Crisi idrica, Esposito (Cgil Potenza): “Nessun passo in avanti negli interventi necessari a garantire la massima efficienza della diga Camastra. Possibile danno erariale”. Di seguito la nota integrale.
“Per far tornare la diga Camastra a una capienza accettabile, cioè di 23 milioni di metri cubi, è necessario effettuare gli interventi necessari alla paratoie di fondo, pulire i paramenti, provvedere allo sfangamento e alla pulizia dei detriti dalla sponde. Interventi non ancora effettuati dalle informazioni in nostro possesso: chiediamo si provveda subito e con urgenza”. Così il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, intervenendo sulla crisi idrica a Potenza e nei 28 comuni serviti dalla diga Camastra. “Sappiamo che a oggi gli unici interventi riguardano la pulizia di quello che tecnicamente viene chiamato paramento di monte, ma non è sufficiente. La Regione Basilicata – aggiunge Esposito – ha finanziato i lavori per la manutenzione delle paratoie di mezzo fondo, ma per rendere la diga minimamente efficace occorre intervenire anche sulle paratoie di fondo. Non solo. La diga attualmente è sprovvista di una illuminazione adeguata, uno dei parametri presi in considerazione dall’Ufficio nazionale dighe per stabilire la capienza della diga, che senza interventi anche sotto questo aspetto, potrebbe ridursi di ulteriori due metri. Uno scenario che assolutamente va scongiurato. per questo chiediamo a chi di competenza e alla Regione Basilicata di provvedere quanto prima a questi adempimenti e di non fermarsi a quelli legati all’emergenza e alla cooptazione delle acque del Basento.
Non vorremmo si riproponga la stessa situazione del 2020, quando venne già costruito il cosiddetto “camastrino”, poi smontato in fretta e in furia perché l’acqua nella diga aveva superato il limite consentito. Preambolo di una crisi annunciata quindi, rispetto alla quale chi sta la governo della Basilicata e nella gestione della risorsa acqua non ha fatto nulla. E nulla si sta facendo adesso, se non prendere l’acqua dal fiume Basento. Quali sono gli interventi da questo punto di vista messi in campo allo stato attuale da Acque del Sud e Acquedotto lucano? Perché non si sta agendo come dovuto? è un problema di mancanza di risorse economiche o si sta forse aspettando che Acea e Acquedotto lucano si fondano ed entrino con una quota del 30 per cento in Acque del Sud per cominciare i lavori? Acque del Sud ha dichiarato di avere un piano industriale, ma non è dato sapere quali siano gli interventi e con quali risorse verranno effettuati. Allo stesso tempo non si capisce perché non siano partiti già i lavori sulle condutture colabrodo, dal momento che Acquedotto lucano sostiene che vi siano i fondi per la dispersione, a partire dal Pnrr.
Alla luce di ciò – conclude Esposito – considerando i disagi ai 140 mila utenti a cui è di fatto negato il diritto di accesso all’acqua pubblica nonostante continuino a pagare le tasse su quella stessa risorsa negata, e i costi ulteriori sostenuti dalla Regione Basilicata per far fronte alla crisi (dal Camastrino all’impianto di congiungimento delle acque dal Basento al Camastrino, dalla cosiddetta zattera per prelevare l’acqua all’acqua acquistata per distribuirla ai Comuni) e che ricadranno comunque sul consumatore finale, riteniamo come anche la magistratura ha sostenuto, che bisogna continuare a indagare non solo perché si individuino le reponsabilità che hanno portato a questa crisi senza precedenti. Come Cgil riteniamo ci siano tutti gli elementi per ipotizzare un danno erariale, che va accertato e perseguito. Ribadiamo infine che l’acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere. Saremo quindi al fianco di chi porterà avanti questa battaglia in difesa di quanto già i cittadini lucani hanno espresso con il referendum del 2011, quando 270 mila lucani scelsero una gestione completamente pubblica dell’acqua”.