La violenza domestica, la violenza psicologica, la violenza economica, la violenza digitale, lo stupro, la molestia, fino ad arrivare ai femminicidi, fanno parte dell’articolato mondo di sopraffazione a cui tantissime donne nel nostro Paese e nel mondo sono sottoposte. Queste forme di violenza, con caratteristiche ben definite ma diverse fra loro, hanno come punto in comune la matrice culturale da cui si dipanano.
Gli stereotipi di genere, ancora così presenti nelle società, il possesso e il controllo all’interno delle relazioni sentimentali, il gender gap e la differenza di salari sono solo alcuni esempi di come la cultura contribuisca a creare dei contesti squilibrati e poco sicuri nei confronti delle donne.
Per riuscire a incidere dentro questi processi culturali è importante intervenire da subito, prima ancora che si sedimentino pregiudizi e stereotipi che non considerano le donne come soggetti liberi e autonomi. Per questa ragione abbiamo deciso di prendere parte all’evento organizzato dalla Cooperativa Sociale Progetto Popolare in collaborazione con l’Associazione Anna Rosa Una di Noi dal titolo: Non t’amo da morire. Incontro tenutosi presso l’istituto tecnico G.B. Pentasuglia di Matera, e’ quanto dichiara l’amministratore del Centro Rham Medical Group di Matera, Giuseppe Scavone.
Questo l’evento curato vuole sostenere l’educazione all’affettività e portare l’attenzione su queste problematiche con quello che è stato un focus specifico sulla preadolescenza e l’adolescenza per questo ringraziamo l’istituto tecnico G.B Pentasuglia per aver voluto coinvolgere i suoi alunni in questo importante evento.
La dott.ssa Spagnoletta, direttore sanitario del centro rham medical group, ha portato il suo contributo nell’ambito dell’educazione all’affettività e la prevenzione della violenza dialogando con studentesse e studenti anche attraverso momenti di ascolto e confronto e rispondendo alle domande pervenute dai dagli studenti.
Siamo convinti, conclude l’amministratore del Centro Rham Medical Group di Matera, Giuseppe Scavone, che sia compito di tutti, istituzioni, scuole e di tutte le organizzazioni sociali contribuire ed essere a disposizione per comprendere i campanelli d’allarme che giungono da una generazione troppo spesso inascoltata, ma soprattutto per offrire possibili soluzioni a quelle ragazze e ai ragazzi che si sentono senza via d’uscita.