Pinuccio Rinaldi: Il costo della polarizzazione della politica. Di seguito la nota integrale.
Viviamo in una fase di imbruttimento della lotta politica, siamo immersi in un clima di guerra civile virtuale e le parole di Landini ne sono il segno. Siamo, pur con i nostri difetti una democrazia, ma rispettabili pensatori di altri Paesi che rispondono ad interessi non nazionali, aizzati da demagoghi nostrani vengono a spiegarci che viviamo sotto una dittatura (vedi Laurence Boone). Abbiamo un dibattito pubblico apertissimo ma c’è chi racconta che la libertà di stampa è minacciata. Alcuni parlano dell’Italia come se si trattasse dell’Iran o della Birmania. Abbiamo libere e regolari elezioni ma una parte non esigua degli elettori dello schieramento sconfitto, unitamente ai partiti di riferimento, fatica a riconosce la legittimità del governo in carica, e ad esso si oppone con ogni mezzo a loro disponibile, in ossequio al principio che tutto quello che fa l’avversario è sbagliato. Ed è in questi momenti che conviene tornare ai «fondamentali»: che cosa permette a una democrazia di sopravvivere? Di quali virtù o qualità deve essere dotata la cittadinanza democratica? La democrazia è un regime moderato! Ha bisogno che a guidare i governi siano sempre forze moderate, di destra o di sinistra, e che le componenti estremiste siano tenute a bada. Ma perché ciò accada occorre che fra i cittadini e i partiti, prevalgano certi atteggiamenti anziché altri. In tutte le democrazie, la maggioranza dei cittadini ha interesse nullo, scarso o sporadico per la politica. Comunque è sempre una minoranza, magari consistente ma pur sempre minoranza a seguire con continuità le vicende politiche. Sono gli atteggiamenti prevalenti in questa minoranza e dei loro partiti di riferimento a dettare tono e qualità della democrazia. In questo contesto è facile osservare come la polarizzazione dei gruppi sia sempre più spinta e come questa polarizzazione si riverberi sulle funzioni istituzionali. Esempio tipico è quello di un parlamentare di un partito che quando viene nominato ministro, dovrebbe cessare di essere espressione di rappresentanza di una parte ed essere rappresentante di tutte le parti, invece la condizione di rappresentante di parte resta visibile ed operante, confermando come la polarizzazione politica sia superiore ad ogni altro interesse. Questa deleteria condizione di polarizzazione politica siamo stati capaci di trasferirla anche nel contesto europeo L’elezione di Fitto a vice presidente esecutivo della Commissione UE ne è l’esempio. Per i politici di rappresentanza Italiana in seno alla UE l’appartenenza di Fitto ad un gruppo politico diverso dal proprio è motivo per non sostenere la sua elezione e quindi, la polarizzazione politica a loro giudizio, è superiore all’interesse nazionale. Tutto questo è come dire preferiamo l’ideale al reale.