Riportiamo di seguito il testo della lettera aperta inviata da Roberto Cifarelli, Presidente della seconda commissione in Consiglio regionale, al Presidente del Consiglio regionale, Marcello Pittella ed al Presidente della Giunta regionale, Vito Bardi sul ruolo del Consiglio Regionale e la funzione che esso svolge all’interno del sistema istituzionale lucano. Di seguito la nota integrale.
Gent.mo Presidente del Consiglio, Gent.mo Presidente della Giunta , il Consiglio Regionale è l’organo rappresentativo-deliberativo della Regione (art. 121, co. 2, Cost.). Esso, insieme al Presidente della Giunta e alla Giunta regionale stessa costituisce uno dei tre organi costituzionalmente necessari della Regione. Sottolineo quanto sancito dalla Costituzione in quanto sento il dovere di richiamare la Vostra attenzione circa l’effettivo ruolo svolto dal “nostro” Consiglio e le funzioni realmente esercitate da esso all’interno del sistema istituzionale regionale. E’ vero che le riforme costituzionali del triennio 1999-2001 (l. cost. n. 1/1999; l. cost. n. 2/2001; l. cost. n. 3/2001) hanno notevolmente inciso sul ruolo complessivo e sulle singole funzioni di tale organo all’interno delle Regioni ad autonomia ordinaria. Esso, infatti, ha perduto molte competenze a favore del Presidente della Giunta regionale e della stessa Giunta regionale, anche se può votare una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta (art. 126, co. 2, Cost.). Per altro verso, però, il Consiglio Regionale gode ora in esclusiva della potestà statutaria (art. 123 Cost.) e ha visto un considerevole ampliamento della potestà legislativa regionale (art. 117, co. 3 e 4, Cost.). Oltre a tali funzioni, i Consigli regionali godono poi di ulteriori attribuzioni costituzionali: l’iniziativa legislativa statale (artt. 71 e 121, co. 2, Cost.); la richiesta di referendum abrogativo (art. 75 Cost.) e costituzionale (art. 138 Cost.); l’elezione dei delegati regionali che partecipano alla elezione del Presidente della Repubblica (art. 83, co. 2, Cost.) nonché le “tradizionali” competenze circa l’approvazione di tutti gli atti relativi ai bilanci dell’Ente e degli enti strumentali, gli atti programmatori di misure nazionali ed europee fino al Piano Strategico Regionale previsto all’art. 45 dello Statuto, e, più in generale, l’attività di controllo sull’organizzazione e sul funzionamento della Regione. In questi primi mesi della XII Legislatura regionale, nella mia inedita funzione di Presidente della Seconda Commissione Consiliare Permanente, ho potuto direttamente constatare che la declinazione a livello territoriale di quanto previsto dalla Costituzione, dinanzi a questa “potenziale” mole di lavoro, viene superata da una prassi oramai consolidata che vede la Giunta Regionale assumere gran parte delle decisioni strategiche e operative, marginalizzando progressivamente il Consiglio Regionale nel suo ruolo centrale di programmazione e indirizzo politico. Questo squilibrio istituzionale non solo altera l’equilibrio dei poteri previsto dal nostro ordinamento, ma incide anche negativamente sul rapporto tra i Consiglieri regionali e i cittadini rappresentati. Il Consiglio Regionale è l’organo democratico per eccellenza, eletto direttamente dai cittadini per rappresentarne le istanze e delineare le linee strategiche dello sviluppo della Regione. Quando il ruolo di programmazione viene sostanzialmente esautorato dalle funzioni esercitate in modo esclusivo dalla Giunta, il Consiglio viene relegato a un ruolo residuale, spesso limitato alla ratifica di decisioni già prese.
Questo scenario rischia di svilire il valore della rappresentanza democratica, indebolendo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Tanto più oggi, in un clima da astensionismo crescente, in cui il distacco tra cittadini e istituzioni non è ascrivibile solo a qualunquismo, disinteresse o protesta, più o meno consapevole, nei confronti della classe politica, ma è indice di qualcosa di più grave: una radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale, determinando il pericoloso paradosso di cittadini senza politica e politica senza cittadini. Si parla tanto di autonomia con il rafforzamento delle competenze devolute alle regioni; a fronte di ciò ci troviamo in difficoltà ad occuparci delle materie che già oggi sono di esclusiva competenza regionale, in quanto le Giunte ed i Presidenti con pieni poteri nell’accentrare qualsiasi decisione, rischiano di trattare la massima assise regionale come un inutile esercizio di democrazia. Per correggere questo evidente sbilanciamento intraistituzionale, sarebbe necessario rafforzare il personale presente all’interno della struttura tecnico-amministrativa del Consiglio con ulteriori professionalità, quali ad esempio esperti economisti, tecnici, giuristi con l’obiettivo di affidare al Consiglio regionale tutte le materie attinenti la programmazione (strategica, economica) e la pianificazione (anche settoriale), con il fine di responsabilizzare i Consiglieri nel portare avanti leggi, proposte, provvedimenti che facciano “toccare con mano” l’attività di ognuno, e nello stesso tempo lavorare sinergicamente (Giunta e Consiglio) sulle vere scelte strategiche che la Regione si appresta a compiere, e non su provvedimenti residuali non trattati dall’organo esecutivo di governo. In conclusione, ritengo necessario che venga avviata una riflessione seria e approfondita su questo tema, al fine di ristabilire un equilibrio tra gli organi della Regione e di garantire al Consiglio il pieno esercizio delle sue prerogative. Non è una questione politica di maggioranza o minoranza, ma riguarda la qualità stessa della partecipazione democratica, e di come il principio della rappresentanza venga sostanziato dalla forza della responsabilità di ognuno di noi. Con i migliori saluti.