“Il nuovo decreto flussi sull’immigrazione, come già le versioni precedenti, con l’approccio rigidamente incentrato sulla tutela dell’ordine pubblico, sembra mancare l’obiettivo di trasformare l’immigrazione in una risorsa per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese”. Così Bruno Di Cuia, della segreteria regionale Uil Basilicata, che ha partecipato all’incontro del Coordinamento Nazionale Immigrazione della UIL, presieduto dal Segretario Nazionale Confederale UIL Santo Biondo, presente il Segretario Generale della UIL Basilicata Vincenzo Tortorelli, il Tesoriere Nazionale della UIL Benedetto Attili, il Presidente dell’IDOS Luca Di Sciullo e di Giuliano Zignani Presidente Nazionale ITAL UIL
Nell’annunciare la costituzione in Basilicata del coordinamento regionale Uil immigrazione (il 27 novembre prossimo è previsto un incontro con Santo Biondo e Giuliano Zignani), Di Cuia ha aggiunto: “in Italia il decreto flussi è dominato da una visione securitaria, trascurando completamente il potenziale economico che l’immigrazione potrebbe rappresentare per l’Italia. Invece di percepire gli immigrati come una risorsa, vengono spesso trattati come una minaccia da contenere. È un approccio che ci limita. Quello di cui avremmo davvero bisogno è un sistema di flussi di immigrazione programmato, basato su una chiara identificazione delle professionalità di cui il nostro Paese ha bisogno e che molti lavoratori stranieri già possiedono nei loro Paesi d’origine. Questo potrebbe essere gestito dalle nostre ambasciate, che potrebbero creare e gestire “liste di collocamento” per individuare, in modo trasparente e funzionale, i lavoratori più adatti per il nostro tessuto economico, di cui gli impeditori italiani lamentano l’assenza. In questo modo, l’immigrazione diventerebbe non solo regolare, ma anche funzionale al fabbisogno industriale e produttivo del Paese. Individuare le modalità di regolarizzare questi lavoratori non solo garantirebbe continuità produttiva e sviluppo economico, ma potrebbe anche contribuire a risolvere uno dei problemi più urgenti dell’INPS: il buco previdenziale. Negli anni ’60 per ogni lavoratore pensionato – ha evidenziato Di Cuia – esistevano 4 lavoratori attivi, purtroppo oggi assistiamo al pareggio: 1 lavoratore attivo ed 1 pensionato, a breve avremo una situazione che non consentirà più la sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Con l’immigrazione regolare, pensando soltanto ad un approccio utilitaristico, aumenterebbero i contributi versati, rafforzando la stabilità del sistema pensionistico”.
Per il dirigente della Uil “La lotta al lavoro nero, altro nodo cruciale, potrebbe essere affrontata in modo decisivo. Oggi, molti lavoratori immigrati sono intrappolati nel lavoro irregolare, senza diritti né tutele, sfruttati da imprenditori senza scrupoli, spesso preda di circuiti malavitosi con il generarsi di eventi delittuosi di cui sente molto parlare, con una risonanza mediatica accresciuta da chi magari è alla ricerca del facile consenso presso l’opinione pubblica.
Un lavoratore regolarizzato, invece, avrebbe accesso a una formazione adeguata, sarebbe più consapevole dei propri diritti e doveri, e avrebbe molte meno probabilità di diventare vittima di incidenti sul lavoro, e percepire un reddito dignitoso che gli consentirebbe di integrarsi bene nel rispetto delle norme che regolamentano il vivere civile.
Il futuro dei flussi migratori, consci che non potrà essere fermato, deve essere ripensato, non come una questione di sicurezza, ma come un’opportunità per lo sviluppo industriale, economico e sociale dell’Italia. Solo attraverso una gestione efficace e programmata potremmo trasformare l’immigrazione da problema percepito a risorsa concreta.
È tempo di dare un segnale forte, di prendere decisioni coraggiose e di avviare un dialogo costruttivo che metta al centro i diritti dei lavoratori, con soddisfazione degli imprenditori, per il benessere del nostro Paese”.