Anche una folta delegazione della Cgil di Potenza sarà in piazza domani sabato 14 dicembre, a Roma, “per chiedere il ritiro del ddl Sicurezza, un disegno di legge inaccettabile, che tradisce i valori fondamentali sanciti dalla Costituzione e colpisce diritti e democrazia, anticipando derive autoritarie della riforma costituzionale che il governo intende promuovere”. Lo afferma il segretario generale Cgil Potenza, Vincenzo Esposito. Il disegno di legge in tema di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio e ordinamento penitenziario, è stato approvato in prima lettura alla Camera e attualmente è in esame al Senato. “Esprimiamo una ferma condanna a questo provvedimento, che rappresenta un pericoloso condensato di propaganda e populismo istituzionale, diretto più a rispondere a emergenze di ordine pubblico che ad affrontare la sicurezza come una questione sociale. La sicurezza – prosegue Esposito- non si costruisce inasprendo le pene e criminalizzando il dissenso, ma attraverso politiche che superino le disuguaglianze, dalla povertà alla crisi abitativa, fino alla tutela reale di lavoratrici e lavoratori, inclusi gli operatori delle forze di polizia e delle carceri. Questo disegno di legge è invece un attacco diretto ai principi della nostra Costituzione e rischia di minare profondamente la tenuta democratica del Paese”.
Per la Cgil “le disposizioni contenute nel Ddl ricalcano lo spirito di altri provvedimenti come il decreto Caivano, il decreto Rave e la legge 50, impropriamente chiamata decreto Cutro, proponendo soluzioni che aggravano le disuguaglianze e restringono pericolosamente gli spazi di libertà. Misure discriminatorie che colpiscono ancora una volta i cittadini migranti, come l’obbligo di un permesso di soggiorno per l’acquisto di una sim telefonica. Preoccupante è anche l’estensione dei poteri ai Servizi di Informazione per la Sicurezza, con accesso ampliato a banche dati sensibili senza adeguati controlli democratici, aumentando i rischi per la libertà e la trasparenza”.
Inoltre, aggiunge la Confederazione, “il provvedimento rappresenta un attacco al diritto di sciopero, sancito dall’articolo 40 della Costituzione. Prevedere pene fino a due anni di reclusione per blocchi stradali e picchetti significa colpire chi lotta per la difesa dei propri diritti e per condizioni di lavoro sicure e dignitose, limitando ulteriormente gli spazi di democrazia e delegittimando chi sceglie di opporsi pacificamente a decisioni inique. Non è con leggi repressive e pene più severe che si risponde ai bisogni di sicurezza, inclusione e giustizia sociale. Difendere la Costituzione – conclude Esposito – significa mettere al centro i diritti di tutte e tutti, con particolare attenzione alle persone più fragili e vulnerabili, per garantire una società più equa e solidale”.