Giornata contro violenza sulle donne, Elena Laguardia, responsabile Po Uil Basilicata: “La sfida più dura: il coraggio di denunciare”. Di seguito la nota integrale
Ad oggi, su 58 persone uccise dal partner, 51 sono donne, con una percentuale, dunque, di vittime donne pari all’ 87,93%. Un dato, che oltre ad essere impietoso, rivela quanto il fenomeno, seppure in leggera diminuzione (lo scorso anno le vittime donne, nello stesso periodo di riferimento, sono state 58), sia di fatto ancora una grave emergenza.
Nonostante i dati, va detto che la violenza sulle donne resta un fenomeno di difficile misurazione, perché se da un lato nella maggior parte dei casi si sviluppa soprattutto negli ambienti familiari, dove una donna dovrebbe sentirsi più al sicuro, e dove sempre più spesso, invece, si trova a vivere in condizioni di solitudine ed isolamento; dall’altro non tutte le donne che subiscono violenza denunciano.
Fra le motivazioni che spingono le donne a non denunciare ci sono la vittimizzazione secondaria che subiscono da parte delle istituzioni in fase di denuncia e la paura di venire colpevolizzate e di non essere credute anche durante i processi. Infatti è raro che le donne vittime di violenza domestica ne parlino, e spesso si convincono a farlo solo quando quella stessa violenza inizia a ritorcersi contro i figli!
Fa tutto parte di un sommerso, come ad esempio la paura che sporgendo denuncia si possa inasprire ulteriormente l’uomo, di generare ulteriore violenza, ed è forse proprio di questo sommerso che dovremmo preoccuparci. Anche perché una donna che decide di sporgere denuncia, compie uno sforzo enorme, non è semplice dire ‘quest’uomo mi picchia, mi offende, mi sputa in faccia, mi dice che non valgo niente come madre e come moglie’. Sono dichiarazioni che mettono a nudo, obbligano a fare i conti con sé stesse, con il senso di fallimento che può comportare l’aver scelto uomini del genere non solo come compagni ma anche come padri dei propri figli.
Ma quello che fa ancora più riflettere è quello che realmente le donne auspicano da una denuncia, non c’è spesso alcun desiderio di condanna per il proprio aguzzino, ma solo il desiderio di essere lasciate in pace, il bisogno che non dia più fastidio a loro ed ai figli.
È molto importante oltre che sensibilizzare le donne vittime di violenza a denunciare, informarle su cosa succederà e cosa dovranno affrontare una volta sporta la denuncia, in questo hanno un ruolo cruciale i centri antiviolenza.
Queste strutture svolgono un ruolo chiave nel contrasto alla violenza di genere. Le case rifugio sono a indirizzo segreto e gratuite e garantiscono ospitalità e protezione a donne vittime di violenza e ai loro figli. Al loro interno sono presenti equipe multidisciplinari formate da operatrici dell’accoglienza, avvocatesse, psicologhe e volontarie. Il primo accesso al centro antiviolenza è per la donna il momento più delicato. Viene sempre preceduto da un primo contatto telefonico che aiuta a fissare l’appuntamento rispettando le esigenze della donna. I centri antiviolenza sono luoghi non giudicanti, vi si può accedere anche senza aver fatto la denuncia, semplicemente per avere informazioni o anche solo per comprendere se si è dentro una relazione violenta. Alla donna vengono fornite tutte le informazioni su cosa è possibile fare per avviare un percorso di cambiamento della propria situazione, poi è lei che decide se, come e quando.
Bisogna sapere riconoscere la violenza di genere nelle sue diverse forme e nei nuovi linguaggi. violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza economica, violenza assistita (coinvolgimento dei minori) e lo stalking. Bisognerebbe essere capaci di riconoscere, a cominciare dal linguaggio, gli indicatori che ogni giorno potrebbero presentarsi sotto i nostri occhi: ogni forma, anche apparentemente di poco conto, di prevaricazione e limitazione della libertà della partner nella relazione di coppia, farsi sentinelle, essere promotori di una cultura delle pari opportunità nel rispetto delle differenze tra i generi, una cultura della Non violenza nelle scuole, abbattere gli stereotipi di genere nei luoghi di lavoro ed in tutte le relazioni sociali.
L’unico messaggio, ma il più importante, che chiunque nel suo piccolo può cercare di diffondere alla donna è che non è sola ed un cambiamento è possibile.