Il Capogruppo in Consiglio regionale el PD: “Ho depositato una nuova interrogazione per capire come e perché sul Centro di medicina ambientale a Villa d’Agri sia stata messa una pietra tombale e se non sarebbe il caso di rilanciarne l’ambizioso e concreto progetto”. Di seguito i particolari.
“Nel 2015 furono stanziati nel bilancio della Regione Basilicata 1,5 milioni di euro per il Centro di medicina ambientale a Villa d’Agri. La scelta, che sarebbe dovuta già essere più ospedaliera che territoriale, si è infilata nella strettoia della L.R. 2/2017 che, scorporando il presidio ospedaliero dall’Asp e unificandolo all’Azienda ospedaliera San Carlo, ne ha fatto perdere ulteriormente l’ambizione e l’opportunità”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Piero Lacorazza. che aggiunge: “Il Centro di medicina ambientale non avrebbe fatto perdere l’organizzazione dell’allora Pronto soccorso attivo e dei servizi erogati, ma avrebbe contribuito a rafforzare il sistema sanitario regionale. Parliamo di un’ambizione che avrebbe dovuto traguardare, magari in stretta collaborazione ed integrazione con l’IRCCS CROB di Rionero, il ricovero, la cura e la ricerca scientifica, a partire dalla genomica. Se poi ci fosse stata una riposta adeguata per posti di lungodegenza si sarebbe costruito un forte presidio che combinava la complessità di una sfida nazionale ed internazionale con l’ancoraggio territoriale, al confine, peraltro, con la potenziale utenza del Vallo di Diano”.
“Stiamo parlando – prosegue Lacorazza – di un territorio in cui insiste circa il 70% di produzione nazionale di idrocarburi con due rilevanti centri oli, quello di Viggiano il più grande su terraferma in Europa. Questa doveva essere la naturale sfida progettuale che prendeva anche le mosse dalla VIS (Valutazione impatto sanitario) promossa dai Comuni di Grumento Nova e Viggiano, il progetto EPIBAS (ancora incompleto nella ‘resa’ dei risultati ai cittadini e forse nella istituzione della Biobanca), il potenziamento della sede dell’Osservatorio ambientale e la presenza di una sede operativa di Arpab in Val d’Agri”.
“Insomma – sottolinea l’esponente del Pd – un Polo della medicina ambientale per cogliere le nuove sfide della ricerca scientifica e della cura in sanità. Su questo ho interrogato in Consiglio l’assessore regionale alla Sanità Cosimo Latronico, che non ha risposto. Deduco che nel corso della XI legislatura, la precedente, sempre a guida Bardi e a maggioranza centrodestra, sia stata messa su questa progettualità una pietra tombale. A futura memoria!”
“Ora però – evidenzia ancora Lacorazza – in un contesto in cui si deve mettere mano urgentemente al nuovo Piano sanitario regionale e si è aperta una discussione sulla legge 2/2017 di riordino ospedaliero, è partito ufficialmente da qualche settimana, dopo tre anni di lunga gestazione lasciando un vuoto di continuità con il precedente progetto EPIBAS, l’ambiziosa sfida di LucAS (Lucani Ambiente Sanità). Si capirà e soprattutto non è chiaro l’atterraggio strutturale e strategico”.
“Ho depositato una nuova interrogazione – conclude Laorazza – che si unisce ad altre (sedi Osservatorio ambientale e Arpab in Val d’Agri) per capire come e perché sul Centro di medicina ambientale sia stata messa una pietra tombale e se non sarebbe il caso di rilanciarne l’ambizioso e concreto progetto per dare forza ad una diversificazione funzionale dei presidi ospedalieri tutelando il rapporto con il territorio e rafforzando nel complesso il Sistema sanitario regionale”.