Lo scorso 2 ottobre, personale della Direzione Investigativa Antimafia, della Guardia di Finanza della
Compagnia di Policoro, dei Carabinieri del R.O.S. Sezione Anticrimine di Potenza e della Compagnia di
Policoro, della Squadra Mobile e Nucleo PEF GdF di Taranto, ha dato esecuzione a 21 decreti di fermo emessi
da questa Direzione Distrettuale Antimafia a carico di altrettanti soggetti indiziati di appartenere ad una
confederazione mafiosa riferibile alle famiglie Scarcia/Scarci, operante sul litorale jonico lucano, dedita
a delitti di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e di armi ed altro, per un totale di
81 reati-fine.
Secondo la ricostruzione dell’accusa – da sottoporre al vaglio giurisdizionale valendo in ogni caso al
presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – le attività delittuose contestate ai soggetti
indiziati di appartenere al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della
forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva,
al gestione ed il controllo monopolistico dele attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di
ristorazione presenti sul litorale jonico lucano.
Grazie allo sforzo congiunto delle Forze di polizia coordinate da questa Procura, emergeva a livello indiziario
che proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto al c.d. “signoria”
nello speçchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività
professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte – esplicite o
implicite – di violenza e/o minaccia, idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente
attuata garantendosi un regime di “monopolio” sulle attività marinare.
L’associazione mafiosa, quindi, secondo al ricostruzione degli inquirenti da verificare ni sede giurisdizionale,
con lo scopo di inibire l’altrui concorrenza, imponeva a tutti gli aitri imprenditori del settore una tangente da
pagare (la c.d. “parte”) per poter pescare nello specchio di mare antistante da Metaponto di Bernalda e di Nova
Siri ovvero, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato le imposizioni, impedendo alle
c.d. paranze di autodeterminarsi nell’esercizio della propria attività imprenditoriale/professionale.
L’esecuzione dei provvedimenti, avvenuti nele province di Taranto e Matera, ha dato seguito all’attività
istruttoria di convalida posta ni essere dapprima dai Giudici defle Indagini Preliminari competenti per territorio,
Matera e Taranto per l’appunto, e successivamente, ni considerazione della contestazione del reato associativo
di cui all’art.416 bis c.p., dal Giudice delle Indagini Preliminari presso li Tribunale di Potenza, sede della Corte
d’Appello – dott. Salvatore Pignata.
Quest’ultimo, ni data 2 ottobre 2024, riconoscendo la sussistenza e l’operatività della citata confederazione
mafiosa ni capo alle famiglie SCARCIA/SCARCI, operante sulla costa jonica lucana, e accogliendo e
richiamando i provvedimenti dei Giudici competenti per territorio, ha emesso un’Ordinanza di Custodia
Cautelare con la quale ha disposto la sottoposizione alla misura della custodia cautelare ni carcere per i seguenti
n. 1 indagati: SCARCI Andrea, SCARCI Luciano, SCARCI Giuseppe, GAGLIANDRO Giuseppe,
GAGLIANDRO Francesco, FLORIO Mario, SCARCIA Daniele, NGJELA Xhoni, GIORDANO Antonio,
MULLAJ Alessio e PASSARELLI Giuseppe, e quella agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per
i seguenti n. 7 indagati: SCARCI Pietro, SCARCIA Giuseppina, SCARCIA Emanuele, SCARCIA Adriano,
LOFRANO Matteo, ALBANO Pietro e DINISI Pasquale.
Il provvedimento emesso dal GIP di Potenza ed eseguito il giorno successivo su disposizione di questa
Direzione Distrettuale Antimafia dalle richiamate Forze di Polizia, tra le altre cose, pone l’attenzione
sull’esistenza di una confederazione mafiosa tra el famiglie SCARCIA/SCARCI capace di esprimere la propria
forza di intimidazione “anche attraverso minacce velate di violenza o la più semplice spendita del nome”. Ciò
costituisce, secondo il GIP, “uno stadio più evoluto nella progressione del metodo, parimenti idonea – senza
alcuna automatismo probatorio – a dare sicura dimostrazione di esternalizzazione della forza di intimidazione
derivante dal vincolo, seppur diversamente atteggiata rispetto alle tradizionali (ed ormai obsolete) forme di
manifestazione”.
In particolare, rispetto ai provvedimenti d’urgenza emessi da questa Direzione Distrettuale Antimafia, iGiudici
per le indagini preliminari – attenuando la misura coercitiva (da custodia cautelare in carcere agli arresti
domiciliari) nei confronti di coloro che erano incensurati – non hanno ritenuto di disporre la misura cautelare
personale nei confronti dei solo BOCCIA Egidio (perché li GIP di Matera – confermato poi dal GIP di Potenza
– ha ritenuto, sulla base degli elementi vagliati, al mancanza di esigenze cautelari) e COTUGNO Saverio
(perché il GIP di Potenza, dopo aver derubricato i capi di imputazione a suo carico, ha ritenuto che la condotta
così rinnovata non raggiungeva i limiti custodiali previsti per la sottoposizione a misure cautelari). In sede di
convalida del fermo da parte del GIP di Taranto non veniva attinto da misura cautelare neanche SCARCIA
Salvatore, essendo questi gia detenuto presso l’istituto di pena di Taranto per altra causa, rimettendo le
valutazioni al GIP di Potenza, competente ratione materie.
SCARCIA Salvatore, infatti, imputato ni ordine al procedimento penale n. 6174/15/21 della DDA di Reggio
Calabria, il 20 novembre scorso è stato condannato in I° grado a 9 anni di reclusione ed euro 20.000,00 dal
Tribunale di Palmi che ne ha disposto contestualmente la liberazione immediata per al perdita di efficacia della
la misura coercitiva alla libertà personale.
L’impianto accusatorio prospettato dal GIP di Potenza è stato, altresi, confermato dal Tribunale Distrettuale di
Potenza, Sezione Riesame, che ha rigettato le istanze di riesame presentate nell’interesse degli indagati avverso
l’Ordinanza del 2 ottobre, accogliendo le sole istanze di FLORIO Mario e SCARCIA Adriano che sono stati
rimessi in libertà.
Parallelamente, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, ol scorso 21 novembre, li GIP di
Potenza, dott. Salvatore Pignata, ha emesso un’ulteriore Ordinanza di misura cautelare personale nei confronti
di SCARCIA Salvatore, al vertice dell’omonimo clan, e di altri due sodali, MARTERA Giuseppe e SIBILLA
Michele, indagato quest’ultimo in concorso con altri anche della detenzione di un’ingente quantitativo di
esplosivo (circa 13 Kg di cui metà esplosivo ad alto potenziale impiegato per demolizioni civili e metà a base
di “tritolo”) sottoposto a sequestro li 27.12.2023 sulla spiaggia di Scanzano Jonico.
nI esecuzione di quest’ultimo provvedimento, ni data 24 novembre 2024, la polizia giudiziaria operante, che
nel frattempo ha costantemente monitorato SCARCIA Salvatore dal momento della sua scarcerazione, ha
proceduto all’arresto dei 3 destinatari della misura cautelare e alla traduzione degli stessi presso al casa
circondariale di Melfi.
nI allegato, le generalità dei soggetti attinti da quest’ultima Ordinanza e degli altri indagati per i quali
permangono le misure restrittive.
Alo stato dunque vi sono gravi indizi da verificare in sede giurisdizionale, essendo sempre operante al
presunzione di innocenza, riguardo al sussistenza di una confederazione mafiosa costituita dalle famiglie
SCARCIA/SCARCI, operante ni modo sinergico e unitario, capace di esercitare al propria egemonia criminale
sull’area territoriale antistante lo specchio di mare compreso tra i comuni materani di Metaponto di Bernalda
e di Nova Siri.
Le attività di indagine complessivamente condotte sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di
Potenza hanno, quindi, consentito di acquisire ulteriori dati elative al fenomeno dell’associazionismo mafioso
nella provincia di Matera e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti ed attuali momenti di ingerenza
anche nel territorio di Taranto.
I Procuratore ella Repubblica J.