sudan, dove le gravi violazioni di diritti umani costringono migranti, rifugiati e richiedenti asilo a tentare di attraversare il Mediterraneo nella speranza di una maggiore libertà personale o semplicemente di una vita migliore, ciò causa numerosi naufragi dove le vittime sono spesso donne e minori. Naufragi che avrebbero potuto non avere luogo se noi come Italia, come Europa, fossimo intervenuti rispettando quanto stabilito, dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare.
Eppure ci sono casi in cui a navi e barconi con persone disperate viene vietato di avvicinarsi alle coste italiane per difesa del territorio. Lasciare per 20 giorni bloccata in mare una nave con 121 persone a bordo: di cui 32 minori, e 28 non accompagnati, significa tradire tutto quello per cui abbiamo lottato, fino alla morte.
Anche i migranti del mediterraneo in fuga sono un po’ come degli eroi perdenti (sicuramente sono perdenti), affrontano una battaglia estrema, sapendo di poter perdere la vita, arrivano in Italia, perché considerano il nostro Paese migliore e l’Europa, la culla della civiltà occidentale più democratica, più rispettosa dei diritti civili e umani.
Violare il diritto del mare, il diritto universale alla vita, equivale a negargli questa convinzione, che dovrebbe essere anche la nostra.
Io confido che si possa fare tesoro dal nostro passato di lotta e insurrezione, della nostra memoria, della conquista di uno Stato libero e democratico dove tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La nostra Costituzione è il nostro faro, ed è figlia diretta, derivazione sofferta, di giornate come il 21 settembre del ‘43
Allora viva il 21 Settembre e viva la lotta per tutte le libertà e le libertà per tutti.
21 settembre 1943, intervento del Presidente facente funzioni della Provincia di Matera, Emanuele Pilato
Rivolgo il mio saluto alle illustrissime Autorità Civili, Militari e Religiose, alle associazioni combattentistiche, all’ANPI, ai rappresentanti sindacali, alle scuole e a tutti i presenti.
Oggi si celebra una ricorrenza importante e, come accade in tutti i momenti di rievocazione, anche questo genera in me, in noi, forti emozioni e vibrazioni del cuore e dell’anima, tanto più forti quando si commemorano quei caduti che, attraverso il sacrificio delle loro vite hanno esaltato il bene comune. Tutto questo, inevitabilmente, rende meno facile fare una sintesi tra la naturale propensione umana alla commozione e la necessità di onorare gesta indelebili che sono e sempre saranno vere e proprie pietre miliari sul percorso della nostra memoria collettiva e della nostra storia comune.
Oggi esaltiamo il ricordo di coloro che hanno sacrificato la propria vita per l’affermazione degli ideali democratici e celebriamo la memoria e l’onore di chi seppe ribellarsi alla barbarie, con l’auspicio che non si ripeta mai più anche se, purtroppo, viviamo in un momento storico delicato, purtroppo contrassegnato da guerre e fantasmi di nuovi totalitarismi.
Sappiamo tutti che la nostra città, suo malgrado, ha vissuto la drammatica vicenda dell’eccidio del 21 settembre del 1943, quando morirono alcuni cittadini che si ribellarono ai tedeschi. Ci deve riempire d’orgoglio sapere che Matera fu la prima città dell’Italia meridionale a ribellarsi all’oppressione nazifascista e siamo qui proprio per onorare quelle gesta, sottolineare il coraggio di chi ritenne giusto insorgere contro la dittatura e l’ingiustizia perché questa comunità, da sempre, ha fatto della libertà il segno distintivo della sua storia.
Rievocazione e celebrazione, però, non sono atti fini a se stessi. Siamo qui, infatti, soprattutto per ricordare il motivo per cui è importante che si parli della storia e di quanto avvenuto, specie in alcuni periodi, affinché il ricordo si trasformi in conoscenza da trasmettere a tutti, e alle giovani generazioni in particolare.
È importante sotto vari aspetti.
* Innanzitutto ai fini della conoscenza: se conosciamo la nostra storia e da dove veniamo sapremo meglio capire chi siamo e dove siamo diretti, affinché si possano evitare gli errori commessi nel passato;
* è importante ricordare anche perché, mentre fino ad ora alcune delle persone che hanno vissuto quegli eventi erano vive e, quindi, potevano raccontarceli direttamente e dettagliatamente, con il trascorrere degli anni è sempre più difficile trovare testimoni diretti. È pertanto nostra responsabilità tenere viva la memoria storica e tramandarla ai giovani, affinché i nostri ragazzi vengano educati allo sviluppo del pensiero critico e siano in grado di rileggere gli eventi obiettivamente e con onestà intellettuale.
Molte delle vittime dell’eccidio del 1943 erano giovani e giovanissime: un dato, questo, che ai nostri ragazzi non deve sfuggire, per ricordare loro che l’attuale condizione di persone libere di crescere in democrazia è dovuta a chi, come coloro che perirono durante la Resistenza, sacrificò la propria vita a questi ideali. E per ricordare loro altresì che tale condizione non è scontata e che non bisogna mai abbassare la guardia.
Nel rivolgermi ai giovani mi piace trasmettere loro un messaggio importante: non lasciatevi depredare della vostra terra, delle vostre risorse, delle vostre energie. Difendete strenuamente i valori in cui credete, come fecero quei vostri coetanei nel ’43. Non consentite a nessuno di spegnere la vostra luce, di lasciarvi al buio, di annientare i vostri sogni e le vostre speranze. Aggrappatevi ad essi, difendeteli con tutte le forze che avete, con le unghie e con i denti, e sarete uomini e donne liberi in un mondo libero.
Questo è ancora oggi l’insegnamento dell’insurrezione di Matera e di quanti si immolarono per gli ideali di libertà e democrazia. Ideali che sono sapientemente contenuti nella Costituzione che, voglio ricordarlo, non è un atto formale, ma una pietra miliare della nostra democrazia, a cui sono saldamente ancorati valori quali la libertà, l’eguaglianza, la solidarietà, la pace, il lavoro. Valori che non ci si deve limitare semplicemente a declamare o a spiegare: essi, infatti, vanno coniugati nella vita quotidiana di ciascuno e della comunità intera, perché la Resistenza è un concetto, un modo di essere che dobbiamo concretamente attuare tutti i giorni per assicurare una difesa costante di quei valori da ciò che li mette in discussione e in pericolo.
Una difesa che oggi è affidata a noi.
Viva la nostra Matera, viva l’Italia, viva la democrazia!
21 settembre 1943, intervento della presidente della consulta provinciale studentesca di Matera, Sanya Bonelli
Buongiorno a tutti da parte dei miei colleghi, che saluto per primi, gli studenti e le studentesse della provincia di Matera che ho l’onore di poter rappresentare, saluto e ringrazio prima di tutto la Dirigente dell’ufficio scolastico provinciale la Dott.ssa Cancelliere e dell’invito le autorità civili, militari e religiose presenti, è un grande onore essere qui oggi e poter portare la voce degli studenti e delle studentesse della provincia rispetto a una commemorazione molto importante soprattutto poiché appartenente alla nostra Storia, la nostra identità culturale locale. Oggi siamo infatti qui per fare esercizio di memoria e ricordare un evento storico consumatosi proprio in questi luoghi, per queste strade, non molto lontano da noi, a Matera, l’81° anniversario dell’insurrezione di Matera contro il regime nazifascista, in cui, dopo una successione di tragici eventi a fuoco e delitti, gli invasori fecero saltare il palazzo della milizia provocando 15 morti e altri 11 durante l’insurrezione:Matera prima città del Mezzogiorno insorta al nazifascismo;
Una Storia come già anticipato di coraggio e forza d’animo a difesa della prorpiaidenittà culturale, civile e del proprio territorio. Non dimentichiamoci però questo dato: 15 morti, civili rinchiusi senza colpe in un palazzo che viene fatto esplodere. E nel ruolo che oggi sono qui a impersonare non posso non portare la mia attenzione sul fatto che una delle vittime avesse appena 17 anni. Cosa significa ricordare l’insurrezione del 21 settembre oggi il 21 settembre 2024? Cosa significa per gli studenti, per i civili essere qui e commemorare un’insurrezione e un eccidio? La Storia è l’unica chiave che abbiamo per vivere il presente e costruire il futuro, il nostro futuro; ricordare il 21 settembre 1943, ricordare cosa è successo per le strade che percorriamo ogni mattina quando andiamo a scuola,a lavoro o semplicemente uscendo di casa, significa conoscere un pezzo che fa parte di noi, della nostra storia, della nostra identità culturale. Ricordare il sangue innocente di civili, di cittadini materani, ricordare il sangue innocente di un ragazzo di 17 anni, morto insieme a suo padre,che aveva un futuro davanti, ci permette di conoscere e conoscere ci rende liberi. Il 21 settembre è un grido di libertà e di coraggio contro, in questo caso, il nazifascismo, che al tempo compiva violenze, soprusi ed era ormai una tirannia. Ricordare come nelle nostre radici ci sia stato così tanto coraggio e forza d’animo el voler cambiare il corso degli eventi ci ricorda un concetto molto importante: non rimanere indifferenti. Sono tante le tirannie che ogni giorno subiamo inconsapevolmente: basti pensare alle dipendenze, anche la più banale, come quella di un cellulare ma io vorrei concentrarmi più su una tirannia interiore che domina l’uomo: la paura. Quante volte rimaniamo indiffferenti per paura di giudizio, dominio, debolezza, quante volte decidiamo di subire finendo per non vivere, per vivere nascosti pur di compiere, direbbe un filosofo, l’atarassia. Quante volte rimaniamo in silenzio e chiusi in un circolo vizioso di tirannie personali governate dalla più grande ,la paura ,finendo poi per diventare schiavi di noi stessi? Basterebbe guardare i dati preoccupanti sui suicidi precoci e ai gesti estremi che molti miei coetanei compiono. Sono tante quelle volte in cui invece rimaniamo a guardare e muoriamo nell’indifferenza, lasciando che il corso delle azioni scelga per noi. Il 21 settembre 1943 rappresenta invece ai miei occhi la volontà di cambiare, di far ritornare la luce, di essere liberi, la volontà di riscattare quelle anime innocentemente uccise, la volontà di non rimanere indifferenti e non avere paura. Oggi in ricordo dell’insurrezione di matera contro il nazifascismo e dell’eccidio della Milizia, in ricordo delle vittime, in ricordo del coraggio di quel giorno e in occasione dell’anno scolastico appena iniziato, sento di fare un appello importante che questa giornata ci ricorda atutti noi studenti, a tutti i prensenti civili: non abbiate paura, non rimanete indifferenti. Fare memoria della nostra Storia fa di noi persone consapevoli di ciochè stato, protagonisti di ciò che è, costruttori di ciò che sarà e sarà il coraggio e la forza d’animo del voler essere parte del cambiamento del’evoluzione della storia a fare di noi umani vivi e cittadini attivi.
Concludo perciò con una citazione di una sceneggiatura inedita “ peppinella” di ivano Selvaggi, parente di una delle vittime dell’eccidio affinchè in memoria dell’oggi di ieri si possa cambiare l’oggi del domani.
“ Ciò che chiamiamo “Storia” inizia solo 6 mila anni fa, con l’invenzione degli eserciti, delle guerre e dei regni. Tutto quello che ci fu prima non è solo pre – istoria, ma un cammino lungo milioni di anni, che rivela altre civiltà e modi di essere umani diversi da questo. Più ci avviciniamo al mistero delle nostre origini, Più scopriamo sulla nostra natura e sul senso della sua esistenza. Senza la consapevolezza di poter essere altro non si potrà generare un’altra storia, diversa da questa, prodotta dalla violenza e dalla guerra.”
Riflettiamo sui milioni di anni in cui l’essere umano è vissuto senza guerre e, senza nostalgie sterili e sciocche per la pre-istoria(perché è innegabile il progresso in molti campi) ricordiamoci che il futuro è e deve essere scritto nella sorgente, per usare la metafora del fiume,non nella foce, perché se la sorgente è inquinata nessun futuro attende il fiume, come nessun futuro attende l’umanità intera.
21 settembre 1943, intervento della presidente dell’Anpi provinciale di Matera, Carmela Lapadula
Saluto tutte le Istituzioni presenti, le autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, i rappresentanti degli studenti, le cittadine e i cittadini, le antifasciste e gli antifascisti.
Oggi rendiamo omaggio alle vittime innocenti dell’eccidio nazista e a quei cittadini che si sono ribellati contro l’occupazione nazifascista della nostra città , pagando anche con la vita, in quel 21 settembre del ’43 .
Si può ben dire – come era stato scritto un anno dopo sulla lapide commemorativa fatta affiggere sulla parete del Palazzo del Governo per iniziativa di un apposito Comitato cittadino – che la coraggiosa azione del popolo di Matera era servita da “monito agli oppressori” e da “incitamento agli oppressi”.
Un importante percorso di valutazione dei fatti accaduti in quella giornata avrebbe poi portato nel 1966 alla concessione alla città della Medaglia d’Argento al Valor Militare e nel 2016 della Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Affinché non sia dimenticato il sacrificio di quanti perirono a Matera, nell’eccidio perpetrato dai nazisti e nell’insurrezione popolare, è importante tenere viva la memoria di quegli eventi di 81 anni fa.
Per questo motivo, lo scorso anno, in occasione del 80° anniversario dell’eccidio e dell’insurrezione, nella nostra città l’ANPI nazionale e locale e lo Spi Cgil di Matera, con il patrocinio delle Istituzioni, hanno organizzato due giorni di iniziative con un concorso per le scuole superiori, un convegno storico, una tavola rotonda sui temi dell’attualità, una mostra di documenti d’archivio e foto storiche, la presentazione di alcuni libri sulla Resistenza. In queste due giornate sono stati protagonisti soprattutto i giovani studenti, premiati nel concorso per i loro eccellenti lavori. Inoltre hanno partecipato studiosi, storici, scrittori, rappresentanti degli enti locali, della magistratura, del sindacato e delle associazioni, i quali, con le loro relazioni e interventi, hanno dato vita a momenti di confronto e di approfondimento che hanno arricchito la città di Matera.
A breve verrà pubblicato il volume che raccoglierà i lavori delle due giornate, ne daremo notizia alla stampa e inviteremo le Istituzioni e i cittadini a partecipare alla presentazione. In particolare verranno pubblicate nel volume le relazioni del convegno storico per lasciare traccia di quanto accaduto nella nostra città, in Basilicata e nel meridione dopo l’8 settembre ‘43 e fino alla Liberazione del 25 aprile ‘45. Un lavoro realizzato soprattutto a beneficio delle giovani generazioni, che sono i destinatari principali del lungo cammino della rievocazione.
Perché l’ANPI non si ritiene la custode di una antica reliquia ma una associazione che ha aperto le iscrizioni anche agli antifascisti non combattenti (infatti oggi ne fanno parte tanti giovani) e che fa tesoro della memoria per mantenerla viva nel presente e disegnare il futuro basato sui valori della Resistenza.
Una visione che, per l’appunto, l’Anpi ha promosso lo scorso anno, anche nella due giorni di Matera, quale avvio del lungo percorso che si sta sviluppando in tutto il Paese, verso l’80° della Liberazione.
L’ANPI è da sempre impegnata a tenere alta la guardia contro i continui tentativi di riscrittura della storia da parte di chi coltiva l’intento di assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza. Con il sacrificio di tanti partigiani, la Resistenza ha restituito la democrazia all’Italia, dando vita alla Repubblica e alla sua straordinaria Costituzione, che va attuata e non manomessa o cancellata.
Per l’Anpi è sancito nel suo Statuto l’impegno costante a “battersi affinché i principi informatori della Guerra di Liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni;” nonché a “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli .”
Perciò essere antifascisti oggi significa sceglieredi contrastare l’ingiustizia, il sopruso, la discriminazione, il razzismo, schierarsi a difesa di chi è più fragile e più debole e impegnarsi a generare democrazia, libertà e pace. Fondamentale e necessario è l’impegno per la pace, soprattutto in questi tempi bui di guerra alle porte dell’Europa, nel Medio Oriente e in tante altre parti del mondo. Oggi si celebra la Giornata Internazionale della Pace. Ad Assisi in queste ore si tiene la marcia della pace e della fraternità.
Chiudo questo mio intervento con l’esortazione a custodire la memoria storica del 21 settembre ‘43, lontani dalla vuota retorica, per costruire un futuro di pace e di libertà.
Viva il 21 settembre, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la Repubblica italiana antifascista!
La fotogallery della cerimonia del 21 settembre 2024 (foto www.SassiLive.it)