Una giornata per svelare, raccontare, analizzare “Le mille anime del Gruppo Lucano” e dei circa 7.000 volontari sempre pronti a garantire sostegno, supporto e assistenza alla popolazione in qualsiasi situazione. Con 130 sedi tra Basilicata, Campania e Calabria il Gruppo Lucano, una delle 60 associazioni iscritte dal Dipartimento Nazionale nell’elenco centrale delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, ha “consolidato il presente per un solido futuro”, per utilizzare il motto che ha fatto da sfondo al 16° Raduno nazionale che si è svolto nella giornata di ieri a Laurenzana. Tanti i momenti che hanno scandito una mattinata interamente dedicato al mondo della Protezione Civile: prima i momenti tra le vie del paese, con la parata dei volontari che si è conclusa in piazza Urga, dove attraverso una serie di stand si sono svolte alcune dimostrazioni sulle attività quotidiane portate avanti dal Gruppo Lucano (con l’obiettivo prioritario di avvicinare i giovani al mondo del volontariato) ed è stato dato spazio alla cultura della prevenzione con la campagna “Io non rischio”, la campagna di comunicazione pubblica che punta ad accrescere la consapevolezza individuale e collettiva sui rischi naturali e antropici che interessano il nostro Paese. Tra i momenti più toccanti la cerimonia di commemorazione (con la deposizione di una corona di fiori sul monumento ai caduti) dedicata a Nicola Lasalata e Giuseppe Martino, i due vigili del fuoco che hanno perso la vita la scorsa estate a Nova Siri mentre lottavano con le fiamme per mettere in salvo una famiglia. Autorità, volontari e cittadini si sono poi spostati nel Centro Polifunzionale per un importante momento di confronto e approfondimento istituzionale. Dopo i saluti introduttivi del sindaco di Laurenzana, Giuseppe Trivigno, del vicario del prefetto di Potenza, Ester Fedullo e del senatore Gianni Rosa, i lavori (l’incontro è stato moderato dal giornalista Fabrizio Di Vito) sono stati aperti dalla relazione del presidente nazionale del Gruppo Lucano, Pierluigi Martoccia che ha preso la parola leggendo per prima cosa i messaggi fatti recapitare dal ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci e dal Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Fabio Ciciliano, impossibilitati a presenziare al Raduno. Il presidente del Gruppo Lucano ha poi ricordato i suoi vent’anni da volontario e la nascita della sede di Laurenzana per poi ricordare varie missioni, a cominciare da quella per il terremoto in Abruzzo del 2009. “L’esperienza maturata nella gestione delle emergenze – ha evidenziato Martoccia – ha chiarito che, per una tutela efficace della vita e dell’ambiente, è necessario un coordinamento maggiore di tutte le forze in campo e un impegno che non si limiti solo alla fase dell’intervento. Da questa consapevolezza nasce la protezione civile così come la conosciamo oggi: un sistema coordinato di competenze in grado non solo di agire e reagire in caso di emergenza, ma anche di attuare azioni mirate di previsione e prevenzione dei rischi”. Martoccia ha poi evidenziato gli aspetti sui quali il mondo del volontariato attende un supporto ancora più concreto: “Il volontariato ha subito un appesantimento burocratico negli ultimi tempi. È necessario un impegno costante e, in molti casi, straordinario per gestire anche la più semplice organizzazione di volontariato. Non è raro che alcuni, scoraggiati, decidano di dedicarsi ad attività più semplici e meno impegnative. Per questo, è fondamentale che le procedure amministrative vengano effettuate con celerità e che non si aggiungano oneri che potrebbero essere evitati con sistemi alternativi. Inoltre, le pratiche riguardanti le risorse finanziarie non possono continuare a subire ritardi. Non possiamo continuare a chiedere ai volontari di dedicare il proprio tempo—tempo sottratto ai loro cari e al lavoro—e poi pretendere che anticipino risorse o addirittura le rimettano. Siamo qui per lavorare insieme e costruire un sistema di protezione civile che sia davvero efficace e sostenibile”. Temi ulteriormente approfonditi nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno preso parte il professor Enzo Alliegro, ordinario di Antropologia Culturale presso l’università “Federico II” di Napoli, il dirigente dell’Ufficio di Protezione Civile della Regione Basilicata, Giovanni Di Bello, il giornalista de “La Verità” e “Panorama”, Fabio Amendolara e l’ingegner Andrea Nesi del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Il professor Alliegro, direttore scientifico della rivista “Risk Elaboration” (edita dal Gruppo Lucano) ha incentrato il suo intervento sulla diffusione della cultura della prevenzione: “Il Gruppo Lucano cura il territorio, il rapporto con le risorse ma soprattutto le relazioni umane. I volontari curano i loro paesi dal rischio dell’abbandono e del disinteresse”. Il dirigente dell’Ufficio di Protezione Civile della Regione Basilicata, Giovanni Di Bello, si è soffermato soprattutto sulla grave crisi idrica che ormai da diverse settimane attanaglia i 29 comuni serviti dalla diga del Camastra, dove la quantità dell’acqua è scesa a 1,4 milioni di metri cubi, meno di un decimo della capacità dell’invaso. Una situazione che comporta tanti sacrifici per i cittadini, costretti a fare i conti con le interruzioni idriche quotidiane. Ma nei prossimi giorni la crisi potrebbe ulteriormente aggravarsi: “Siamo in una fase di pre-mobilitazione. Rischiamo di andare incontro ad una situazione decisamente più complicata: con le limitazioni attuali c’è acqua per i prossimi trenta giorni. Ma tutto questo potrebbe essere non bastevole, le previsioni del tempo non indicano il ritorno della pioggia. Bisogna prendere atto del cambiamento climatico e della carenza di precipitazioni. Sicuramente si poteva fare di più dal punto di vista infrastrutturale e nella riduzioni delle perdite idriche ma siamo di fronte ad un cambiamento climatico senza precedenti. E’ molto probabile che nei prossimi giorni andremo incontro a restrizioni più importanti che vedranno le associazioni di Protezione Civile impegnate nella distribuzione di acqua a tutti i livelli e a tutte le categorie più fragili, partendo dalle strutture sanitarie che si devono dotare di strutture di accumulo. Bisogna pensare anche all’impatto sulle scuole, sugli uffici, sulle attività economiche e produttive e su tutti i cittadini”. Crisi idrica al centro anche delle conclusioni dell’assessore regionale con delega alla Protezione Civile, Pasquale Pepe: “La colpa non è principalmente del clima, siamo in crisi adesso è perché abbiamo sprecato troppo tempo in passato e non abbiamo saputo investire il necessario in passato. Dobbiamo trovare altri modi per rifornire di acqua la diga del Camastra e ci stiamo lavorando con diversi tentativi, dopo aver già proposto ad Acquedotto Lucano di predisporre la piattaforma galleggiante che preleva acqua dal punto più profondo dell’invaso e che sta ancora garantendo l’erogazione idrica in questi giorni: il primo è finalizzato a individuare eventuali pozzi in prossimità della diga, il secondo con uno schema che può guardare al fiume Basento. Stiamo verificando la fattibilità di questi interventi perché non possiamo certo sperare soltanto nella pioggia”. Tornando agli interventi della tavola rotonda, il giornalista Fabio Amendolara ha evidenziato l’onnipresenza della Protezione Civile nelle situazioni di estrema difficoltà per le comunità: “Da Lampedusa alle Alpi, ogni volta in cui mi sono trovato sulla scena di un disastro il primo punto di contatto che ho avuto è stata la Protezione Civile”. A chiudere l’importante momento di dibattito a più voci l’ingegner Andrea Nesi del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile: “Il Gruppo Lucano – ha detto – rappresenta un unicum nel nostro panorama – perché è un’associazione profondamente radicata sul territorio ed è un punto di riferimento per il suo spettro di attività molto ampio. Il Gruppo Lucano è un’eccellenza ma il percorso deve sempre essere improntato a migliorare ulteriormente ogni procedura”.
Ott 28