“Food e Magia, storie di cibo e incanti in Basilicata”, edito da Le Penseur, e cofinanziato dal Consiglio regionale di Basilicata, seconda fatica letteraria della giornalista e foodblogger Carmensita Bellettieri, presentata questa sera a Roma alla fiera dell’editoria “Più libri più liberi”, nasce da una ricerca sul campo della tradizione gastronomica e dei prodotti tipici locali durata 10 anni. A svelare l’energia che ha mosso la ricerca e la raccolta di testimonianze sul campo l’autrice e l’editore, intervistati dalla giornalista Nicoletta Altomonte.
La pubblicazione, con una curata impostazione grafica ed elegante veste editoriale, arricchita dalle immagini di Raffaele Cutolo, è impreziosita dalla prefazione di Patrizia Delpuente, professoressa di Glottologia e Linguistica presso gli studi dell’Università degli studi della Basilicata, da un testo critico di Alessandra Calligari, filosofa e formatrice e dalla postfazione dell’antropologa del cibo e chef Anna Maria Pellegrino.
La Bellettieri si è affidata a 4 personaggi lucani da lei definiti “incantatori”: il Cucibocca di Montescaglioso, il Maggio di Accettura, la Grande Madre e la Mascìara, per narrare di miti e riti sul cibo tradizionale della Basilicata. Indovinata la scelta di utilizzare diversi generi (dal saggio alla filastrocca, dal reportage giornalistico alla fiaba) e differenti registri linguistici (dal lirico al dialetto). Una scelta che intriga il lettore, messo nella condizione di affrontare sempre nuove sfide, ben più grandi di quelle della narrativa monogenere.
“Un lavoro completo e accattivante” – è così che definisce il libro di Bellettieri la docente Patrizia Delpunte. “Un testo che ci porta volta volta in un mondo magico, ma ci riporta, subito dopo, nel concreto del cibo, coniugando le due cose in maniera lieve”. Il piccilatiedd (che rappresenta il Natale), la scarcedda (Pasqua) o la rappasciola (S. Lucia), cibi che racchiudono una costellazione di riti, credenze e magie. Cibi che fanno bene al corpo e alla mente. E questa capacità generativa del cibo viene colta da Alessandra Calligari: “Mi ha colpito, dalle pagine di questo libro, il riferimento continuo alla capacità di dare vita, in mille forme diverse in un intreccio infinito tra sacro e profano, traendo dagli elementi più semplici – terra fuoco aria acqua – innumerevoli stimoli e spunti”. L’antropologa del cibo e chef Anna Maria Pellegrino si sofferma sullo storico potere, a volte ritenuto diabolico perché temuto, delle mani femminili che da sempre trasformano il cibo in amore: “Streghe e massaie: due modi simbolici di fare cucina. Del resto, la cottura è una misteriosa alchimia: in cucina viene infatti elaborato un pensiero. La mutazione del cibo da nutrimento a godimento: ecco la vera pietra filosofale!”.
Alla domanda su cos’è la magia del cibo, Bellettieri ha risposto: “Altro non è che il potere di generare e poi nutrire la vita con sapore. Da quando sono diventata madre mi sono riappropriata degli strumenti naturali o di una cosiddetta ‘magia naturale’ nascosta nel cibo come fonte alchemica di ‘generatività’. Imparando ad ascoltare il bollore del sugo col suo inciampo per la fortuna (‘ntruoppc di Capodanno) o ad annusare il lievito madreper capirne il grado di acidità, ho imparato ad ascoltare me stessa e a trasformare il duro in morbido, il crudo in cotto: ho imparato a nutrire”.
“Un’opera, quella di Carmensita Bellettieri, – ha affermato il titolare della casa editrice Le Penseur, Giovanni Viggiano – che affascina per lo spirito poliedrico che aleggia tra le pagine. L’autrice propone la storia di alcuni piatti lucani simbolo delle principali festività religiose, svelandone il significato più intimo e fa nascere interessanti riflessioni su un turismo legato alle peculiarità dei cibi. E’ un testo che rende omaggio all’autenticità e all’identità di una terra. E io, da autentico lucano, ne sono rimasto colpito”.
La relazione tra riti ancestrali e cibo, nella quale il simbolismo diventa l’elemento cardine – è stato colto dal già presidente del Consiglio regionale della Basilicata. “Una relazione che racconta di un rapporto atavico con la terra madre, un legame che, nonostante l’imporsi di fenomeni globali, non ha perso il suo fascino”.
Il direttore del Consiglio regionale della Basilicata, Nicola Coluzzi, intervenendo si è soffermato sul valore rappresentato dai libri: “I libri ci consentono di vivere più vite, ci svelano scenari inediti e presentano personaggi che ciascuno di noi può incontrare durante la vita”. Apprezzando il lavoro condotto dalla Bellettieri, “un lavoro encomiabile perché ha saputo rappresentare tutto ciò che ruota intorno al cibo e alle tradizioni locali – ha ricordato che “i sapori sono come i libri che restano impressi nella mente per poi ritornare a galla, diventando valori da custodire gelosamente”.
Il coordinatore della Struttura Informazione, Comunicazione ed Eventi, nel portare il saluto del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella, ha evidenziato gli sforzi messi in atto dall’Ente, da diversi anni, per sostenere il mondo dell’editoria lucana. “In assenza di un legge regionale sull’editoria – ha sottolineato Maulella – abbiamo puntato molto su questa manifestazione di Roma e sul Salone del libro di Torino per sostenere i nostri piccoli ma determinati e coraggiosi editori”.