La chirurgia toracica dell’Irccs Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata in questi giorni è a Boston al congresso internazionale dell’American College of Chest Physicians “Chest 2024”. Il direttore dell’Unità Operativa Complessa di chirurgia toracica, Cosimo Lequaglie, infatti, parteciperà al meeting oltreoceano per relazionale sullo studio condotto all’Irccs Crob sull’utilizzo della realtà mista. Si tratta di una metodica che sovrappone la realtà digitale generata tridimensionalmente dall’intelligenza artificiale, al paziente posizionato in sala operatoria. Al Convention Center Exhibit Hall di Boston sarà presentata la relazione sulla realtà mista e la localizzazione dei noduli polmonari. La relazione parlerà dei risultati ottenuti con lo studio condotto al Crob sull’utilizzo del caschetto a realtà aumentata grazie all’utilizzo di software messi a punto dal Crob e dall’Università degli Studi della Basilicata. Il chirurgo attraverso l’utilizzo di questo caschetto ha la possibilità di riportare e ricostruire le immagini del paziente ottenute dall’ecografia, dalla TAC, dalla PET, dalla risonanza magnetica, direttamente nell’ambiente operatorio proiettandole anche sul corpo del paziente stesso. “La ricostruzione delle immagini in chirurgia toracica rimane una delle difficoltà principali perché noi chirurghi dobbiamo intervenire sul polmone sgonfio mentre lo studio diagnostico viene fatto, ovviamente, sul polmone gonfio – spiega il dott. Lequaglie che prosegue – Utilizzando questa metodica possiamo valutare l’ubicazione dei noduli polmonari anche a polmone sgonfio e questo ci consente di effettuare una resezione quanto più minima possibile”.
L’utilizzo della realtà mista è stato allargato anche alle neoplasie del mediastino, ovvero lo spazio compreso tra i due polmoni, consentendo la ricostruzione tridimensionale dei rapporti tra la massa tumorale e le strutture più importanti come i grandi vasi sanguigni.
Lo studio del Crob ha dimostrato che l’utilizzo della realtà mista combinata all’immunofluorescenza aumenta l’accuratezza dell’intervento e la radicalità oncologica riducendo i tempi operatori.
“Ad oggi sono circa un centinaio i pazienti trattati con questa metodica – prosegue Lequaglie – Si tratta di un risultato importante con un impatto ottimale nei confronti del paziente che riceve anche meno anestesia e ci consente di ottimizzare i tempi di sala operatoria”.
“Un ulteriore passo avanti di questo Istituto che ha ripreso grande slancio con riconoscimenti delle sue professionalità anche in contesti internazionali” ha commentato il direttore generale Massimo De Fino.