Chiusura Fdm di San Nicola di Melfi, Consigliere regionali Araneo e Verri (M5s): “Altri lavoratori a casa, altre famiglie sul lastrico. O si cambia marcia o questa regione chiuderà battenti”. Di seguito la nota integrale.
Di fronte all’ennesimo “bollettino di guerra”, che vede, in questi giorni, la chiusura della Fdm di San Nicola di Melfi e il licenziamento di 56 lavoratori già in cassa integrazione, non possiamo limitarci a esprimere solidarietà. È evidente che siamo di fronte a una crisi complessa e sistemica che colpisce tutto il settore dell’automotive. Ogni giorno, nuove aziende, nuovi lavoratori, nuove famiglie si ritrovano travolte da questa situazione.
Stellantis, uno dei principali attori della filiera automotive, ha registrato nel terzo trimestre 2024 un calo delle vendite globale del 20%, con una flessione del 36% solo in Nord America e del 17% in Europa. La stessa azienda ha però distribuito dividendi elevati ai propri azionisti, mentre contemporaneamente si moltiplicano i casi di ricorso alla cassa integrazione, una contraddizione inaccettabile che richiede risposte decise.
Non è più tempo di semplici parole. Chiediamo un intervento forte e coordinato a livello europeo, nazionale e regionale. È necessario attivare strumenti straordinari di ammortizzazione sociale che sostengano i lavoratori e le loro famiglie in questa fase di transizione, che non può ricadere esclusivamente sulle loro spalle.
Accanto a queste misure, è fondamentale anche un impegno verso politiche di implementazione e ammodernamento industriale capaci di centrare l’obiettivo della sostenibilità ambientale insieme a quello sociale e salariale. La miopia delle politiche attuali e recenti sta inducendo molti a percepire, erroneamente, la transizione ecologica come un nemico, quando invece – alla luce dei crescenti disastri ambientali – questa è ormai una priorità assoluta. Il problema è che il processo di transizione non è stato percepito, anticipato e governato con politiche industriali adeguate e ora si consuma sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. D’altronde, se la colpa fosse esclusivamente della transizione – e non delle politiche di investimento sbagliate o dell’assenza di politiche industriali e di sostegno a ricerca e sviluppo – non si comprenderebbero i successi galoppanti di Cina e Giappone.
Dunque, è necessario fare pressioni sui soggetti industriali, troppo spesso pronti a spartirsi utili generosi e altrettanto avari quando si tratta di sostenere i sacrifici che ricadono sui lavoratori, l’anello più debole dal punto di vista reddituale dell’intera catena del valore.
Esigiamo che la Giunta Regionale metta in campo tutte le risorse e le progettualità di governance possibili per garantire dignità e sicurezza ai lavoratori e alle loro famiglie. È solo con azioni forti e decise, e con un cambio di rotta chiaro verso un modello industriale sostenibile, che potremo costruire un futuro migliore per il nostro territorio.