Giovedì 19 dicembre 2024 alle ore 10,30 nella sala consiliare del Comune di Tursi è in programma la cerimonia per la donazione dell’opera “Il canto della cicala” dell’artista bernaldese Salvatore Sebaste.
Il programma prevede i saluti del sindaco di Tursi, Salvatore Cosma e del Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi e gli interventi della scrittrice Caterina Rotondaro, del presidente di Zètema, Raffaello De Ruggieri e del consigliere regionale Nicola Morea.
Di seguito l’intervento di Tursi, Salvatore Cosma.
Nel 2000 l’artista Salvatore Sebaste realizzò l’opera dal titolo “Il canto della cicala”, ispirandosi alle sue melodie udite nel bosco di Metaponto e alle danze magiche ai tempi della Magna Grecia. Il “frinire” delle cicale, piacque forse anche a Pitagora che visse e morì a Metaponto e che forse associò ai numeri e alle note musicali. Poi l’artista scoprì che il canto delle cicale è puramente un fatto sessuale perché l’insetto vive solo il tempo della riproduzione. Il verso stridulo che emette il maschio non è altro che il richiamo per la femmina che risponde con un suono secco ottenuto agitando le ali. Quando la femmina raggiunge il maschio ha luogo il corteggiamento e poi l’accoppiamento che dura alcuni minuti durante i quali rimangono attaccati. Da allora l’artista ha elevato la cicala a protettrice dell’amore di tutti gli esseri viventi e in particolare dei giovani, che sono il futuro di tutto ciò che esiste nel cosmo. Quando l’artista Sebaste mi parlò di donare quest’opera alla città di Tursi, terra natia di Albino Pierro io accettai subito la proposta. Mi raccontò che era molto giovane quando ascoltava le poesie recitate dal poeta e rimaneva affascinato dai versi carichi di forze interiori che diventavano musica, canto armonioso, astrazione di forme reali. Albino Pierro, candidato diverse volte al premio Nobel vissuto a Roma, dove iniziò la sua carriera di letterato pubblicando varie raccolte in italiano. Nel 1959, con ‘A terra d’u ricorde’, intraprese la sua produzione in dialetto tursitano e da allora non si staccò più dall’idioma della sua terra natia. Quando l’artista nel suo studio di Metaponto mi mostrò l‘opera “Il canto della cicala”, col fondo verde scuro dalle svariate sfumature e giochi di luci, rimasi molto affascinato e mi tornò subito alla mia mente il mio territorio tursitano costituito da argilla e da campi di macchia profonda. Pensai allora che l’opera dal colore della primavera, della speranza e dell’energia vitale sarebbe certamente stata di buon auspicio al rinnovamento, alla crescita e alla rigenerazione della comunità tursitana. Osservando l’opera, ho sentito anche la voce del poeta Albino Pierro che declamava una sua poesia accompagnata dalla melodia di una cicala, la quale volteggiando nell’aria disegnava meravigliose vibranti, lievissime quasi impercettibili forme, ottenute col movimento delle ali e del corpo.
“Il canto della cicala” inoltre evidenzia uno sviluppo geometrico di piani tono su tono che creano una sorta di allungamento e in alcuni casi di frazionamento dell’opera. Non esiste un solo cuore pulsante, ma un’infinità di piccoli palpiti di luci e di forme, disseminati lungo svariati assi di attrazione e di profondità, che creano un magico e indeterminato effetto d’infinito.