Il Presidente dell’ATC 2 di Potenza, Salvatore Maio, ha inviato una lettera aperta alle autorità competenti per denunciare l’avvio non autorizzato della caccia in braccata nelle zone di restrizione I del distretto “Caccia al cinghiale” n. 2 e n. 3 dell’Atc n. 2. Di seguito la nota integrale.
Salvatore MAIO
Con dissapore abbiamo appreso che in data 07.11.2024 il Commissario Straordinario alla peste suina africana non ha autorizzato la deroga che avrebbe consentito nelle zone di Restrizione I di cui alla PSA, ricadenti nel comprensorio dell’ATC n. 2 di Potenza (e segnatamente nel comune di Abriola, Brienza, Calvello, Laurenza e Sasso di Castalda) di poter effettuare l’attività venatoria in braccata.
Il Commissario Straordinario Giovanni Filippini ha autorizzato unicamente la deroga, all’attività in girata (Caccia di Selezione) con l’utilizzo di tre cani abilitati e con la partecipazione di massimo 15 selecontrollori (in deroga al comma 2 art. 4 dell’Ordinanza n. 5/2024).
Tale situazione determinerà inevitabilmente un aumento del numero degli ungulati che arrecheranno maggiori danni alle colture agricole oltre che, determinare un pericolo oggettivo a persone e cose. L’attività di depopolamento pertanto è sia indispensabile e necessaria a ridurre la densità della popolazione degli ungulati e sia a poter effettuare contestualmente l’attività di sorveglianza/tracciamento della PSA; per poter raggiungere gli obiettivi-densità sarebbe stato opportuno autorizzare la deroga ad effettuare l’attività delle braccata nelle Zone di Restrizione I, consentendo in tal modo di poter rilevare più dati possibili.
Da quanto è stata istituita la Zona di Restrizione I in questo A.T.C. n. 2 non sono stati rilevati dai cacciatori, dagli agricoltori, dagli organi di controllo, etc… presenze di carcasse di ungulati rinvenuti morti affetti da infezione PSA.
Ad avviso di questo Ambito ad oggi, non vi sono elementi, almeno per ora, tali da predeterminare il rischio di diffusione dell’infezione o di persistenza della stessa nell’area infetta. La movimentazione della popolazione di cinghiali effettuata eventualmente con un’azione di coordinamento da parte della struttura commissariale, anche per il tramite del GOT, rappresenterebbe ad avviso dello scrivente, una garanzia nell’espletamento di detta attività, riducendo ai minimi termini l’ipotetico rischio di diffusione dell’eventuale infezione.
E’ palese che i dati disponibili dei prelievi sono pochi, in primis perché la deroga alla movimentazione dei capi abbattuti è stata concessa, a chiusura dell’attività delle braccata al cinghiale stagione 2023/2024 ed anche perché i cacciatori del Distretto n. 3 e precisamente n. 28 squadre, (a seguito dell’impossibilità oggettiva a poter effettuare l’attività in braccata) dove ricadono n. 3 comuni/zone di Restrizione I, hanno riconsegnato all’ATC n. 2, a partire dal giorno 21.10.2024, le autorizzazioni e i registri di caccia al cinghiale a.v. 2024/2025 non effettuando alcun tracciamento/sorveglianza.
Nel corso dell’anno corrente a caccia chiusa, la sola attività di Selezione (Appostamento Fisso e Girata) non è risulta essere sufficientemente rilevante, sia in termini di tracciamento e sia in termini di prelievi, in quanto detta attività pur essendo preziosa e necessaria, viene esercitata per contenere il numero degli ungulati ed arginare il fenomeno dei crescenti danni alle colture agricole.
In tale situazione emergenziale siamo certi che il Dipartimento Regionale all’Agricoltura con la disponibilità e la collaborazione dell’ATC n. 2 organizzerà con immediatezza ulteriori corsi rivolti ad offrire ai cacciatori, la possibilità di poter conseguire l’attestato di Selecontrollore e cacciatore formato/bioregolatore, garantendo in tal modo la possibilità a quanti inseriti nelle squadre di caccia al cinghiale (ed assegnatari delle zone/comuni di Restrizione I), non avendo il titolo da Selecontrollore di poter, effettuare l’attività di Selezione.
Prosegue Maio Salvatore in qualità di presidente pro-tempore dell’ATC n. 2 – auspicando che i dati che verranno rilevati d’ora innanzi, e trasmessi al commissario straordinario per la peste suina africana, consentano per le motivazioni sopra rappresentate di poter “sbloccare” l’attività venatoria, nelle aree non infette ma ritenute a rischio, in quanto confinanti con territori nei quali sono stati riscontrati casi di focolai o positività al virus (riferimento all’emergenza della peste suina africana -PSA); azione necessaria per questo ATC n. 2, che raffigura un punto determinante per le ricadute in ordine al controllo della fauna selvatica e alla tutela delle colture agricole che vengono quotidianamente “saccheggiate” dagli ungulati, producendo enormi ed ingenti danni in agricoltura.
Da premettere che, la Regione Basilicata (Assessorato alla Sanità, d’intesa con l’Assessorato all’Agricoltura), anche a seguito di sollecitazione riveniente da parte di questo ATC n. 2 (e di alcune Associazioni Venatorie), si è attivata celermente con il Commissario Straordinario per la Peste Suina, al fine di chiedere la deroga prevista dall’art. 4 dell’Ordinanza n. 5/2024 avente ad oggetto “Misure di eradicazione e sorveglianza della peste suina africana” e che pur non avendo contezza dei dati rivenienti da altre regioni d’Italia nelle quali è stata concessa, dal Commissario, la deroga, non si comprende come, a fronte della stessa emergenza Nazionale ed in presenza di ZERO casi di carcasse rinvenute e/o di evidente rischio di diffusione dell’infezione o di persistenza della stessa nell’area infetta, nella nostra Regione non sarà possibile esercitare nelle Zone di Restrizione I, l’attività di braccata al cinghiale, producendo per chi conosce la materia faunistica/venatoria rallentamenti e gravi ripercussioni per il mondo agricolo e venatorio.
Si evidenzia come i cacciatori, hanno collaborato attivamente, effettuando l’attività di tracciamento (monitoraggio e sorveglianza) della PSA in ordine all’evoluzione della situazione epidemiologica, tramite l’utilizzo dell’Applicativo XCaccia (messo a disposizione gratuitamente dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura), non rilevando fortunatamente, presenze di carcasse e cinghiali morti e che detta attività è stata e viene effettuata anche singolarmente per conto di intere squadre di caccia al cinghiale e pertanto i dati andrebbero letti non sul piano numerico ma sul contenuto in esso rilevati (assenza di infezione).
Adesso non resta che avviare, da parte della Regione Basilicata, quei protocolli necessari a ridurre i tempi per processare le analisi di laboratorio per la Peste Suina Africana e soprattutto riattivare strutture disponibili per far “sostare” nei centri di raccolta i cinghiali abbattuti nelle Zone di Restrizione I (al momento con l’attività di Caccia di Selezione), in attesa che le analisi di laboratorio vengano refertate, evitando, in tal modo di distruggere i cinghiali abbattuti e consentendo di poterli cedere alle ditte specializzate che commerciano detti prodotti e li conferiscono ai centri di lavorazione.
Conclude Salvatore Maio – Presidente dell’ATC n. 2- che: “la Regione Basilicata è stata vicina al mondo venatorio ed agricolo ed anche in questa circostanza ciononostante ed inspiegabilmente non è stato possibile raggiungere un risultato determinante, precisando che, l’apporto costruttivo del mondo venatorio e dei cacciatori, anche in questa situazione, è risultato essere altamente prezioso e fondamentale, pur non risultando essere la “ricetta giusta” alla soluzione della problematica rappresentata. Naturalmente i cacciatori continueranno l’attività di sorveglianza e monitoraggio nelle Zone di Restrizione I, al fine di rilevare costanti dati sull’andamento epidemiologico, con la certezza che la questione verrà affrontata e risolta sui tavoli nazionali e ragionali “.