“Serve una mobilitazione generale del popolo lucano per le tante vertenze aperte nel settore industriale e che al momento toccano soprattutto la zona del Potentino, con ripercussioni pesanti su tutto il territorio regionale e sulle condizioni di vita di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Chiediamo alle istituzioni e ai soggetti interessati, dalla Regione Basilicata ai sindaci, di mettere in campo azioni forti nei confronti dei grandi player che per decenni hanno tratto profitto dalla Basilicata lasciandola adesso depauperata e depredata”. È l’appello lanciato dal segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito.
“Si va dalla grande vertenza del sito industriale dell’automotive a San Nicola di Melfi, tra fermi produttivi, incentivi all’esodo e cassa integrazione alla Stellantis e con ricadute disastrose nell’indotto – spiega Esposito – fino a quanto sta accadendo alla Lucania Servizi, dove la Total ha annunciato il 70 percento dei licenziamenti al Centro Oli Tempa Rossa, passando per la Favorit di Tito, dove sono a rischio 41 posti di lavoro e la Vibac, dove è stata chiesta una proroga della cassa integrazione fino a dicembre 2024 per crisi aziendale, nonostante gli accordi sindacali facessero ben sperare. In tre casi su quattro sono multinazionali francesi ad abbandonare il nostro territorio per localizzare altrove, dove la manodopera costa meno, mettendo al primo posto il profitto rispetto alla responsabilità sociale d’impresa. A tutto ciò il governo regionale della Basilicata non può assistere inerte. È necessario che il popolo lucano e le istituzioni scendono in strada insieme a manifestare se necessario”.
Rispetto all’automotive, Esposito ricorda i dati raccolti dal centro studi Ires Cgil in caso di una chiusura totale dello stabilimento di Melfi e dell’indotto: “Il Pil regionale si ridurrebbe del 7%, l’export regionale di due terzi. La presenza internazionale dell’economia lucana diverrebbe inconsistente e l’occupazione regionale diminuirebbe del 7,5%, con una perdita di oltre 14 mila addetti. Il comparto manifatturiero regionale si ridimensionerebbe notevolmente, scendendo, in termini di incidenza, dal 12% attuale al 5% del Pil, trasformando la Basilicata in una regione agricola e di servizi. Uno scenario ovviamente che noi scongiuriamo, ma che rende bene l’idea della portata delle vertenze in corso e che è ancora più preoccupante alla luce delle nuove vertenze che si sono aperte sul fronte industriale. Chiediamo pertanto che la Regione Basilicata agisca con forza e in fretta nei confronti delle multinazionali, facendo valere i diritti non soltanto dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte ma tutti i lucani e tutte le lucane”.