Il consigliere regionale Alfonso Ernesto Navazio ha presentato un’interrogazione con la quale chiede al Presidente De Filippo il perché, la Giunta, attraverso una delibera, la nu.ro 993 del 24 luglio 2012, ha deciso di ridurre, senza darne alcuna motivazione – sottolinea il consigliere – la quota di attività formativa a distanza dal 60 al 30 per cento del monte ore complessivo in aula.
Nello specifico, la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, Piano d’azione e Learning (Bruxelles, 28 marzo 2001); Pensare all’istruzione di domani, intende la Formazione a Distanza/E-learning quale utilizzo delle “tecnologie multimediali e di internet per migliorare la qualità dell’apprendimento agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la collaborazione a distanza; inoltre, in tutte le regioni è previsto l’uso della FAD (Formazione a distanza) con un monte ore anche superiori al 60 per cento. Se pensiamo – fa notare il Presidente di Io Amo la Lucania – che la Regione Campania consente formazione in FAD pari all’80 per cento delle ore per parti teoriche di corsi e per quelli autofinanziati, tutto questo comporta, inevitabilmente, un enorme svantaggio per le imprese operanti in Basilicata dal momento che un numero più alto di ore permette una maggiore utenza da regioni lontane dalla Basilicata considerato l’esiguo numero di abitanti e le poche infrastrutture.
E invece, fa notare Navazio, la Regione Basilicata ha deciso improvvisamente di cambiare le regole del mercato diminuendo così la possibilità di erogare la formazione a distanza dal 60 al 30 per cento. Un atto che comporta, per le imprese operanti sul nostro territorio, la fine del progetto imprenditoriale oltre che la fine del proprio lavoro dal momento che nessuno studente potrà mai pensare di frequentare un corso con una simile quota di frequenza a distanza. Gli studenti che si iscriverebbero ai corsi, come spiega infatti l’interrogazione, sarebbero solo quelli a livello locale e questo significherebbe passare da un’impresa operante a livello nazionale ad un’impresa provinciale e/o locale, e quindi fallimentare – aggiunge Navazio – senza studenti.
Un ulteriore effetto sarebbe quello di generare uno svantaggio economico troppo grande garantendo, ad esempio una posizione dominante agli Organismi di Formazione, come ad esempio quelli della Regione Campania.
Ecco allora che la delibera della Giunta regionale potrebbe configurarsi – spiega Navazio nell’interrogazione – in un atto di violazione delle norme a tutela della concorrenza e del mercato.
Fino ad oggi, la Provincia di Potenza, attraverso il Dipartimento Formazione, ha sempre autorizzato attività formative a distanza con la percentuale del 60% del totale della durata del corso; i corsi autorizzati ammontano a centinaia di edizioni di corsi differenti.
Con quest’ultima delibera, la giunta regionale ha invece ridotto il monte ore senza tenere conto delle attività delle imprese operanti nel settore. Le imprese accreditate, nel corso degli anni, hanno infatti investito acquistando software molto specialistici, hanno implementato una piattaforma telematica FaD, hanno acquistato software di videoconferenza all’avanguardia e soprattutto hanno strutturato la propria organizzazione attraverso la costruzione di un vero e proprio centro di formazione professionale che potesse permettere un miglioramento della propria posizione a livello nazionale con aule dedicate a Tutor e docenti telematici permettendo in tal modo di fare iscrivere studenti da tutta l’Italia (Nord, Centro, Sud ed Isole). Ma, evidentemente per la Giunta, si tratta di un piccolo particolare che non merita la giusta considerazione.
È necessario allora conoscere – chiede l’esponente di Io Amo la Lucania – le valutazioni tecniche e comparative prodotte dagli Uffici per comprendere la decisione assunta dalla Giunta e quali provvedimenti a questo punto intende adottare affinché le imprese operanti nella nostra regione non siano penalizzate nell’erogazione di attività formative a distanza.
Un’interrogazione che, secondo Navazio, nel suo insieme si riflette in un principio statuito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America secondo cui “…il potere di fare leggi implica il potere di compiere indagini, perché un organo legislativo non può legiferare in modo consapevole se non possiede le informazioni essenziali sui fenomeni che intende influenzare o modificare con le proprie leggi ”
U.S. Supreme Court , 1975
Set 04