A proposito della morte di Oliviero Toscani, avvenuta il 13 gennaio 2025, Mimmo Centonze racconta: “Ho conosciuto Oliviero Toscani nel 2009 a Salemi, ci presentò Vittorio Sgarbi.
Il nostro primo incontro è stato subito un’avvicinamento profondo di anime. Lui capì e apprezzò immediatamente le mie opere, fu subito un mio sostenitore, credeva in me come artista ma soprattutto come uomo.
Ricordo con grande affetto le chiacchierate profonde a cena: sull’arte, sull’esistenza di Dio, sulla Bibbia, su noi due come artisti, su come vedevamo il mondo attraverso le nostre rispettive visioni come uomini.
Mi diceva sempre: «La cosa più importante nell’arte è la condizione umana». Me le sono sempre ricordate quelle parole.
A Salemi mi prese con forza, mettendomi il suo possente braccio intorno al collo e alle mie spalle, e con l’altra mano libera mi scattò delle foto insieme a lui, con delle smorfie, dei selfie, come quelle foto con cui si era immortalato insieme ad Andy Wharol.
Uno dei selfie di Oliviero Toscani con Mimmo Centonze
Scrisse un testo meraviglioso, spiazzante e provocatorio, sul catalogo della mia prima mostra personale a Milano, che firmò anche Sgarbi con un altro testo poetico e toccante, e Marco Vallora, altro grande critico scomparso di recente.
Una volta Oliviero mi disse: «Immagina quando sarò morto e il mondo leggerà le mie parole su di te e sulle tue opere!». E me lo disse con un moto di orgoglio, era contento e fiero di aver scritto su di me, ed io ero così giovane allora che mi sembrò una cosa talmente naturale che uno come lui avesse scritto su di me e le mie opere!
Il successo mi capitò così velocemente e tutto in una volta, proprio nel periodo in cui lo conobbi, che quasi non ebbi la piena coscienza della portata di quello che stava incredibilmente accadendo intorno a me, in un incessante succedere di avvenimenti importanti e fondamentali per la mia vita d’artista, ma anche come uomo.
Qualche tempo dopo andai a trovarlo a casa sua, fu molto ospitale con me e le mie sorelle, ci presentò con entusiasmo a sua moglie Kirsti, la chiamò a gran voce: «Kirsti vieni! C’è Mimmo!».
Mi fece visitare tutta la sua tenuta, un ranch all’americana con un largo recinto esterno per i suoi amati cavalli, la sua casa, il suo studio, dove insieme a opere di artisti come Mario Schifano e Andy Wharol teneva appeso anche un mio dipinto sul tema dei capannoni.
Una foto nella casa di Oliviero Toscani, con Mimmo Centonze
Quando poi Toscani venne a trovarmi a Matera, appena entrò nel mio studio disse: «Sei ordinatissimo! Bravo! I veri grandi artisti sono sempre stati molto ordinati!».
A Matera fece un intero shooting fotografico su di me e il mio luogo di lavoro, doveva servire per un libro importante che stava scrivendo, di un marchio di moda molto noto.
Negli anni gli ho sempre telefonato, periodicamente. Lui diceva sempre che quando qualcuno lo chiamava, voleva sempre qualcosa. Invece di me apprezzava il fatto che lo chiamassi semplicemente per salutarlo. E così ci aggiornavamo su di noi, mi chiedeva tutto sulla mia vita, con grande precisione e ottima memoria. Voleva sapere come mi andavano le cose, prima di tutto a livello umano, e poi dopo anche nell’arte.
Lo shooting fotografico di Oliviero Toscani nello studio di Mimmo Centonze
Nel 2019 gli chiesi e accettò subito di realizzare il logo del mio museo nei Sassi, il MUDIC – Museo Diffuso Contemporaneo: fu un sogno avere un logo realizzato da Toscani in persona, per un progetto a cui tengo molto tuttora.
Quando si è ammalato gravemente, l’ho chiamato e nel momento in cui gli ho detto che avrei voluto tanto andarlo a trovare di persona, mi disse: «Bravo!». Ma dovevo aspettare che tornasse da un suo viaggio imminente in Svizzera che doveva fare per visitare una sua mostra fotografica, una retrospettiva, e poi sarei potuto andare a fargli una visita.
Abbiamo chiacchierato una mezz’oretta quel giorno, era sereno nonostante la grave malattia, come al solito mi fece mille domande, era curioso di cosa facessi, di come mi andasse la vita.
Poi quando l’ho richiamato per metterci d’accordo, non ha più risposto, ma visualizzava sempre i messaggi che gli inviavo per sapere della sua salute.
L’ultima volta gli ho inviato un vocale l’11 gennaio, per sapere come stava e se avrei potuto andare a trovarlo, ma era proprio il giorno esatto in cui lo avevano ricoverato, ormai grave. Due giorni dopo quel mio vocale è venuto a mancare.
Ecco il testo che scrisse su di me, che voleva con orgoglio che il mondo leggesse:
MIMMO, IL PECCATORE* OLIVIERO TOSCANI
Come deve essere un grande artista oggi?
Essere un fondamentalista religioso, con la paura del peccato, essere vergine, non aver mai conosciuto il sesso, vivere in una dimensione santa e illibata, vivere pensando di essere sempre nel giusto e nel santo, essere il massimo dell’egoismo pensando di essere il massimo dell’altruismo, amare se stesso e solamente se stesso come dio, pensando così di amare il prossimo, e per di più, fare tutto ciò pensando di fare del bene.
Non c’è nessuno così artisticamente diabolico, immorale, infernale di qualcuno che è immoralmente così.
Solamente una personalità santamente diabolica, che si esprime con opere di estrema inquietudine fisica e morale può arrivare a questi livelli di espressività artistica.
Per questa ragione l’arte di Mimmo Centonze trasuda di peccato, di decadenza, di libidine, di intolleranza, di religiosità blasfema, di sesso e di bellezza.
Cosa ci può essere di meglio per l’arte moderna?
*(Oliviero, adesso pregherò ancora di più per te…! Mimmo)