Questa sera nel Palazzo Bernardini a Matera è stato proposto al pubblico il concerto “Le Délire des lyres” dedicato alla monodia barocca per la 25^ edizione del Festival Duni di Matera.
Francisco Mañalich e Marco Horvat dell’Ensemble Faenza hanno eseguito il programma di un loro fortunato disco intitolato “Le Délire des lyres” (titolo che gioca sull’assonanza in francese tra le parole deliri e lire, ossia gli strumenti musicali a corde).
Francisco Mañalich e Marco Horvat sono tra i rarissimi interpreti contemporanei ad aver raccolto il testimone della tradizione della monodia barocca, del canto sullo strumento. Marco Horvat lo pratica da anni accompagnandosi con la tiorba, il liuto o la lira; Francisco Mañalich lo ha sviluppato in modo molto originale sulla viola da gamba, uno strumento che nel XVII secolo si diceva adatto all’accompagnamento autonomo. Questi due musicisti, con voci e strumenti perfettamente complementari, hanno costruito insieme un programma a loro adatto, dove le numerose combinazioni di voci e strumenti danno vita ad un repertorio unico. Il gioco di assonanze della lingua francese tra “lyres” (plurale dello strumento a corde lira), e “délires” (deliri) non è traducibile in italiano ma il senso è facilmente comprensibile, ed esprime bene l’essenza di questo programma.
Marco Horvat ha precisato: “Cantare senza essere costretti ad accomodare altri che sé stessi, come scriveva Giulio Caccini, è una disciplina che apre vasti orizzonti all’interprete e all’ascoltatore. Permette un grado di libertà che troppo raramente è concesso dalla complicità tra il cantante e il suo accompagnatore, anche se profonda e sostenuta da un lavoro rigoroso. Fondere il suono delle corde pizzicate o strimpellate con le inflessioni della voce, sostenere delicatamente la voce con un accordo o una nota o, al contrario, infonderle un’energia ritmica che non troverebbe da sola: questo è stato fatto fin dalla notte dei tempi. Che si tratti della lira degli antichi, dell’arpa dei trouvères e dei trovatori, del liuto dei contemporanei di Ronsard, della viola di Hume, del chitarrone di Caccini o della tiorba di Lambert, il principio è lo stesso: creare uno spazio sonoro in cui “la voce sia libera”,
L’Ensemble Faenza, di cui Marco Horvat è fondatore, è una formazione musicale con un repertorio dedicato alle musiche composte tra il XIV e il XVII secolo da musicisti affermati, capaci di passare con facilità dallo strumento al canto, dal canto al parlato, dall’entre-soi dei musicisti barocchi all’interazione con il pubblico. Grazie alla preziosa presenza di interpreti poliedrici e ai regolari scambi con i ricercatori, l’Ensemble Faenza svolge un lavoro che dà costantemente il posto d’onore a testi, musiche e pratiche che meritano di essere riscoperte. Horvat con il suo gruppo è già stato ospite al Festival Duni alcuni anni presentando con successo un’opera di Egidio Romualdo Duni, Les deux chasseurs et la laitiére.
La fotogallery del concerto (foto www.SassiLive.it)