Rimborsopoli, Vincenzo Santochirico: “Terza e definitiva assoluzione dopo aver rinunciato alla prescrizione”. Soddisfazione Vito Lupo, vice segretario regionale PD Basilicata
La notizia dell’assoluzione con formula piena di Vincenzo Santochirico dopo 10 anni di sofferenze e attesa va accolta con sollievo e grande piacere.
Ancora una volta i dirigenti del Partito Democratico Basilicata hanno dimostrato di operare correttamente e nel pieno rispetto della legge.
A Enzo e alla sua famiglia va l’abbraccio di tutti noi e di chi ha creduto, crede e continuerà a credere nella giustizia.
Il tempo è galantuomo, sempre.
Riportiamo di seguito la nota inviata dall’avvocato Vincenzo Santochirico al termine dell’udienza di questa mattina al al Tribunale di Potenza in cui è stata emessa la sentenza di assoluzione nei suoi confronti.
Oltre dieci anni per la giustizia e la verità, rinuncia alla prescrizione e terza definitiva assoluzione.
“Il fatto non sussiste: oggi, dopo aver rinunciato alla prescrizione, ho sentito dichiarare, in mio favore, la terza ed ultima assoluzione dalle imputazioni sui rimborsi delle spese di rappresentanza dei consiglieri regionali per gli anni 2009/2011.
Con la stessa formula liberatoria, la più ampia fra quelle esistenti, altre imputazioni erano cadute con le sentenze di assoluzione del Giudice dell’udienza preliminare, prima ancora di arrivare a dibattimento, nel 2014 e poi nel 2016. Con tutt’e tre le sentenze é stato accertato che non vi sono mai state, da parte mia, né appropriazione di denaro della PA (peculato ex art. 314 cp) né attestazioni non corrispondenti al vero (falsità ideologica in atti pubblici ex art. 483 cp).
Dalla primavera del 2013, quando, come Presidente del Consiglio regionale di Basilicata, a Parma, ospite dell’associazione dei lucani che vivono in quella città, appresi dalla televisione dell’avviso di garanzia a mio carico, sono passati 11 lunghi anni, durante i quali, per un impegno politico e morale assunto all’epoca, da me rispettato, non ho partecipato ad alcuna competizione elettorale né assunto cariche istituzionali. Ho persino rifiutato incarichi onorifici di carattere professionale, come la partecipazione alla commissione degli esami di avvocato e a quella uno dei più prestigiosi concorsi nazionali.
A chi – come l’eccellente collega avv. Angela Pignatari, che mi ha egregiamente difeso e a cui sono immensamente grato – mi ha chiesto perché, maturata la prescrizione, vi rinunciassi e corressi il rischio di una condanna, ho risposto che dovevo sapere se questo sacrificio, durato oltre dieci lunghi anni, era una meritata pena o un’ ingiusta e indebita sofferenza.
Ho avuto ragione a cercare e volere giustizia. Lo dovevo innanzitutto a me stesso, alla mia storia personale e a quella collettiva cui mi sono sempre ispirato, alla mia famiglia, e innanzitutto ai miei figli, ma anche alle tantissime persone che, in questo interminabile decennio trascorso, non hanno mai dubitato della rettitudine e del senso della cosa pubblica che mi hanno sempre guidato, continuando a riservarmi fiducia, rispetto, stima e amicizia, pur non potendo offrire loro che le mie idee e un rapporto umano libero e sincero.
La triplice assoluzione non ripaga il prezzo troppo alto pagato, ma almeno ristabilisce la verità dei fatti e rende onore e dignità.
E mi restituisce la piena libertà, ingiustamente negata per tanto, troppo tempo, di poter partecipare pienamente alla vita del tempo attuale”.
Vincenzo Santochirico é stato consigliere regionale dal 2005 al 2013, ricoprendo anche la carica di assessore regionale e presidente del Consiglio regionale.
Insieme ad altri consiglieri regionali, nel 2013 è stato sottoposto a due procedimenti penali in relazione a rimborsi per spese di rappresentanze relative agli anni 2009/2011.
Nel primo, iscritto al n. 1765/2013 RGNR (Registro generale notizie di reato ) era stato imputato per peculato e falso per fatti relativi agli anni 2010/2011.
Da queste accuse era stato assolto già all’udienza preliminare dal Giudice Michela Tiziana Petrocelli con la sentenza n. 117 del 11/6/2014 con la formula più ampiamente liberatoria: il fatto non sussiste.
Un secondo procedimento – quello iscritto al n. 4547/2014 – sempre per gli stessi reati riguardava spese di rappresentanza relative al 2009/2010.
Anche in questo caso, già all’udienza preliminare, il Giudice, con sentenza n. 406 del 1/12/2016, lo mandava assolto da due capi di imputazione perché “il fatto non sussiste”.
Per un altro capo di imputazione – relativo a spese di rappresentanza per circa 1.000 euro – veniva rinviato a giudizio e, dopo 8 anni, nei quali era maturata la prescrizione, alla quale Santochirico ha rinunciato, è stato oggi assolto, su conforme richiesta del Pm, perché il fatto non sussiste dal Tribunale di Potenza, in composizione collegiale, composto dai giudici Valentina Rossi, che lo presiedeva, e da Barbara Auriemma e Giovanna Battista.