Cosa succede se mettiamo insieme sei giovani volontari del Servizio Civile Universale e proviamo a far diffondere loro un po’ di sana cultura ambientale?
Questo ‘esperimento’ è stato tentato a Lauria e il risultato è stato “Plastic (F)Tree”, ma andiamo per gradi.
Il cambiamento climatico è una sfida globale che non rispetta i confini nazionali. Le emissioni sono ovunque e riguardano tutti. In conseguenza di ciò, la deforestazione e la desertificazione pongono sfide considerevoli in termini di sviluppo sostenibile e condizionano le vite e i mezzi di sostentamento di milioni di persone che lottano contro la povertà.
Ecco perché, nel corso del 2024, i volontari del Servizio Civile Universale, nell’ambito del progetto “Cura l’ambiente”, hanno inventato un modo unico e all’avanguardia di mettere in pratica gli Obiettivi 13 (Promuovere azioni per combattere il cambiamento climatico) e 15 (Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre) dell’Agenda 2030.
I volontari -Antonella Di Cunto, Davide Carlomagno, Loris Egidio Papaleo, Happy Ehichoya, Barbara Carlomagno e Antonio Cozzi- prestando il loro servizio all’interno del Palazzo municipale di Lauria, hanno evidenziato un uso considerevole di plastica monouso tra i cittadini, abitudine purtroppo ancora molto diffusa in Italia – e non solo – e hanno disposto perciò, all’interno del Municipio, degli scatoloni per raccogliere, ogni giorno, le bottiglie di plastica utilizzate. Questo è stato il primo passo per la nascita del progetto “Plastic (F)Tree”. La raccolta, iniziata nel mese di dicembre del 2023 e conclusasi alla fine di giugno dell’anno successivo, è stata seguita dallo smaltimento delle bottiglie nel “mangiaplastica” sito in Via XXV Aprile nella città di Lauria. In risposta allo smaltimento delle bottiglie, è utile ricordare che il “mangiaplastica” eroga degli scontrini promozionali da usare in alcune attività commerciali della Città. Ecco che, a fronte delle 2000 bottiglie di plastica raccolte, i volontari di “Cura l’ambiente” si sono trovati tra le mani un bel tesoretto di scontrini.
La fase due del progetto ha visto i suoi promotori trovare un’idea innovativa per l’utilizzo di questi scontrini. Nell’ultimo mese di volontariato sono stati distribuiti a tutti i dipendenti comunali dei biglietti a offerta libera. L’iniziativa, accolta positivamente, ha quindi portato alla distribuzione di più di 100 biglietti che sono stati poi sorteggiati (la LIVE del sorteggio è ancora visibile sui social del Servizio Civile Lauria) e i cinque vincitori del sorteggio hanno ricevuto in cambio gli scontrini del “mangiaplastica”.
Infine, la terza e ultima fase di “Plastic (F)Tree” è stata caratterizzata dalla “adozione”, con le cospicue offerte ricavate dalla distribuzione dei biglietti, di due alberi in Africa attraverso la nota piattaforma di e-commerce Treedom, gestita dall’omonima azienda italiana.
Treedom è il primo sito che permette di piantare alberi a distanza e seguire online la storia del progetto che si contribuisce a realizzare. Tale azienda finanzia direttamente progetti agroforestali, diffusi sul territorio. La filosofia è quella di realizzare ecosistemi sostenibili e permettere a migliaia di contadini di far fronte ai costi iniziali della piantumazione di nuovi alberi, garantendo nel tempo sovranità alimentare e opportunità di reddito. Tutti gli alberi, infine, nel corso della propria crescita assorbono CO2 generando naturalmente un beneficio per l’intero pianeta. Ecco che in questo modo Treedom porta benefici a livello ambientale e sociale nei Paesi interessati dai progetti socio-ambientali voluti dall’azienda e dalle comunità locali.
Tornando agli alberi “adottati” dai volontari del Servizio Civile Universale di Lauria, la scelta è ricaduta su un banano piantato in Kenya e su una cassia piantata in Ghana (in foto potete vedere le due piante nei primi mesi della loro vita, in un vivaio prima e nel loro posto stabile poi). Il banano è stato selezionato in quanto darà frutti, alcuni che saranno immediatamente commestibili e altri che potranno diventare commestibili attraverso la lavorazione, garantendo risorse alimentari nel tempo. Inoltre, i suoi frutti e i prodotti derivati dalla sua trasformazione possono essere scambiati in reti locali, offrendo opportunità di reddito.
La seconda scelta, invece, è ricaduta su una cassia perché è piantata in sistemi agroforestali che favoriscono l’interazione virtuosa tra le diverse specie e ha così un impatto positivo sull’ambiente e sul territorio. Durante il suo ciclo di vita, per di più, compenserà la CO₂ e, chissà, anche tutte le emissioni che noi, dall’altra parte del mondo, stiamo producendo.
Se gli obiettivi diretti e concreti del progetto sono stati tutti quelli elencati finora, l’obiettivo indiretto, invece, è stato quello di responsabilizzare tutti i cittadini e infondere in loro azioni e comportamenti virtuosi sul piano ambientale. La speranza, ovviamente, è che “Plastic (F)Tree” sia stato e continui a essere un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale e non solo una breve parentesi in un mondo che non vuole provare a fermare il cambiamento climatico.