Al biologico serve che ci sia un prezzo giusto definito da una Commissione Unica Nazionale che regoli il mercato del biologico, in maniera indipendente da quello dei prodotti convenzionali. Perché aumentare quote e prezzi del biologico significa permettere di produrre cibo sano e pulito, garantisce il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori e quelli della terra. C’è però bisogno di una semplificazione burocratica per mantenere la posizione di testa nel mercato europeo.
E’ quanto chiedono i produttori biologici riunitisi a Roma, nella sede della Cia, nella seconda assemblea organizzata da Federbio. In assemblea si sono riunite le 14 associazioni socie FederBio, un evento aperto a tutti gli operatori agricoli.
Con 139mila ettari di coltivazioni biologiche (il 27,6% del totale) e 3280 operatori bio la Basilicata ha una forte caratterizzazione di agricoltura e zootecnia biologiche e conferma la quarta posizione tra le regioni italiane per incidenza delle superfici biologiche. Il 2023, primo anno di applicazione della nuova Pac, ha visto crescere in regione le superfici investite a biologico e il numero di operatori coinvolti. I dati del rapporto Bio dell’Ismea lo certificano: in un decennio la superficie è cresciuta del 174% (più 84mila ettari) e gli operatori in oltre 2mila. In Basilicata al primo posto i cereali (39mila ha), seguiti da prati pascolo (28mila ha), colture foraggere (20,5 mila ha), colture industriali (9.400 ha), olivo (6.600 ha) e vigneti (circa 1000 ha).
Il biologico è un settore che gode di buona salute, con un fatturato che segna un +4,9% in termini di volume e +4,5% in valore negli ultimi 12 mesi, e che ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite, con un export che dal 2012 al 2023 ha raddoppiato il fatturato. Ma, a più di un anno dalla presentazione del ‘Manifesto dei produttori’ che elencava le richieste del mondo del biologico, i produttori sottolineano l’esigenza di accelerare ulteriormente la crescita del bio.
“È forte e chiara la voce degli agricoltori biologici e biodinamici che chiedono un giusto prezzo a sostegno del servizio agroecologico e sociale che svolgono nelle campagne italiane – sottolinea Maria Letizia Gardoni, coordinatrice della sezione soci produttori FederBio – Così come una semplificazione burocratica utile ad alleggerire il carico degli adempimenti per chi è già certificato e a favorire la conversione al bio di chi ancora non lo è”.
“L’agricoltura biologica e biodinamica risponde a tante delle sfide che, oggi, l’Italia e l’Europa devono fronteggiare, dalla mitigazione climatica alla sicurezza alimentare, passando per l’occupazione e la tenuta delle aree considerate erroneamente marginali. Gli agricoltori agroecologici – ha proseguito – sono pertanto i protagonisti di una transizione necessaria e vanno quindi sostenuti e valorizzati”.
Anche il presidente Anabio-Cia, Giuseppe De Noia riparte dal documento presentato lo scorso anno: “quest’oggi, con la seconda assemblea annuale della sezione soci produttori biologici di FederBio, ripartiamo dalla firma del Manifesto sul Biologico Italiano, siglato durante l’assemblea dello scorso anno. Ripartiamo da alcuni punti cardine che stanno caratterizzando la nostra azione politico-economica: oltre al giusto prezzo, alla semplificazione amministrativa e il marchio unico del biologico italiano, è fondamentale promuovere un percorso virtuoso di interprofessione, che può rappresentare vero punto di svolta dell’intera filiera biologica del comparto”.